Nino Sunseri per ''Libero Quotidiano''
In arrivo una maxi-cedola da 1,30 euro per gli azionisti di Fca. A determinarla, però, non è la vendita delle auto, piuttosto stagnante sia in Usa sia in Italia, quanto il nuovo spezzatino patrimoniale con il disco verde arrivato ieri, per la cessione di Magneti Marelli. L' assegno da 5,8 miliardi pagato dai giapponesi di Calsonic consentirà la nascita di un colosso mondiale da 14,6 miliardi di fatturato. Ma soprattutto agli azionisti del gruppo automobilistico di incassare un dividendo straordinario di due miliardi (a Exor, la cassaforte di casa Agnelli toccheranno circa cinquecento milioni).
Piazza Affari, però, non ha avuto ragione di festeggiare. Il titolo, infatti ha perso l' 1,34% per via proprio del calo delle vendite di auto. Ad aprile la diminuzione in Italia è stata del 4,15% che si aggiunge a quella del 6% registrata negli Usa dove a salvarsi è stato solo il marchio Ram. Il pick up non commercializzato in Europa ha segnato una crescita del 25% confermando di essere un prodotto di grande longevità. Per il resto c' è solo una sequenza di segni negativi.
SEGNI MENO
Non diversa la situazione in Italia dove tutti i marchi, con l' eccezione della Lancia Ypsilon (+30,7%), segnalano un andamento negativo. Compresa Jeep (grande successo delle passate stagioni), le cui immatricolazioni sono diminuite del 12,4%. Alfa Romeo ha sostanzialmente dimezzato le vendite dimostrando che Stelvio e Giulia, da sole, non riescono più a sostenere il marchio.
Non riesce a riprendersi Maserati la cui presenza è diventata residuale: appena 171 targhe (-17%) che rendono impensabile il traguardo di 50mila auto l' anno cui sperava Marchionne nell' ultimo tentativo di rilancio del marchio. La nuova vita della fabbrica modenese si giocherà sull' elettrico. Ma si tratta di una trasformazione ancora ferma sui tavoli dei progettisti (ammesso che si farà mai) . Così alla fine a tenere botta è solo il marchio Fiat che contiene le perdite allo 0,39%. Tenuto conto che il mercato nel suo complesso ha fatto un piccolo passo avanti dell' 1,47%, la quota Fca è scesa ancora dal 26,8% di un anno fa al 25,3%.
MODELLI ALTERNATIVI
Una caduta su cui ha certamente inciso la scelta politica del governo di incentivare i motori puliti. Fca, però, non dispone ancora di modelli alternativi a quelli tradizionali e ha ancora una forte presenza nel diesel. Questo significa che la contrazione delle vendite, almeno in Italia, è destinata a proseguire nei prossimi mesi. Oggi, con la pubblicazione dei dati del primo trimestre sarà possibile capire quanto il ritardo tecnologico e le scelte del governo hanno condizionato la redditività del gruppo.
Aprile, ha ricordato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Pomotor è stato il primo mese in cui si è potuto effettivamente usufruire degli incentivi statali per l' acquisto di auto a basso impatto ambientale, ma l' effetto sulle vendite e' stato relativo. «Un fattore che ha certamente influito è stata proprio la possibilità di ponti particolarmente interessanti che ha indotto molti acquirenti a chiedere con insistenza l' immatricolazione nella prima parte del mese per affrontare le vacanze con la macchina nuova».
Il dato di aprile, tuttavia, non muta la situazione complessiva del mercato dell' auto che, dopo il calo del 2018 «dovrebbe far registrare nel 2019 una contrazione del 5,8% portando il totale delle nuove targhe da 1.910.564 del 2018 a quota 1,8 milioni a fine 2019, un livello non sufficiente per assicurare il corretto rinnovo di un parco circolante di oltre 39 milioni di autovetture come è quello italiano».