Osvaldo De Paolini per www.ilmessaggero.it
giuseppe conte a piazza affari 15
Coronavirus, corrono voci che si starebbe pensando di chiudere temporaneamente la Borsa valori di Milano, per evitare un’ondata di vendite capace di minare la stabilità del mercato per molte settimane. E qualche politico ritiene che sarebbe cosa buona e giusta. L’esperienza però ci dice che ogni volta che i battenti delle Borse hanno chiuso, sia pure apparentemente giustificate da eventi drammatici, gli effetti sono stati devastanti, oltre che duraturi, sia sulla finanza sia sull’economia reale.
Si sa che la Consob, l’organismo di controllo dei mercati, in queste ore sta mettendo a punto provvedimenti di carattere straordinario per evitare pericolosi tracolli dettati dall’emotività o, peggio, dalla brama speculativa. Ma per frenare l’ondata esasperata di vendite, che sicuramente si avrà domattina all’apertura degli scambi, possono essere sufficienti restrizioni all’operatività, a cominciare dal divieto temporaneo di vendite allo scoperto con limiti alla possibilità di coperture con utilizzo di derivati.
É giusto chiedere al mercato il rispetto rigoroso delle regole: è del resto solo così che oggi si distingue dalle rappresentazioni da Far West cui ci aveva abituato nella sua adolescenza secolare.
Ma guai a interrompere in modo dirigistico la sua funzione essenziale, che è rendere liquidi gli investimenti sempre e in qualunque condizione: solo un impedimento “fisico” potrebbe giustificare uno stop agli scambi. Peraltro, è proprio nella dinamica del mercato correggere motu proprio le esasperazioni: basti dire che spesso è proprio la speculazione che favorisce i trend di recupero che aiutano il mercato a ritrovare stabilità. Va solo limitata nelle sue manifestazioni estreme.
Guai a impedirle di agire: si provocherebbe, come gli anziani di Piazza Affari ricorderanno, una sorta di Caporetto della finanza che provocherebbe conseguenze pesanti anche sull’economia reale.