1. RCS: CAIRO DA ADVISOR, DI OPS NON PARLO PIÙ
(ANSA) ''Di questo argomento non parlo più''. Lo ha detto Urbano Cairo al termine di un incontro con gli advisor. L'editore è stato interpellato sulle valutazioni sull'Ops per Rcs dopo la controfferta di Andrea Bonomi e degli altri soci storici dell'azienda di via Rizzoli. L'incontro con gli advisor si è svolto nella sede dello studio Erede. All'uscita Cairo era accompagnato, tra gli altri, da Gaetano Miccichè, presidente di Banca Imi (gruppo Intesa).
2. RCS: ACCELERA IN BORSA (+4%) SOPRA PREZZO OPA BONOMI
(ANSA) - Accelera ulteriormente Rcs in Piazza Affari (+4,25%), portandosi a quota 0,72 euro, al di sopra quindi degli 0,70 euro dell'Opa della cordata guidata da Andrea Bonomi, con la regia di Mediobanca. In rialzo Cairo Communication (+0,83%), il cui presidente Urbano Cairo non ha voluto rilasciare commenti su un eventuale ritocco della sua Ops.
3. FINANZIERE ED EDITORE LA NUOVA SFIDA BOLLENTE DEL RE DEL "PRIVATE EQUITY"
Giovanni Pons per “la Repubblica”
Andrea Bonomi si ributta nella mischia. Non gli è bastato, negli ultimi mesi, includere nel perimetro del suo fondo Investindustrial nomi importanti dell' imprenditoria italiana come Artsana (Chicco), Flos e Valtur, o brand riconosciuti a livello mondiale come le auto di James Bond (Aston Martin).
MARCO TRONCHETTI PROVERA E ALBERTO NAGEL FOTO BARILLARI
Operazioni molto belle ma forse anche un po' noiose. Evidentemente nelle vene del nipote di Anna Bonomi Bolchini scorre il sangue del finanziere d' assalto, quello che non disdegna le partite in cui due fronti contrapposti si contendono la preda e non si risparmiano i colpi bassi. Bonomi a ben vedere ha un debole per le aziende che traboccano di milanesità, come la Banca Popolare di Milano o la Rizzoli Corriere della Sera. Ma a differenza della nonna che aveva osato sfidare Enrico Cuccia in diverse occasioni, Andrea Bonomi nelle sue incursioni più ardite ama avere al fianco la Mediobanca di Alberto Nagel, con cui negli anni ha costruito un ottimo rapporto.
MARCO TRONCHETTI PROVERA ALBERTO NAGEL E ANDREA BONOMI FOTO BARILLARI
È stato così quando alla fine del 2011 sfidò il banchiere Matteo Arpe nella conquista della Bpm ed è così anche in questi giorni avendo risposto in maniera positiva al richiamo degli azionisti storici di Rcs, da Mediobanca a Della Valle a Tronchetti Provera.
L' avventura di Bonomi in Bpm è stata positiva dal punto di vista economico ma non è finita nel modo sperato, il piano di risanamento è rimasto a metà a causa della dura battaglia con i sindacati interni anche se oggi la Bpm può andare in sposa a testa alta con il Banco Popolare.
La verità è che l' imprenditore formatosi alla New York University e che mosse i primi passi nella finanza alla Lazard Frèrs ha sentito la necessità di ributtarsi in una partita "sensibile" e delicata come il controllo del Corriere della Sera. Facendosi promotore di un malcontento che si è venuto a creare tra i soci del vecchio salotto buono all' arrivo di un parvenue come Urbano Cairo.
L' editore di Alessandria cresciuto alla corte di Berlusconi ma diventato grande con le proprie gambe è stimato da tutti per serietà e competenza. Tuttavia non è considerato adeguato a guidare una corazzata che ha al suo interno due gioielli come il Corriere e la Gazzetta dello Sport.
Bonomi & C. pensano che Cairo sia molto bravo a tagliare i costi e a risanare i bilanci ma che ci voglia qualcosa di più, un colpo di reni che permetta alla Rcs di uscire dal circolo vizioso del calo delle copie di carta e di tornare a crescere. Forse ci vorrebbe un editore che fa solo quello di mestiere e un azionariato in cui conta un solo grande azionista. Ma Bonomi, Nagel, Della Valle, Tronchetti, Cimbri oggi si sentono tutti un po' editori e sono pronti a scommettere che possono fare meglio di Cairo.
Tanto che, nonostante le perdite del passato, sono pronti anche a investire nuovi quattrini, fino a 150 milioni per rilanciarne il business. Ma come? Il piano industriale non è ancora noto nei dettagli ed è stato messo a punto dagli uomini di Bonomi e condiviso dagli altri azionisti. C' è la consapevolezza che il mondo della carta stampata sia nella fase di appiattimento della caduta. Ora bisogna trovare il modo di far pagare i contenuti di qualità di cui il mondo avrà sempre bisogno.
Bisogna trovare fatturati aggiuntivi intorno al sistema editoriale e occorre valorizzare molto di più la parte sportiva, quella legata alla Gazzetta e al quotidiano spagnolo Marca, cercando sinergie che negli ultimi sette anni nessuno si è sognato di esplorare. Il primo passo in questa direzione sarà un' acquisizione, anche piccola ma significativa, e a questo servirebbero quei 150 milioni di aumento di capitale messi sul piatto dai nuovi editori.
MAURIZIO COSTA LAURA CIOLI RICCARDO TARANTO
Pronti anche a sacrificare una preda come il quotidiano El Mundo, già in fase di forte ristrutturazione e mai ripresosi dall' uscita del direttore- fondatore. Dunque Bonomi, mettendo sul piatto tra 150 e 250 milioni, si sente l' uomo giusto per traghettare il gruppo Rcs dal buio degli ultimi anni alla luce della crescita internazionale.
Con il 45% sarà l' azionista più influente della Rcs ma non di maggioranza assoluta e visti i buoni rapporti esistenti con gli altri soci pensa che l' azionariato possa considerarsi stabile e dimenticare le baruffe del passato. Il suo rischio tutto sommato è calcolato, si tratta di impegnare circa il 10% dei 2 miliardi raccolti dall' ultimo fondo Investindustrial posizionando Rcs al fianco della più cara ma più sicura Artsana. E poi di buttarsi nella mischia sfidando Intesa Sanpaolo che a febbraio l' aveva chiamato per capire se era disposto a sostituire la Fiat nel ruolo di azionista forte Rcs.
Tre mesi fa Bonomi rifiutò lasciando spazio a Cairo ma ora al richiamo di Mediobanca e Della Valle non ha saputo resistere.