Massimo Minella per “Affari & Finanza - la Repubblica”
«Voglio vedere se questa volta mi seguono» riflette con i suoi più stretti collaboratori Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, dopo aver concluso l' acquisto dei cantieri Stx France e aver approvato un bilancio che segna il ritorno all' utile e si avvicina ai 4 miliardi e mezzo di euro di fatturato. «Ormai indietro non si può più tornare» aggiunge il manager pubblico mentre riassume i contorni di un piano che punta a fare del gruppo italiano della cantieristica il capofila di un' alleanza europea in grado di competere con i giganti asiatici.
Le prospettive sono ancora quelle della crescita, con 5 miliardi di euro di fatturato a fine 2017 e un portafoglio ordini di 30 miliardi. «Che significa sei anni di lavoro », spiega Bono, sottolineando come già oggi sia l' estero a incidere nettamente di più sui ricavi (l' 84%) e sui dipendenti (il 59%) rispetto all' Italia. E non è detto che le percentuali non debbano nuovamente mutare, soprattutto alla luce dell' avanzata cinese. Il gigante asiatico, già alleato di Fincantieri attraverso il cantiere Cssc, primo produttore al mondo di navi con un fatturato di 30 miliardi di euro, chiede unità da crociera in tempi brevi. E l' alleanza italo-cinese dovrebbe tradursi in sei nuove navi (due più un opzione per altre quattro).
La mossa francese, la conquista dei gloriosi Chantiers de l' Atlantique di Saint Nazaire che erano finiti nell' orbita della sudcoreana Stx e che poi il tribunale di Seul ha dovuto mettere all' asta per coprire il deficit del gruppo, è quindi il segno evidente di un piano che punta a riunire sotto lo stesso cappello europeo i grandi gruppi del settore. Il modello a cui Bono guarda, si sa, è quello dell' Airbus, qui in versione marittima.
Un' alleanza trasversale che copra tutto quanto naviga, sia sul versante civile, sia su quello militare, capace anche di scendere sotto il livello del mare, con i sottomarini di ultima generazione. Un cambio di rotta che potrebbe portare gruppi oggi semplicemente concorrenti a dialogare su grandi business internazionali e quindi non solo circoscritto al mercato delle crociere. Per questo, l' operazione Stx France, conclusa al termine di mesi di trattative rese più complesse dall' iniziale resistenza francese, rappresenta soltanto il primo passo di un percorso ancora tutto da percorrere, ma che potrebbe proiettare ancora più in alto il gruppo italiano.
Fondamentale però è procedere per gradi, partendo appunto dalle crociere, in cui già oggi Fincantieri è leader a livello mondiale, visto che nel 2016 si è aggiudicato circa la metà del portafoglio ordini complessivo. Insieme a Stx France la percentuale salirà fino al 60, ma altrettanto interessante è come verrà ripartito il capitale dell' azienda francese. Fincantieri per il momento si è aggiudicata dal tribunale di Seul il 66,6% del capitale che prima faceva appunto capo a Stx, mentre il rimanente 33,34 resta in mano al governo francese.
Ora però si cambia. «Abbiamo accordi con il governo francese per la governance e per una ripartizione azionaria diversa da quella attuale», spiega Bono. La quota italiana, infatti, scenderà per favorire l' ingresso della francese Dcns, leader nei sistemi di difesa, a cui andrà il 12% del capitale, mentre l' Italia resterà in maggioranza grazie all' accordo fra Fincantieri e la Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste che insieme avranno il 54% delle quote (suddiviso fra 48 e 6). Se l' accordo è sostanzialmente definito, ora bisogna scrivere i patti parasociali e poi si potrà partire con il nuovo assetto, aggiungendo un' altra bandierina alle 19 già presenti nel mondo di Fincantieri e che corrispondono ad altrettanti cantieri.
In parallelo, però, il gruppo italiano lavora per rafforzare il suo ruolo internazionale nel segmento militare, oggi particolarmente ricco se, come spiega Bono in commissione Difesa del Senato, «ci sono trattative dai 20 ai 25 miliardi». Anche su questo fronte il rafforzamento dell' intesa francese potrebbe giocare a favore di Fincantieri. «Non siamo grandissimi nel militare, ma abbiamo un portafoglio prodotti che riteniamo sia unico al mondo » dice ancora Bono, ricordando proprio che dall' alleanza francese è nato il programma Fremm, le fregate di nuova generazione che ora anche altri Paesi vorrebbero avere. Si vedrà. Nel frattempo, Fincantieri attende di conoscere l' esito della gara per la maxicommessa australiana, nove fragate per la Marina, valore 26 miliardi di euro.
Il gruppo italiano è nella short list con la spagnola Navantia, che potrebbe però già essere fuori gara, e con l' inglese Bae Systems. «Sarà una battaglia - dice Bono - perché l' altro competitor è inglese e fa quindi parte del Commonwealth. Comunque noi abbiamo la nave, gli altri hanno i disegni. È questa la nostra forza». In attesa del vincitore, Fincantieri si è già messa al vento, aprendo a Canberrra la sede di Fincantieri Australia.
Ma la sfida più interessante potrebbe arrivare presto sotto il mare, in quel business dei sommergibili in cui Fincantieri sta crescendo sempre di più. In questo caso, però, i possibili alleati non dovrebbero trovarsi in Francia, ma in Germania, paese con cui la collaborazione è già attiva da tempo. Questione di sistemi di propulsione. I francesi utilizzano infatti il nucleare, mentre italiani e tedeschi le celle a combustibile.
Nelle scorse settimane a Coblenza è stato deciso di ampliare la partnership, che ha già portato alla costruzione delle unità della ClasseTodaro, con un memorandum d' intesa per la messa a punto di nuovi progetti. Fincantieri continuerà a mettere in campo il suo cantiere del Muggiano, alla Spezia che già costruisce i sommergibili per la marina militare italiana e sta completando l' allestimento del "Romeo Romei" pronto a entrare in servizio, mentre a seguire il programma tedesco sarà la ThyssenKrupp Marine Systems di Kiel.
sommergibile nucleare le terrible
Fondamentale, per mettere a punto uno dei più robusti piani di sviluppo che mai sia stato elaborato da un' azienda italiana, è la tempistica con cui verranno sottoscritti i vari accordi e la natura che assumerà ogni singola alleanza. Fino a che punto può infatti spingersi la collaborazione con i gruppi europei concorrenti? Solo collaborazioni commerciali oppure si possono anche ipotizzare nuovi assetti azionari? Quello che sta per accadere in Stx France, con Fincantieri e Dcns socie nel capitale, potrebbe essere solo la prima mossa.