A cura di Cesare Vento, partner dello studio legale Gianni, Origoni Grippo, Cappelli & Partners, responsabile del team Trust & Patrimoni
testamento di francesco borromini esposto alla biblioteca alessandrina
Una soluzione che ben si presta a pianificare una successione ma che in Italia non ha ancora raggiunto la diffusione che meriterebbe è il trust. I genitori che volessero donare la casa di proprietà alla figlia senza pareggiare subito il conto di quanto spetterebbe ai due fratelli a titolo di legittima sulle future eredità dei genitori, potrebbero conferire la casa ad un trust, incaricando il trustee, cioè il fiduciario che lo amministra, di trasferirne la proprietà alla figlia al termine del trust, nel frattempo garantendole il diritto esclusivo di abitarla.
La durata del trust può essere decisa come si vuole, ad esempio 10 anni, oppure fino alla morte del settlor, cioè chi lo istituisce (in questo caso, i genitori). A seconda delle evoluzioni del patrimonio di famiglia e delle necessità dei figli, i genitori potranno poi conferire al trust altri beni del loro patrimonio, incaricando il trustee di assegnarne la proprietà ai figli alla scadenza secondo un criterio che rispetti le quote di legittima.
Il trust funziona insomma come una sorta di cassaforte del patrimonio destinato a cadere in eredità, che l genitori possono gradualmente riempire con maggiore duttilità rispetto a singole donazioni fatte in vita, quando non è possibile prevedere quanto sarà il valore del patrimonio che, con la morte, cadrà in eredità ed è quindi impossibile calcolare le quote di legittima che spetteranno ai figli, salvo per chi sia davvero molto avanti negli anni ma che, a quel punto, può non essere più in grado di pareggiare i conti con altre donazioni o con un testamento. Di qui le tante liti che sorgono tra gli eredi dopo la morte, specie di soggetti molto benestanti.
Un trust può essere istituito in Italia da tempo, essendone stata riconosciuta la validità da una legge del 1989 che ha ratificato una convenzione internazionale in materia. Ricorrervi per gestire una successione consente, fra l’altro, un notevole risparmio fiscale.
Infatti, attualmente, nel caso di 3 figli si beneficia di una franchigia di 1 milione di euro ciascuno sull’imposta sulle successioni e donazioni alla quale il conferimento ad un trust adeguatamente strutturato è soggetto (se i conferimenti eccedono 3 milioni, l’imposta è del 4% sull’eccesso), mentre il successivo trasferimento ai figli non sconta alcuna imposta. Per l’imposta di registro gravante su una compravendita immobiliare non è invece prevista alcuna franchigia o altra agevolazione, anche se interviene fra genitori e figli.
samanta ghergo e cesare vento (1)
In più, anticipare il trasferimento successorio della proprietà dei beni di famiglia utilizzando un trust pone al riparo dal possibile ritorno, del quale si vocifera con ricorrenza, ad aliquote dell’imposta successoria simili a quelle in vigore prima dell’abolizione voluta nel 2000 dal primo governo Berlusconi, pari a quelle vigenti in tutti gli altri principali paesi europei, dove si aggira in media intorno al 30%.
C’è poi un altro vantaggio che risponde al non raro timore dei genitori sulla sorte del matrimonio dei figli: fino al termine del trust la casa destinata ad un figlio non fa parte del suo patrimonio personale, il che lo avvantaggia in caso di divorzio litigioso; inoltre, nella sfortunata ipotesi che un figlio coniugato venga a mancare prematuramente prima della scadenza del trust, la casa può essere destinata ai nipoti del settlor, cioè i figli nati dal matrimonio, ma non al coniuge, il quale, diversamente, in assenza di divorzio ne erediterebbe una quota insieme ai figli.