Francesco Spini per la Stampa
PIERSILVIO BERLUSCONI BOLLORE'
Vincent Bolloré forza la mano nella partita televisiva italiana. Con il più classico dei blitz, la sua Vivendi entra nel capitale di Mediaset con il 3,01%. E salirà ancora: il gruppo, si legge in un comunicato, «intende continuare ad acquistare azioni Mediaset in base alle condizioni di mercato, fino a diventare, ove possibile, il secondo maggiore azionista industriale». La quota a cui punta è significativa e «in un primo tempo, potrebbe rappresentare tra il 10 e il 20% del capitale di Mediaset». Parigi assicura che «Consob e Mediaset sono state entrambe informate del superamento di tale soglia». E giustifica tutto con «l' interesse strategico della partnership industriale» già annunciata l' 8 aprile, prima che naufragasse nei contenziosi.
Da Mediaset, invece, trasaliscono e si sentono sotto assedio, immaginando che i francesi siano già oltre la quota dichiarata. «È evidente - spiegano fonti interne - che è un' operazione ostile. Non è vero che siamo stati informati, lo abbiamo appreso dal comunicato stampa». Non solo. Dal Biscione fanno notare come da che, quest' estate, Bolloré ha mancato di dare esecuzione agli accordi siglati in aprile che prevedevano lo scambio del 3,5% in cambio di Premium, la pay tv che i francesi non vogliono, il titolo Mediaset sia “crollato del 30%”.
I cattivi pensieri che avevamo intuito all' indomani del 25 luglio sembrano confermati». Toni simili pure da Fininvest, dove parlano di «una vera e propria scalata» lanciata «a prezzi di sconto» dopo aver fatto «scendere artificiosamente il valore del titolo». La valenza industriale? Una «ipocrita giustificazione» che Bolloré poteva risparmiarsi. Fininvest avverte che «non intende arretrare neppure di un passo dalla sua posizione di azionista di riferimento di Mediaset» di cui ha il 34,7%.
Insomma Marina Berlusconi farà di tutto «per bloccare quello che ritiene non una normale operazione di mercato, ma un grave inganno che delle leggi del mercato fa scempio». Un implicito richiamo alla Consob e al governo che nulla in questi mesi hanno detto o fatto sull' avanzata francese.
confalonieri con marina e piersilvio berlusconi
A Parigi la vedono diversamente. Dopo essersi accorto che l' affare di portarsi a casa Premium non era poi così tanto un affare, Bolloré aveva tentato di proporre altri schemi, tra cui quello - funesto - di limitarsi a rilevare il 20% di Premium e salire invece in tre anni non più al 3,5% ma al 15% di Mediaset attraverso un prestito convertendo. La cosa fece imbufalire i Berlusconi che, diluendosi, avrebbero rischiato di perdere il controllo. Finisce a carte bollate. Ma Bolloré vuole creare la Netflix europea e ha bisogno di Mediaset. In Francia al progetto si lavora, tant' è vero che c' è in corso una manovra di avvicinamento tra Orange (l' ex France Telecom) e Canal+, pay tv di Vivendi.
RECCHI ARANUD DE PUYFONTAINE CATTANEO
L' occasione per dare un colpo di frusta anche in Italia arriva all' apertura, ieri, dei mercati americani. Un investitore istituzionale dà l' ordine a un gruppo di banche di «piazzare» un 3% di Mediaset. Da Time Warner e dal gruppo Murdoch, cui il pacchetto viene proposto, arriva un «no grazie». Vivendi invece compra. Non aspettava altro che l' occasione giusta per costringere, in qualche modo, Pier Silvio Berlusconi e Marina a scendere a patti. «Da secondo socio nessuno potrà più dubitare che la mia intenzione non sia che quella di fare gli interessi di Mediaset, e sistemare Premium», è il ragionamento di Bolloré.
VINCENT BOLLORE ARNAUD DE PUYFONTAINE
E siccome Vivendi è il primo azionista di Telecom (e non a caso i suoi vertici, Recchi e Cattaneo, giovedì erano a pranzo con l' ad di Vivendi de Puyfontaine), lo schema è presto fatto: ripetere in Italia quanto Orange sta cercando di fare con Canal+, per creare poi una grande piattaforma europea integrata tra banda larga, comunicazione fissa e mobile e contenuti. Berlusconi permettendo.
2. ll finanziere bretone ha un sogno: creare un campione dei media
Leonardo Martinelli per la Stampa
Una cosa è certa: Vincent Bolloré non cambierà mai. Alla veneranda età di 64 anni, ci riprova ancora con i suoi giochini di raider (la definizione lo irrita fortemente). Della serie: metto un piede, meglio se da amico; poi l' altro, da nemico. E me li mangio in un boccone. Quello che sta tentando con Mediaset (ieri sera il sito del canale Bfm-Tv ha subito titolato: «Vincent Bolloré ha dichiarato guerra a Silvio Berlusconi»), lo ha fatto così tante volte, fin dagli anni Ottanta, quando recuperò nello stesso modo il controllo di Ocb, la sua piccola azienda familiare in Bretagna.
Da lì in poi ha creato progressivamente una multinazionale che oggi fattura quasi 11 miliardi di euro e che spazia dai trasporti alla logistica, passando per i media e le vetture elettriche.
bollore de puyfontaine assemblea vivendi
Pure con Vivendi fece una scalata a sorpresa, dopo aver teso la mano da amico: nel 2014 riuscì ad accedere al cda con il 5,4% di capitale, per poi diventare padre-padrone (ha oggi il 15,3%). Di recente è anche partito alla conquista del settore dei videogiochi, che in Francia annovera qualche campione, grazie ai mitici fratelli Guillemot, creativi e abili imprenditori. La loro Gameloft è già stata conquistata nel giugno scorso. E il solito Bolloré, senza essere invitato, già controlla pure Ubisoft, la principale società dei Guillemot. Non ne ha ancora la gestione. Ma arriverà il momento: certe volte sa aspettare.
Il suo obiettivo è creare un "campione dei media", con dentro una serie di produttori di contenuti, proprio come Vivendi (proprietaria della tv Canal+) e le società di videogiochi, ai quali Mediaset potrebbe coerentemente aggiungersi. Vuole dare vita a una risposta europea a Netflix, in connessione con il mondo delle telecom. Qui lui ha già messo le mani su Telecom Italia. E Stéphane Richard, amministratore delegato di Orange, colosso francese del settore, ha ormai ammesso che sta "parlando" con Bolloré. Potrebbe venirne fuori un' alleanza a largo raggio, tra Vivendi, Orange, Telecom Italia. Forse Mediaset.
Certo, che strano: si diceva che Bolloré e Berlusconi fossero amici. Ma il bretone non è nuovo a colpacci del genere. Correva il 1997 e Bolloré era amico di vecchia data (da quando erano ragazzi) di Martin Bouygues, erede di uno dei maggiori gruppi francesi, attivo fra il mattone e i media. Bolloré ne conquistò il 9%: "da amico", diceva. Ma poi tentò la scalata . Di recente Bouygues ha ricordato quei trascorsi: «Vincent mi ha preso per un imbecille. Mi ha infinocchiato, fregato, umiliato. Non lo dimenticherò mai».