bruno le maire emmanuel macron
Marco Bresolin per “la Stampa”
La nuova linea di credito del Fondo salva-Stati (Mes) potrà essere usata anche per le spese non sanitarie. Ne è convinto Bruno Le Maire, ministro delle Finanze francese, che in questa intervista con La Stampa e altri giornali europei svela i dettagli del «Recovery Fund» proposto da Parigi.
L' Eurogruppo ha deciso di mettere in campo il Mes per rispondere alla crisi, ma al momento nessun Paese sembra intenzionato ad attivare la linea di credito: la Francia lo farà?
«Nessuno sa quale sarà la situazione dei nostri Paesi tra due, tre o quattro mesi. Credo che il Mes sia una protezione necessaria, poi spetterà poi a ognuno decidere che fare. Non posso dire se la Francia ne farà uso perché non so quali saranno le nostre esigenze tra due, tre o quattro mesi. Ma il fatto che questa linea di credito sia a disposizione di tutti è una buona notizia».
Le condizionalità leggere saranno limitate alle spese sanitarie «dirette e indirette»: cosa vuol dire?
«Significa che se un Paese è stato costretto a imporre un lockdown, a chiudere alcuni negozi o aziende, deve considerare quei costi come costi sanitari indiretti. I costi legati alla decisione di chiudere parte dei settori economici devono far parte del perimetro di questa linea di credito. Io non ci vedo alcuna ambiguità».
Gli olandesi però la vedono diversamente «So che alcuni contestano questa interpretazione. Ma è scritto nero su bianco: si parla di costi di prevenzione. E il lockdown lo è».
Riuscirete a trovare una sintesi con il governo de L' Aja sui bond comuni?
«Dobbiamo lasciare alle spalle le parole controverse come eurobond o coronabond. Noi non proponiamo eurobond. Il nostro fondo per la ripresa prevede l' emissione di debito comune solo per il futuro, per un periodo limitato e per un obiettivo specifico: gli investimenti. C' è spazio per una trattativa. Olanda e Germania sono molto sensibili su questo, ma l' alternativa è usare il bilancio Ue. Ossia spendere sin da subito soldi pubblici. Raccogliere debito è invece più conveniente perché consentirebbe di avere tassi di interesse più bassi. E di spalmare nel tempo i costi».
Senza una forma di mutualizzazione, i Paesi come l' Italia rischiano una crisi del debito?
«La Bce sta giocando appieno il suo ruolo e cedo che sia la migliore protezione contro questo genere di crisi».
Il fondo per la ripresa passerà dal bilancio Ue?
«Il bilancio Ue potrà avere un ruolo, siamo aperti a un eventuale legame. Bisogna essere pronti al compromesso e ognuno deve fare un passo nella direzione dell' altro. Ma il punto chiave è creare debito comune per futuri investimenti. E la soluzione migliore è attraverso un' emissione comune di debito».
Per assicurare prestiti o sussidi?
«Il fondo per la ripresa è chiaramente disegnato per assicurare spese pubbliche per investimenti attraverso sussidi. Io non sto parlando di prestiti».
Ma quei soldi andranno rimborsati, no?
«Noi puntiamo a garantire denaro fresco ai Paesi in base all' entità della crisi che hanno dovuto supportare. I soldi saranno raccolti dalla Commissione o da una società veicolo ad hoc che potremmo creare con questo fondo. Poi, alla fine, dovranno essere rimborsati, ma la restituzione avverrà in base al Pil. Tu ottieni i soldi in base a quanto sei stato colpito dalla crisi e li restituisci in base al Pil».
Le garanzie saranno comuni o soltanto parziali, per esempio in base al Pil?
«Una responsabilità solidale sarebbe la soluzione migliore. Ma siamo anche aperti a un' idea di responsabilità parziale».
Chi deciderà quali investimenti finanziare?
«L' idea è di lasciar decidere la Commissione, non i singoli Stati. Penso a investimenti dalla durata di 3-5 anni, con un rimborso che potrebbe avvenire in un lasso di tempo di 10-20 anni».
Per quanto tempo resteranno sospese le regole di bilancio Ue?
«La ripresa sarà lunga, difficile e onerosa. Per questo dovremo evitare di fare gli stessi errori del 2009-2010, quando decidemmo di abbandonare troppo velocemente la flessibilità, pagando un prezzo alto. Non dovremmo reintrodurre le regole troppo presto perché questo potrebbe pregiudicare la ripresa economica».