Rosaria Amato per “La Repubblica”
La Siae non ci sta a passare per esattore di “tasse sui telefonini”. Il decreto Franceschini, che adegua l’equo compenso prelevato su smartphone, tablet e pc, dovuto alla società degli autori, prevedendo in media aumenti del 150 per cento, è operativo dal 7 luglio, ma la guerra si è riaperta non appena Apple ha scaricato le nuove quote sui prezzi finali, parlando polemicamente di “tassa sul copyright”.
Mentre il prelievo dovrebbe essere a carico dei produttori. Ieri la replica della Siae: a fianco del presidente Gino Paoli anche Paolo Virzì, Antonio Ricci e Andrea Purgatori, oltre a Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera. Il direttore generale della Siae Gaetano Blandini ha consegnato ad alcuni studenti delle scuole di cinema e di teatro, alla Croce Rossa e ad alcune onlus i 22 iPhone acquistati a Nizza a soli 709 euro, contro i 732 che si spendono invece in Italia. Eppure, come emerge dalle due fatture, in Francia la “rémunération pour copie privée” è di 8 euro, mentre in Italia di 4.
E allora se i nostri telefonini sono i più cari in Europa, conclude la Siae, la colpa non è certo degli autori: «C’è un attacco al diritto d’autore in tutto il mondo, — denuncia Paoli — ma è l’unico guadagno che gli artisti hanno. La creatività è uno dei beni più grossi che abbiamo, e dobbiamo far capire alla gente che non è una tassa Siae ma un compenso legittimo all’autore».
ANDREA PURGATORI FOTO STRACULT jpeg
Del resto le multinazionali tecnologiche, dice Boccia, hanno anche il privilegio di pagare pochissime tasse per via di una legislazione che le favorisce: «C’è un mercato da 25 miliardi che non versa allo Stato un solo euro. Le tasse vanno pagate dove si fanno i profitti, è anacronistico che si applichino invece dove c’è la sede legale dell’azienda».
Virzì prova a mediare: «Io adoro Apple e i suoi prodotti, ma credo che sia necessario mettere al primo posto i consumatori e che tutto il sistema (autori, produttori e distributori) debba avere un rispetto reciproco dei vari ruoli. Senza i contenuti degli autori quei bei telefonini sarebbero contenitori di plastica vuoti».
Un avvicinamento tra varie posizioni al momento però sembra difficile, in una vicenda che vede schierati su sponde opposte due rami di Confindustria (Confindustria digitale con le multinazionali web, Confindustria Cultura con la Siae) e due importanti associazioni dei consumatori (Altroconsumo con i produttori, Federconsumatori con la Siae). Fedeconsumatori annuncia anzi per settembre l’istituzione di un Osservatorio permanente sul diritto d’autore.