DAGOREPORT
Proprio come Berlusconi. Anche Renzi è alla caccia di un “manipolo” di coraggiosi in grado di salvare Alitalia. Nelle idee del Ducetto sarebbe possibile mettere insieme una cordata a cui partecipino Cassa depositi e prestiti, Ethiad, una compagnia europea (Luftansa o AirFrance); e che venga tenuta insieme dal più renziano dei banchieri, Carlo Messina.
Piccolo ricorso storico. Anche nel salvataggio di Berlusconi di Alitalia partecipò Banca Intesa, all’epoca guidata da Corrado Passera.
Il ri-segretario del Pd ha bisogno di una Alitalia in volo per non arrivare al voto anticipato con i disoccupati di Fiumicino sotto casa. Così ha incaricato le due persone di cui si fida maggiormente, Luca Lotti e Tommaso Nannicini, a preparargli la soluzione “ad effetto” che risolverà una volta per tutte la questione del salvataggio della compagnia aerea.
Peccato che gli arabi (dopo aver spolpato le rotte all’Alitalia e fatto dumping sui biglietti e fatto scucire un prezzo folle pe ril carburante) non lo vogliano più stare a sentire… Soprattutto dopo che Renzi ha portato ad esempio l’operazione Meridiana condotta dal Qatar. E gli emiratini non si sentono secondi a nessuno nel Golfo…
2. LA DELUSIONE ETIHAD: NON INVESTIREMO PIÙ NELLA COMPAGNIA
Leonard Berberi per il Corriere della Sera
Delusione e irritazione. Ma anche la convinzione di aver fatto tutto il possibile. Per questo, chiarisce l' amministratore delegato (uscente) di Etihad James Hogan, Abu Dhabi non è più disposta a investire altri soldi su Alitalia se ogni azionista non fa la sua parte. E sottolinea che continueranno a lavorare con la compagnia italiana «come partner commerciale, in aggiunta alla presenza diretta» nel Belpaese.
BD1285 Hanno ucciso l Alitalia
Sullo sfondo aleggia il timore di ricadute sulla vendita dei biglietti. «Con un' Alitalia in bilico - segnalano alcuni tour operator locali - i viaggiatori potrebbero farsi scoraggiare dall' acquistare voli Etihad operati in codeshare con gli italiani». Mentre a poca distanza si lavora per sottrarre spazio al deserto dando vita a un terminal capace di ospitare 30 milioni di passeggeri all' anno che volano su jet Etihad, nel quartier generale del vettore degli Emirati Arabi Uniti serpeggia il malumore per il capitolo Alitalia.
Un po' perché ci puntavano sulla nostra ex compagnia di bandiera. Un po' perché nelle ultime settimane secondo loro non sarebbero mancati gli episodi discutibili. Come l' aver fatto fuori Aubrey Tiedt, la chief customer officer spedita dal Golfo Persico a Roma per migliorare il servizio a bordo. O l' elogio dell' ex premier Matteo Renzi all' operazione Meridiana (con l' ingresso di Qatar Airways al 49% del capitale) e l' attacco al management di Alitalia che avrebbe commesso «errori clamorosi». «Eppure Renzi dovrebbe sapere benissimo quanto abbiamo investito e creduto nella vostra azienda», dice al Corriere un dirigente di Etihad.
«Quel che è certo è che resta per ora il nostro impegno nella società, lo dimostrano i soldi che abbiamo messo senza guadagnarci nulla». C' è un documento che gira su diverse scrivanie: è un confronto del Centre for Aviation che spiega bene come nel 2016 Alitalia sia stata - in termini di margine operativo - la peggiore compagnia europea, considerando tradizionali, low cost o ibride.
Nella stessa classifica penultima risulta Air Berlin (di cui Etihad è proprietaria con oltre il 29%) che ha registrato 782 milioni di euro di perdite in dodici mesi e che ha ceduto in leasing 38 Airbus A320 al gruppo Lufthansa per sei anni. Gli altri investimenti, sostengono ad Abu Dhabi, stanno dando i loro frutti. L' indiana Jet Airways - da dove arriva l' attuale ad di Alitalia, Cramer Ball - è tornata a essere profittevole e necessaria al network nel subcontinente indiano. Virgin Australia pure ha registrato buoni risultati. Così come le più piccole Air Seychelles e Air Serbia.
cramer ball luca di montezemolo
In Etihad ricordano i seimila dipendenti Alitalia portati ad Abu Dhabi negli ultimi due anni per la formazione e l' aggiornamento. Mentre i giornali degli Emirati non hanno mancato di sottolineare quelle che definiscono le follie di diversi assistenti di volo della compagnia tricolore. Meglio allora abbandonare Alitalia al suo destino? La linea ufficiale, dettata da Hogan, resta quindi quella dell' impegno. Ma l' ad lascerà l' azienda «nella seconda metà del 2017» e i bene informati sostengono che voglia cedere il dossier scottante nelle mani del suo successore.
Successore che dovrebbe essere uno interno al gruppo e che conoscerebbe bene i conti di Alitalia, tanto che starebbe valutando l' impatto dell' investimento a Roma sulla sostenibilità finanziaria di Etihad.