1. TIM BRASIL-OI, I RUSSI VOGLIONO LE NOZZE
Sara Bennewitz per “la Repubblica”
Il miliardario russo Mikhail Fridman è pronto a investire fino a 4 miliardi di dollari, a condizione che Tim Brasil si sposi con la rivale Oi, quarto operatore carioca oberato dai debiti.
L' annuncio ha fatto ballare la samba alle azioni di Oi (+8,7%) e Tim Partecipacoes (+5,9%), anche quando un risoluto comunicato della controllante tricolore Telecom Italia (+1,6%) ha smentito l' operazione.
Agli orecchi degli investitori, la richiesta è apparsa bizzarra soprattutto perché l' annuncio dell' offerta è stato palesato da Oi, che sarebbe sia l' eventuale preda sia la beneficiaria delle risorse messe a disposizione dal fondo LetterOne, di cui Fridman è uno dei promotori, senza che venisse interpellato prima il " predatore". E anche il timing è singolare, dato che ieri in Brasile è iniziato il Futurecom , un importante appuntamento per le tlc carioca dove è in agenda un intervento dell' ad di Telecom Marco Patuano.
Era noto che Fridman fosse interessato alle tlc brasiliane, ma non si capisce perchè il miliardario russo che attraverso l' altra partecipata Vimpelcom controlla in Italia Wind - abbia preferito trattare prima con Oi invece che con i vertici di Telecom. Il quarto operatore carioca è schiacciato da 8,9 miliardi di debiti in dollari, un macigno ancora più pesante perché il gruppo realizza la maggior parte delle sue attività in Brasile, dove il rallentamento si fa sentire sia sui risultati finanziari sia sul cambio, dato che il real è ai minimi rispetto al biglietto verde.
Tim Brasil ha invece solo 0,7 miliardi di passività, e nonostante soffra per la recessione continua a registrare risultati positivi, per cui non ha urgenza di spingere sul consolidamento anche se potrebbe beneficiare da un matrimonio nella telefonia fissa. Ma mentre per Oi reperire nuovi finanziamenti è cruciale per scongiurare il fallimento, per Tim accettare capitali russi senza aver contrattato una serie di condizioni finanziarie e di governance molto premianti, sarebbe due volte rischioso.
La maggior parte del valore di Oi è legata alla concessione sulla telefonia che peraltro scadrà nel 2025, pertanto senza le adeguate rassicurazioni politiche, nessuno potrebbe investire nel gruppo nato da un matrimonio tra investitori carioca e portoghesi. Inoltre, dati gli attuali valori di mercato di Oi (550 milioni di dollari) e Tim Brasil (5 miliardi di dollari), gli analisti fanno notare che Fridman sta di fatto proponendo a Telecom di farsi carico del risanamento di Oi, ma ritagliandosi il ruolo di socio di minoranza rispetto a LetterOne, che dopo l' aumento da 4 miliardi di dollari si troverebbe con il 43% della società che nascerebbe dalla fusione diluendo Telecom al 36%.
«Dato il contesto attuale nessuno accetterebbe capitali russi se potesse farne a meno- dice un esperto di telefonia di una primaria banca che chiede di restare anonimo - . I russi stanno testando il mercato per capire la reazione delle autorità carioca, e oltre al parere di Telecom, anche quello della Vivo di Telefonica e della Claro di AmericaMovil».
Da un matrimonio tra Tim e Oi con una dote finanziaria di 4 miliardi, nascerebbe il secondo operatore brasiliano con circa 5,6 miliardi di dollari di passività a fronte di circa 3,3 miliardi di dollari di margine operativo lordo: un livello sostenibile, che tenendo conto delle sinergie tra i due gruppi, renderebbe la società italo- russo-carioca un colosso del fisso e del mobile molto temibile.
2. LA SCOSSA BRASILIANA A TELECOM ARRIVA DAL MAGNATE RUSSO FRIDMAN, SOCIO DI WIND
Carlo Festa per http://carlofesta.blog.ilsole24ore.com/
E’ arrivata per Telecom Italia la scossa che si attendeva dal Brasile. Come gia’ questa rubrica ha riportato il 7 ottobre scorso (nell’articolo “Telecom e la partita brasiliana: di nuovo voci Tim Brasil-Oi con l’ingresso sulla scena della russa LetterOne”) e’ arrivata oggi al gruppo Oi (quarto operatore del mercato carioca) una lettera da Letter One, in cui quest’ultima si rende disponibile a investire 4 miliardi di dollari per favorire l’integrazione tra le due aziende, cioe’ proprio Oi e Tim Brasil, controllata di Telecom Italia.
La lettera contiene “una proposta per avviare trattative esclusive per una potenziale transazione con l’obiettivo di un possibile consolidamento del settore delle telecomunicazioni brasiliane che includa una potenziale business combination con Tim Brasil”.
La proposta, ricevuta venerdì, contiene la disponibilità da parte della società di investimento guidata dal magnate russo, Mikhail Fridman, di fornire un contributo di capitale fino a 4 miliardi di dollari. Ora Oi si e’ detta disponibile a valutare la proposta, mentre Tim Brasil per ora si e’ affrettata a negare qualsiasi colloquio in corso sia con Oi sia con LetterOne.
Ma torniamo alla scossa a Telecom Italia. L’ingresso sulla scena del veicolo del magnate ed oligarca russo Mikhail Fridman potrebbe accelerare il risiko in Brasile che si era fermato per una serie di ragioni, politiche, finanziarie e strategiche.
Oi già lo scorso anno aveva dato incarico al suo socio Btg Pactual di valutare un’alleanza con Tim Brasil. A sua volta anche la controllata di Telecom Italia si era mossa per un’offerta su Oi. Ma tutto si era fermato. Avevano contribuito allo stop la situazione politica brasiliana, con le elezioni alle porte, ma anche aspetti finanziari. Oi era infatti troppo fragile finanziariamente per poter avviare una fusione con Tim Brasil. Poi c’erano motivazioni strategiche: la stessa Telecom Italia ha aperto qualche mese fa il proprio azionariato alla francese Vivendi, prendendo il posto di Telefonica.
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Con la conseguenza che qualsiasi strategia su Tim Brasil era stata momentaneamente sospesa. Ma adesso che succedera’ con l’offerta di LetterOne? Di sicuro, verranno a ridursi gli ostacoli finanziari al matrimonio grazie alla liquidita’ russa che andra’ a risolvere parte dei problemi di Oi. Ma quale sara’ la posizione del nuovo azionista francese di Telecom Italia, cioè Vivendi, sul matrimonio brasiliano? E quella di Vincent Bollore’, presidente del colosso multimediale transalpino?
Bisogna infatti ricordare che proprio Bollore’, negli ultimi mesi, ha stretto un segreto patto di acciaio sulle strategie globali con la spagnola Telefonica, presieduta da Cesar Alierta. E proprio la societa’ iberica possiede in Brasile il primo operatore del mercato mobile. Sembra quindi facile prevedere che l’eventuale matrimonio tra Oi e Tim Brasil sara’ soggetto ora a diverse variabili, in grado di condizionarlo.
1) prima di tutto serve il via libera di Oi all’offerta di LetterOne.
2) Quindi il benestare del Cda di Telecom Italia a valutare per Tim Brasil la fusione con Oi sulla base delle nuove condizioni venutesi a creare.
3) infine l’Ok di Vivendi all’aggregazione senza pero’ andare a colpire gli interessi di Telefonica in Brasile, vista l’alleanza globale che si starebbe ormai creando tra i due gruppi. Troppe variabili sul piatto? Vedremo che succedera’. Di sicuro la scossa della LetterOne di Mikhail Fridman si sentira’ fino in Italia.
Ps: un’ultima nota proprio su Fridman, oligarca ebreo-russo tra gli uomini piu’ ricchi del pianeta. Nella sua galassia di societa’ (nell’energia, nelle banche e nelle Tlc) una delle partecipate, tramite Vimpelcom, e’ l’italiana Wind appena andata a nozze con 3 Italia.