PURE IL CELLULARE DI GENTILONI E’ IN MANO A BOLLORE’ - OLTRE LA SPARKLE, TIM CONTROLLA ANCHE TELSY, LA SOCIETA’ CHE FORNISCE I TELEFONI CRIPTATI A MINISTRI, POLIZIA E FORZE ARMATE CON UN SOFTWARE A PROVA DI INTERCETTAZIONI - PALAZZO CHIGI NON VUOLE LASCIARLA AI FRANCESI DI VIVENDI

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Aldo Fontanarosa per "la Repubblica"

 

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Se dici Corso Svizzera a Torino, tutti pensano al fiume Dora Riparia che corre da quelle parti; o magari all' ospedale delle malattie infettive, l' Amedeo di Savoia. Nessuno fa caso, al civico 185 di Corso Svizzera in zona San Donato, all' anonima targa di una società che sembra felice, d' altra parte, di passare inosservata. Eppure, in questo agosto di lotte finanziarie e politiche globali, i tecnici della Presidenza del Consiglio a Roma discutono spesso di lei. Della Telsy Elettronica e Telecomunicazioni Spa, di Torino.

paolo gentiloni al telefono con trump paolo gentiloni al telefono con trump

 

Perché la Telsy rappresenta un gioiellino dell' industria nazionale. Perché la Telsy permette al premier Gentiloni, al ministro Minniti o al ministro Orlando tanto per dire - di parlare con smartphone criptati, si immagina a prova di intercettazioni. Perché la Telsy, fin dal 1990 è proprietà di Telecom Italia. Ed ecco dunque il motivo dell' interesse, improvviso, del nostro governo per questa impresa sconosciuta ai più. Se Telecom Italia è davvero finita sotto il controllo del francesi di Vivendi, allora anche alcune sue aziende strategiche sono ormai sotto il dominio francese.

 

Come la torinese Telsy, specializzata nella protezione delle comunicazioni sensibili tra enti governativi; come la romana Sparkle, che ha in portafoglio 560 mila chilometri di cavi sottomarini capaci di collegare l' Italia a nazioni come Iran o Israele.

 

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I giuristi e consulenti della Presidenza del Consiglio sono certi al riguardo. A loro parere, Telecom Italia - e dunque Telsy e Sparkle - sono nel pieno controllo del gigante dei media Vivendi. E poiché realtà come Telsy e Sparkle hanno un ruolo chiave per la sicurezza nazionale, la lotta al terrorismo e al crimine organizzato, il nostro governo è pienamente legittimato a decidere uno stop. La legge 56 del 2012 sul golden power autorizza la Presidenza del Consiglio a chiedere cioè che Telsy e Sparkle siano vendute a gruppi di comprovata affidabilità, pubblici o anche privati, purché italiani.

 

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Telsy - che nasce nel 1975 e finisce in pancia a Telecom Italia nel 1990 - viaggia verso questo destino. Il motivo è nei servizi che offre al nostro Stato. Questa impresa fornisce i cellulari, i tablet e i computer portatili alle figure di vertice della Presidenza del Consiglio, e di ministeri come Esteri, Interno e Giustizia. Telsey, soprattutto, protegge la riservatezza delle telefonate e degli sms tra Gentiloni e Putin, delle videochiamate tra Alfano e Trump, delle e-mail o delle chat tra Minniti e Macron.

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Sotto protezione è qualsiasi documento o allegato multimediale sia associato a queste comunicazioni riservate. E se il premier ha in tasca uno smartphone della Telsy, in teoria niente e nessuno può geolocalizzarlo, scoprendo dove si trovi. Una simile rete di protezione richiede tecnologie d' avanguardia, come i server digitali che immagazzinano i dati, come i token crittografici (simili a quelli che ci fornisce la nostra banca) che permettono di attivare un servizio dopo aver superato una doppia barriera.

 

Ma Telsy aiuta anche le forze armate. Assicura, ad esempio, gli strumenti che permettono di individuare - sul territorio iracheno e in ogni altro "teatro operativo"- una pattuglia in ricognizione. E mezzi tra i più sofisticati sono garantiti alla Polizia di Stato, in tutte le missioni segrete contro mafiosi o trafficanti di droghe che richiedono comunicazioni inviolabili tra le centrali operative e gli agenti sul campo.

 

cellulare criptato cellulare criptato

Sparkle - con i suoi 560 mila chilometri di cavi, di cui 10.800 nel solo Mediterraneo - è importante per le sue infrastrutture fisiche. Telsy invece per i suoi servizi software immateriali, digitali. Se davvero il nostro governo obbligherà Vivendi a cedere queste due aziende, si aprirà una procedura complessa. Le nazionalizzazioni non sono ammesse. Serve che valutatori indipendenti stabiliscano il valore delle due imprese in vendita, magari con il supporto del Garante delle Comunicazioni, l' AgCom.

 

E sarà Vivendi stessa a individuare un compratore, chiedendo a Palazzo Chigi di approvare poi l' operazione. Il governo certo può mobilitare soggetti pubblici come Cassa Depositi e Prestiti, o incoraggiarne altri come F2i, a entrare in questa partita.

 

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