NON C'È WIND SENZA TRE - LA FUSIONE SARÀ OPERATIVA A GENNAIO, NOVARI LASCIA LE TELECOM MA CONTINUA A SEGUIRE I PROGETTI ITALIANI DI LI KA-SHING E DEGLI INVESTITORI CINESI: ''SIAMO RIUSCITI AD ARRIVARE A MARGINI LORDI POSITIVI, UN'AVVENTURA INCREDIBILE. ORA PUNTIAMO SU RETAIL, IMMOBILIARE E INFRASTRUTTURE. COMPREREMO AZIENDE DEL MADE IN ITALY TRA I 10 E I 50 MILIONI DI RICAVI, CHE PRODURRANNO QUI MA PER IL MERCATO CINESE''

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1. WIND-3, LA FUSIONE DIVENTA OPERATIVA A GENNAIO

Stefano Carli per “Affari&Finanza- la Repubblica"

 

maximo ibarra maximo ibarra

La fusione tra Wind e Tre è in fase di accelerazione. Dal prossimo primo gennaio 2017 il controllo delle due società distinte finirà dentro un' unica scatola societaria il cui nome non è stato ancora deciso e che sarà controllata pariteticamente da Ckhh e da Vimpelcom. E da quella stessa data l' ad designato, Maximo Ibarra, inizierà ad attuare il piano di integrazione che prevede di evidenziare 800 milioni di sinergie l' anno per i prossimi tre anni.

 

Si tratta per altro della stessa cifra indicata nel momento dell' annuncio dell' operazione, nel luglio 2015, quando ancora non si sapeva degli obblighi imposti dall' Ue e che cambiano lo scenario industriale. Da una parte in meglio, perché con l' ingresso in Italia di Iliad le frequenze, le infrastrutture e anche una parte di rete commerciale e di personale tecnico e amministrativo eventualmente in eccesso potranno trovare una destinazione nelle strutture italiane del nuovo operatore mobile.

 

VINCENZO NOVARI AD 3 ITALIA VINCENZO NOVARI AD 3 ITALIA

Dall' altra però, l' ingresso di Iliad e il ritorno del mercato mobile italiano a quattro operatori minaccia di rallentare, se non peggio, il lento processo di recupero tariffario. Essenziale (alla lunga anche dal punto di vista degli utenti) per tornare a vedere le telco investire in tecnologia.

 

 

2. NOVARI, DOPO TRE I PROGETTI ITALIANI DI MR LI

Stefano Carli per “Affari&Finanza- la Repubblica"

 

Dopo 16 anni Vincenzo Novari non si occuperà più di H3g Italia, ormai avviata alla fusione con Wind. Conosce bene le tlc italiane, Novari, ma conosce bene anche come si lavora con un investitore straniero come il finanziere cinese (ma versante Hong Kong) Li Ka-Shing che nel bene o nel male sull' Italia ha investito molto.

nla 14 vinc novari nla 14 vinc novari

 

«Solo su H3g, all' incirca, possiamo fare una media di 600 milioni l' anno per 15 anni», calcola Novari. Senza contare il tentativo di gestire il terminal container del porto di Taranto, finito in un nulla di fatto dopo anni di contenziosi e polemiche e che ha visto il gruppo cinese portare i suoi investimenti in Grecia, al Pireo.

 

Oggi Novari, che ha fondato una società tutta sua, la Nhc, Novari Holding & Consulting, fa tre lavori: l' advisor di nuovi investimenti per il gruppo di Li Ka-Shing in Europa e in Italia, ovviamente, in particolare; il consulente per un fondo di private equity cinese che vuole investire in pmi italiane e infine anche l' imprenditore in proprio. Ma è il rapporto con Mr Li, come lo chiama lui, al centro di tutto.

 

tre57 vinc novari mrs jo mrs parker della IG tre57 vinc novari mrs jo mrs parker della IG

«Il progetto Tre è stato un' avventura straordinaria - esordisce Novari - per più di un motivo. Siamo partiti da zero. Non eravamo né incumbent come Telecom, non avevamo alle spalle un gigante come la tedesca Mannesmann per Omnitel, né un gruppo pubblico come Enel per Wind. Perché allora, nel 2000, c' erano personaggi anche di spicco, di cui non farò il nome, che non credevano nell' Umts e nella banda larga mobile.

 

Infine c' è da ricordare che noi prendemmo la licenza Umts nel 2000, pagando in asta circa 6.300 miliardi di lire, 3,2 miliardi di euro, ma che i primi telefoni ci vennero consegnati, e in misura limitatissima, solo nel marzo 2003. E dovemmo attendere ancora un anno per avere forniture regolari. E vorrei anche ricordare che Tre fu l' unico operatore a partire con sole frequenze Umts (in asta c' erano solo quelle) e che per la copertura limitata di quelle frequenze tutte le nostre chiamate andavano in roaming sulle reti degli altri, Telecom in particolare. E i prezzi erano quelli "commerciali": alti e senza nessuna agevolazione.

 

Vincenzo Novari Vincenzo Novari

Qualcuno obietterà che c' era il premio di terminazione, ma quello valeva per tutti". Eppure ce l' abbiamo fatta: dal 2012 Tre ha margini lordi positivi. E' per questo che nella fusione con Wind è stata valutata tra 2 e 3 miliardi di euro».

 

Prima della fusione siete stati accusati di aver scatenato una guerra feroce sui prezzi.

«Noi eravamo il quarto entrante sul mercato. Potevamo utilizzare solo due leve: la tecnologia e i prezzi. E quello abbiamo fatto. Sulla tecnologia puntando sulla rete più avanzata di allora e poi essendo i primi a puntare su quello che oggi è normale strategia di una telco: i servizi a valore aggiunto. Ma noi l' abbiamo fatto dieci anni fa. Il videofonino per le videochiamate, la tv su cellulare con il Dvbh: con l' accordo con Rai e Mediaset trasmettemmo partite del mondiale 2006 e del campionato.

 

Poi il Dvbh non decollò a livello mondiale perché si vendeva solo in Italia, Austria e in Corea. Troppo poco per fare abbassare i prezzi. E poi la risposta a questa domanda di mercato arrivò da Apple con gli Iphone e gil Ipad e via internet e non attraverso una tecnologia tv. Con il senno del poi fu forse un errore ma noi avevamo individuato il mercato giusto. Era la tecnologia che prese un' altra strada».

 

E sui prezzi?

li ka shing li ka shing

«Che poteva fare il quarto operatore? Proporre prezzi scontati. Ma cercammo di puntare su una cosa che per l' Italia era nuova: vendere i telefoni legati all' abbonamento mentre tutte le altre telco erano sulle prepagate. Noi scontavamo le tariffe ma restavamo nella nicchia degli abbonamenti. Era anche un modo per non essere troppo aggressivi verso gli altri. Poi però Vodafone, per rispondere al calo dei margini e agli abbonati che non crescevano più, lanciò un abbonamento flat, si chiamava Relax, che vendeva a 49 euro quello che noi vendevamo a 59.

 

A quel punto fummo costretti ad abbassare a nostra volta. Oggi posso dire che mai avrei creduto che Telecom e Vodafone ci avrebbero seguito sul taglio delle tariffe. E' così che avviene di solito: gli incumbent restano sulla fascia alta e ricca del mercato che presidiano investendo in tecnologia e nuovi servizi e lasciano quella bassa e le nicchie ai nuovi, noi e Wind. E invece è partita una guerra che ha distrutto la cassa di tutte le telco: basta pensare che oggi un giga di traffico dati in Italia costa meno di 2 euro, in Francia e in Germania sta tra i 4 e i 5 euro. Negli Usa si compra a 20 dollari. Ora aspetto di vedere che cosa farà il nuovo quarto operatore mobile italiano, i francesi di Iliad. Questo mercato non è come la Francia».

 

Quindi fu più colpa di Telecom e Vodafone che vostra?

li ka shing hong kong li ka shing hong kong

«Secondo il mio punto di vista sì».

 

Oggi come vede il mercato italiano?

«Diciamo che in Italia il top del mondo imprenditoriale e della finanza, la classe dirigente economica, non ha una grande cultura degli investimenti. Molti si sono spostati, come hanno potuto, sulle rendite sicure delle utility. E anche adesso, nonostante le grandi potenzialità italiane per le pmi che hanno imparato a investire, ad andare all' estero, a usare la rete e l' e-commerce, che sono quindi titolari di progetti di business credibili e suscettibili anzi di crescita ulteriore, è più facile trovare investitori all' estero che non in Italia».

 

Li Ka-Shing ci crede ancora?

li ka shing con la regina elisabetta li ka shing con la regina elisabetta

«Evidentemente sì, perché Mr Li, nonostante l' età (88 anni,ndr) ha un fiuto formidabile. E mi gratifica che dopo tutti questi anni, e nonostante le difficoltà di Tre, mi accordi ancora la sua fiducia».

 

Che progetti porterà ad un gruppo che per la mancata fusione in Inghilterra con O2 ha ancora in cassa diversi miliardi disponibili?

«Non nelle telco, lì c' è già Tre-Wind, ma negli altri settori di interesse del gruppo che ora, dopo una riorganizzazione, è stato ribattezzato Ckhh, Ck Hutchison Holding: shipping, ma non vedo ora grosse opportunità da noi, poi retail, real estate, infrastrutture».

 

Nel retail un obiettivo potrebbe essere Esselunga?

«No, non certo per le dimensioni ma perché non è la tipologia che il gruppo predilige: non la grande distribuzione ma reti specializzate. Come la catena di profumeria Marionaud, francese, con oltre 1.500 punti vendita, di cui un centinaio in Italia. Ma ho già un' idea da sottoporre ad Hong Kong ».

 

xavier niel xavier niel

Le sue altre attività?

«Un ruolo di consulenza con un gruppo di investitori cinesi, che sto aiutando a formarsi come fondo di Private Equity, che comprerà aziende del made in Italy a forte potenziale di crescita. Imprese tra 10 e 50 milioni di ricavi che dovranno continuare a produrre in Italia ma con linee di prodotti customizzati per il mercato cinese. Ai cinesi il made in Italy piace da morire ma a patto che sia davvero fatto in Italia.

 

Quindi nessuna delocalizzazione: si entra nell' azienda, la si guida a produrre per il mercato cinese, la si fa crescere e si esce. La mia terza attività è da imprenditore. Lanceremo un servizio per il mondo delle tlc mobili, per tutti gli operatori. È una innovazione assoluta, made in Italy e che venderemo in tutto il mondo. Ci credo moltissimo ma non mi chieda ancora cos' è. Ne riparliamo non prima di sei mesi».

xavier niel xavier niel

 

 

 

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