Francesco Malfetano per "Il Messaggero"
L'Italia sta finalmente scoprendo sul serio i pagamenti digitali. Costretti dalla pandemia e invogliati da misure come il cashback di Stato, nonostante il palese ritardo gli italiani hanno appena cominciato quella che si annuncia come una lunga lotta contro la loro cronica diffidenza nei confronti degli strumenti alternativi al contante, soprattutto per le micro-transazioni.
Tant'è che se nelle classifiche del 2019 la Penisola era quartultima per transazioni pro-capite annuali, senza alcun dubbio la tendenza del 2020 restituirà un'immagine diversa. A differenza di quanto si crede però, al netto dei cosiddetti commercianti furbetti dal Pos mai funzionante, stando ai risultati di un'indagine di Banca d'Italia e Bce dello scorso anno, a frenare gli italiani è soprattutto la convinzione che i pagamenti digitali e in particolare quelli contactless siano meno comodi, meno veloci e meno sicuri.
SEMPLICITÀ
Ebbene, non è affatto così. Oggi bastano pochi passaggi per associare una carta di credito a uno smartphone attraverso i vari Google Pay, Apple Pay o Samsung Pay (ma anche servizi come l'italianissimo SatisPay) e poter lasciare a casa il portafogli senza scendere a compromessi con i propri acquisti.
Infatti i pagamenti digitali tramite smartphone o smartwatch non hanno un tetto massimo di spesa, a differenza delle tradizionali carte contactless (per le quali il limite è 50 euro dal primo gennaio 2021, e 25 euro fino a quel momento).
E ne servono pochi, di passaggi, per associare la stessa carta anche a uno smartwatch - Apple in questo caso batte la concorrenza - con cui pagare l'ingresso in metropolitana, senza file agli sportelli o senza mai toccare con le mani i tornelli. Più contactless di così e, soprattutto con una pandemia ancora in corso, più sicuro di così, è impossibile.
I SENSORI
Sì, perché pagare con una di queste app non solo è più sicuro che pagare con le carte di credito e ancora di più che con il denaro contante, ma lo è sia per coloro che pagano, sia per il negoziante che riceve il pagamento.
Bastano pochi esempi per rendersene conto: a differenza delle carte tradizionali non serve mai mostrare agli esercenti la propria carta, rendendo impossibile clonarla o anche solo fotografarla.
Inoltre al momento del pagamento non è nemmeno necessario digitare il pin della carta che è stata associata: basterà il sistema di autenticazione dello smartphone o dello smartwatch (il codice di sblocco o il riconoscimento facciale e dell'impronta digitale).
Grazie all'associazione tra la tecnologia Rfid (quella che consente i pagamenti contactless anche alle carte) e i sensori dello smartphone (che permettono una comunicazione bidirezionale con l'Nfc anziché unidirezionale) è anche impossibile che si concretizzi una delle più grandi paure degli italiani in questo settore e cioè che il proprio conto corrente venga svuotato da uno sconosciuto in metropolitana grazie a qualche strano apparecchio avvicinato alle sue tasche.
Non solo, questi servizi inoltre, generando a ogni operazione un numero di carta virtuale, anche nel caso in cui l'eventuale esercente speri di rivendere a terzi le informazioni sulle carte che hanno fatto operazioni presso il suo Pos, si troverà con dei numeri di carta non esistenti.
LA SERIE NUMERICA
Ma soprattutto, se si dovesse smarrire lo smartphone, questo non potrà essere utilizzato per accedere ai soldi dell'utente. Come? Semplicemente utilizzando sempre (e cambiandolo di tanto in tanto) un codice di sblocco per lo smartphone davvero sicuro. Non i tradizionali 0000 o 1234 né tanto meno l'anno di nascita, ma una serie numerica casuale proprio come il pin della carta di credito che forniscono le banche che associata alla biometria rende vano ogni tentativo di accesso da parte di eventuali malfattori.
Poi, non appena l'utente ne ha modo, gli basterà entrare nel suo account per bloccarlo, senza aver corso grossi rischi. Inoltre, se si vuole essere ancora più tranquilli, si può associare a questi strumenti digitali una carta prepagata gratuita come se ne trovano a decine sul web (Hype, N26, BuddyBank, Flowe per fare degli esempi) o addirittura una interamente virtuale come Revolut. Insomma, davvero da oggi non ci sono più scuse.