1 - CON IL TESORO RUSSO CONGELATO ALL'ESTERO, RESTANO 50 MILIARDI PRIMA DEL DEFAULT
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
I margini di manovra sono sempre più stretti. La Banca centrale russa potrebbe avere a disposizione non più di 50 miliardi per sostenere la quotazione del rublo. Un tesoretto che potrebbe esaurirsi nei prossimi mesi, specie se gli europei dovessero decidere una stretta sull'import di gas e petrolio russo. Ecco perché Elvira Nabiullina, governatrice dell'istituto centrale, è «seriamente» preoccupata.
Gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno bloccato larga parte delle riserve valutarie e oro, custodite dalla Banca. Nabiullina, però, è riuscita a movimentare ugualmente l'equivalente di 38,8 miliardi di dollari, come risulta dai comunicati ufficiali: si parte dai 643,2 miliardi di dollari del 25 febbraio 2022 e si arriva ai 604,4 miliardi del 25 marzo. Risultato: il rublo è ora tornato sui livelli di quotazione precedenti alla guerra: valeva 83,82 dollari il 23 febbraio; ieri ha chiuso a 81,25.
Adesso, però, gli spazi si stanno rapidamente esaurendo. E qui ci viene in aiuto un vecchio grafico che la Banca centrale russa ha rimosso dal suo portale, ma che è stato recuperato dal sito Statista . È lo spaccato del portafoglio russo, sulla base dei Paesi in cui sono custoditi i conti. I dati si riferiscono al 30 giugno 2021.
Quel giorno il totale delle riserve ammonta a circa 591 miliardi di dollari. Ebbene il valore dell'oro è pari al 21,7%, cioè 128 miliardi di dollari, interamente stoccato in Russia.
Vladimir Putin e Elvira Nabiullina
Poi ecco la prima sorpresa: il 13,8%, cioè ben 81,5 miliardi di dollari, si trova nelle banche cinesi; il 12,2%, cioè 72,1 miliardi, in Francia; il 10%, 59,1 miliardi, in Giappone; il 9,5%, 56,1 miliardi, in Germania; il 6,6%, 39 miliardi, negli Stati Uniti; il 5,5%, 32,5 miliardi, nelle Istituzioni multilaterali, come il Fondo monetario e la Banca dei Regolamenti internazionali, infine il 4,5%, 26,5 miliardi, nel Regno Unito.
vladimir putin elvira nabiullina
I Paesi occidentali, più il Giappone, puntano a sbarrare tutti gli accessi alla Banca centrale russa. Mosca, però, potrebbe sempre contare, come minimo, sul salvadanaio cinese. Lì il 30 giugno era depositato l'equivalente di 81,5 miliardi di dollari. È ragionevole supporre che il 25 febbraio la quota fosse salita a 88 miliardi (il 13,8% di 643,2 miliardi). Immaginiamo anche che la Banca centrale russa abbia attinto a quei depositi per sostenere il rublo, spendendo 38,8 miliardi. Ciò vorrebbe dire che oggi Nabiullina potrebbe ancora gestire l'equivalente di circa 50 miliardi di dollari. Risorse sufficienti solo per pochi mesi.
sergei lavrov elvira nabiullina vladimir putin
2 - IL COLLASSO ECONOMICO DI MOSCA È INEVITABILE
Giorgio Arfaras per “la Stampa”
Seguendo quanto suggeriva dopo la Seconda guerra mondiale George Kennan, il padre della politica del contenimento, l'azione migliore verso l'Unione Sovietica era presidiare i confini della Nato, mentre si adottavano delle sanzioni per sgretolare il consenso intorno al Cremlino.
Decenni dopo, abbiamo le sanzioni economiche, come l'espulsione della Russia dal sistema dei pagamenti bancari, come il congelamento delle riserve della sua banca centrale, come il blocco dell'esportazione dei beni tecnologici, il cui scopo è impedire il funzionamento normale dell'economia.
E abbiamo le sanzioni politiche, come il congelamento dei beni stipati all'estero dei pretoriani, il cui scopo è spingere una parte della classe dirigente a sostituire l'autocrate. Parallelamente alle sanzioni decise dagli Stati, abbiamo la gran parte del sistema privato dei Paesi liberali che ha chiuso le proprie attività in Russia.
Un Paese importante come la Russia può finire a causa delle sanzioni nell'angolo? Sì, secondo questo schema. Qualsiasi Paese esporta , con i proventi, importa. Può importare sia beni essenziali, come la tecnologia per far volare gli aerei, sia beni di gratificazione, come i profumi di marca. L'economia, in condizioni normali, va avanti importando entrambi i beni.
Se le esportazioni dei beni essenziali verso la Russia sono congelate che cosa accade? Sorgono dei problemi gravi, una volta che gli aerei non possono più volare. E se le esportazioni di profumi sono congelate? Questo non crea dei problemi economici, ma può generare dei problemi psicologici per qualcuno.
La Russia può però importare i beni per lei essenziali, seppur di qualità inferiore, anche dalle altre parti del mondo. E può pagarle con i proventi delle esportazioni delle materie prime. La gran parte delle esportazioni di materie prime russe è verso i Paesi europei. Il blocco del petrolio e del carbone sono il preludio europeo della mossa maggiore, il blocco del gas. La Russia a quel punto non avrebbe più dei proventi significativi in valuta con cui comprare i beni che non sa produrre, e che deve comprare all'estero.
Come pagherà le importazioni se c'è il blocco degli acquisti di gas? Non potendo usare i flussi delle esportazioni correnti perché sono bloccati, può usare gli stock di valuta accumulati con le esportazioni passate. Ossia, le riserve della sua banca centrale, che sono soprattutto in dollari e euro.
Queste ultime, stipate in Occidente, sono state congelate. Dunque è bloccata. Può però vendere l'oro che ha come riserva della banca centrale. L'oro della banca centrale russa è quattro volte maggiore dell'oro trattato annualmente nel mercato a lui dedicato. Se i russi provassero a vendere il loro oro, il prezzo finirebbe polverizzato.
Dunque è di nuovo bloccata.
Può vendere la moneta cinese che ha come valuta di riserva. Sì, ma questa è poca, e in ogni modo, non è detto che gli altri Paesi la vogliano. Ai tempi sovietici le cose erano messe diversamente, perché la chiusura della sua economia era quasi completa. Ai tempi russi a causa dell'apertura della sua economia le cose sono messe diversamente.
In tempi di pace non sorgono problemi maggiori. Il libero scambio procede. Se però si esce dalle regole condivise, come accaduto nel caso dell'Ucraina, le sanzioni possono colpire in un crescendo di durezza. Durezza che è tanto maggiore nei suoi effetti quanto maggiore è l'apertura dell'economia.
christine lagarde elvira nabiullina
La previsione qualitativa è quella esposta. Quella quantitativa sostiene che quest' anno si avrà una caduta del Pil russo nell'ordine del 10 per cento, cui seguirà una rimbalzo anemico, e poi una crescita molto limitata. La ragione della crescita limitata è l'assenza di investimenti sia domestici sia esteri, la fuga delle persone con un elevato grado di istruzione, e, più in generale, la compressione dei consumi perché le famiglie, incerte sul futuro, risparmiano di più.
La previsione sull'Ucraina è possibile, ma solo in maniera molto generale. Si possono immaginare diverse centinaia di miliardi di euro per ricostruirla. Secondo alcuni questi euro sono da trarre dai beni russi congelati. Le previsioni dipendono sempre da molti fattori, ma nel caso sia russo sia ucraino dipendono in gran parte dalla variabile cruciale, che è la durata della guerra.
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