Angelica Ratti per “Italia Oggi”
guillaume non lascia il selfie stick
Il mercato della fotografia offre ancora delle belle opportunità di crescita. Se le vendite degli apparecchi fotografici digitali continuano a diminuire da dieci anni a questa parte, in calo dal 15 al 20% l' anno, si è creato però un nuovo eldorado, quello delle applicazioni dedicate alle foto. Hanno incontrato un grande successo fra i consumatori avidi di archiviare immagini, condividerle, ritoccarle, stamparle, creare video dal proprio smartphone diventato il loro principale apparecchio fotografico.
viki odintcova selfie nel vuoto
Le applicazioni legate alle immagini pesano per più di 50 miliardi di dollari (46,9 mld di euro). In dettaglio, questi servizi hanno generato un fatturato di oltre 51 miliardi di dollari (47,9 mld di euro) nel 2016; 10 miliardi in più del 2015, secondo i dati di App Annie riportati dal quotidiano francese Le Figaro. E non è finita. Nel 2020, questo mercato potrebbe allegramente superare la barra dei 100 miliardi di dollari (93,9 mld di euro) di cifra d' affari.
Oggi si contano 2 milioni di applicazioni dedicate alla fotografia e sono disponibili su l' App store e Google Play (i magazzini di applicazioni di Apple e Google). Complessivamente, hanno generato oltre 153 miliardi di caricamenti, secondo l' Istituto statistic brain research. Una quantità impressionante, alla stregua del numero di foto e video realizzati da un telefono cellulare.
Difficile valutare con precisione quante foto vengono scattate ogni anno con gli smartphone, ma la cifra più accreditata fra gli analisti è di circa mille miliardi di foto ogni anno. Una cifra in costante aumento in conseguenza della diffusione degli smartphone. Questa bulimia degli scatti ha fatto la fortuna di Instagram e alimenta qualcosa come 2 milioni di applicazioni.
Tutti fanno ritocchi alle foto utilizzando una moltitudine di applicazioni gratuite (Photo lab, Filterra, Photo editori, e altre più esotiche come la cinese Maitu e i suoi effetti molto kitsch). Alcune applicazioni fanno fatturato con la pubblicità e lo sfruttamento dei dati relativi ai propri utilizzatori. Ma la manna pubblicitaria non è estendibile all'infinito. Gli sviluppatori hanno massicciamente fatto ricorso al modello detto «freemium»: all' inizio l' uso è gratuito, e successivamente vengono proposti agli utilizzatori servizi supplementari a pagamento.
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È il modello economico più remunerativo, ma perché lo sia realmente è necessario che i clienti vi prendano gusto e siano disponibili ad aprire il portafogli. Chi non deve sostenere i costi della stampa delle proprie foto è pronto a investire per le immagini digitali E questa è una buona notizia per il settore.
È il caso, ad esempio, di Pic Collage, che è fatto per assemblare delle foto e condividerle subito con gli amici. L' applicazione americana Magisto permette di realizzare piccoli video a partire da immagini o filmati. Il servizio è gratuito all' inizio, ma a pagamento per i professionisti e i consumatori assidui o che vogliono realizzare filmati più lunghi.
Il costo è di 19,99 euro l' anno (o 5,83 euro al mese per un abbonamento annuale).
Un principio talmente ben rodato che certe imprese hanno scelto di applicarlo alla stampa delle foto. In Francia, Avanquest ha trovato una seconda giovinezza con questo sistema.
La società propone ai propri clienti di stampare 45 foto gratis al mese. Una volta superata la quota, bisogna pagare. E questo funziona.
La sua applicazione, Freeprints ha raddoppiato le entrate, a circa 30 milioni di euro nel secondo trimestre 2016. Forte di questo successo, la società francese ha lanciato il servizio Photobooks, destinato a stampare book di immagini.
A pagamento, l' applicazione Cheerz è diventata popolare offrendo la possibilità di stampare la proprie foto sui magneti, ad esempio, o delle foto vintage, a tariffe modiche (12 euro per 9 magneti, ad esempio). Nel 2016 ha realizzato un fatturato di 10 milioni di euro, in crescita del 40%. Per il futuro, l' interesse è verso la stampa 3D.
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