Francesco Spini per "la Stampa"
«Mi aspetto un nuovo piano industriale che non basi i risultati di Mediobanca solo su Generali e Compass, ma progetti un futuro da banca di investimenti».
Leonardo Del Vecchio rompe il silenzio e parla di Piazzetta Cuccia, l' istituto su cui il 17 settembre ha puntato oltre mezzo miliardo di euro per rilevarne il 6,94%. Ora, in vista del piano industriale che l' ad Alberto Nagel presenterà al mercato il 12 novembre, mister Luxottica legge il capitolo primo del suo quaderno di doglianze. Che non si limita a una sferzata sulla banca d' affari. Vuole anche «una banca - prosegue nella dichiarazione rilasciata all' agenzia Radiocor - capace di giocare un ruolo da leader in Italia e in Europa e che possa così dare soddisfazione a tutti gli azionisti, Delfin inclusa».
Non una parola sui temi su cui il mercato si interroga, se la quota sia già cresciuta (ci sono indiscrezioni che la accreditano oltre il 9%) e se il duo Del Vecchio - Francesco Milleri abbia già presentato alla Bce la richiesta, allo studio dell' avvocato Sergio Erede, di poter salire sopra il 10%.
Per ora la posizione di Del Vecchio si traduce in una critica alla gestione di Mediobanca e sull' 80% circa degli utili che derivano da Compass e Generali, tralasciando il fatto che, dal 2013, l' istituto abbia raggiunto, come riporta un recente studio di Citi, un ritorno per gli azionisti del 160%.
Ed è un appunto controcorrente rispetto a quanto gli analisti apprezzano di Mediobanca, ossia la diversificazione del business che, visti i chiari di luna sul mercato dei capitali, alla banca d' affari affianca appunto il credito al consumo di Compass - avviato per la verità nel 1958, quando al timone c' era un tale Enrico Cuccia e cresciuto sia per linee interne sia con l' acquisizione di Linea - così come, dal 2016 e con forza crescente, la gestione dei patrimoni, con Mediobanca Private Banking e la Sgr, un business alimentato anche da acquisizioni. Resta poi il 13% di Generali, quota che Nagel si è sempre detto disposto a diminuire in favore però di attività altrettanto redditizie.
L' ingresso della Delfin di Del Vecchio in Mediobanca si dice sia partita dall' arrabbiatura del Cavaliere di Agordo per il «no» giunto dallo Ieo (nosocomio di cui Piazzetta Cuccia è il primo azionista) al suo progetto di cittadella della salute per cui era pronto a versare 500 milioni. Ma ora tutto ciò rischia di scatenare una guerra nucleare nel mondo della finanza italiana e coinvolgere le Generali. Come, però, è ancora da capire.
Fonti vicine a Delfin smentiscono ad esempio che Del Vecchio «abbia mai avuto allo studio una ipotesi di scissione di Generali da Mediobanca», per distribuire la quota ai soci. A Trieste, per il resto, Del Vecchio può ancora contare su un asse con i Benetton e Francesco Gaetano Caltagirone. Asse che però non c' è in Piazzetta Cuccia: i Benetton hanno ben altre priorità, mentre il costruttore romano - che non è azionista di Mediobanca - sembra starsene alla finestra.
La sfida di Del Vecchio sarà quella di convincere i fondi sulla sua ricetta per Mediobanca, mentre altri investitori, come i Doris di Mediolanum, rinnovano la fiducia a Nagel, pronti ad arrotondare la quota all' insù. La Borsa resta assai cauta, visto che il titolo di Piazzetta Cuccia avanza appena dello 0,16% a 9,76 euro. Poco più mosse le Generali, su dello 0,48% a 17,83 euro.