1 – POWELL, NON È IL MOMENTO DI PREOCCUPARSI DEL DEBITO
(ANSA) - "Per anni ho predicato la necessità di mettere il debito su una traiettoria sostenibile. Questo non è il momento di preoccuparsi per il debito pubblico". Lo afferma il presidente della Fed, Jerome Powell, precisando che non è il momento di far sì che il debito sia un ostacolo alla battaglia al coronavirus.
2 – PIL USA, CROLLO STORICO PER IL VIRUS NEL SECONDO TRIMESTRE SARÀ -30%
Flavio Pompetti per “il Messaggero”
Il coronavirus ha fatto deragliare la locomotiva dell'economia statunitense. La corsa record della crescita del Pil degli Usa che durava da 43 trimestri è arrivata al capolinea all'inizio del 2020, mentre il contagio dell'epidemia chiudeva i porti e le fabbriche del paese. A fine marzo l'indice del prodotto lordo è sceso del 4,8%, come non succedeva dall'inizio della crisi del 2008. Il vero peso delle chiusure è ancora da registrare: nelle valutazioni di Kevin Hassett, uno dei consulenti economici della Casa Bianca, il deterioramento è molto più grave nel trimestre in corso, al termine del quale è previsto che l'arretramento del Pil si assesterà sul -30%. Solo una robusta ripresa del secondo semestre permetterà di chiudere il bilancio del 2020 con una perdita inferiore al 5%.
Il lockdown forzato dal coronavirus è caduto su un paese già in fase di contrazione economica, tra l'isolamento commerciale indotto dai dazi voluti dal presidente Donald Trump e la perdita della produzione industriale. «La recessione è inevitabile, ci saremo dentro a lungo» dice l'economista Kenneth Rogoff, uno dei primi a chiedere l'improbabile decisione alla Banca centrale degli Usa di ricorrere a tassi negativi per rilanciare l'economia.
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Questi dati contrastano con la ventata di ottimismo che da una settimana ha spinto Wall Street in salita, e che è continuata ieri con una rimonta media dei maggiori indici del 3%. Nelle ultime 24 ore è stata l'aspettativa di progressi sul fronte dell'epidemia a motivare l'entusiasmo degli investitori. La ricerca di un vaccino a Oxford procede ad un ritmo più rapido del previsto, mentre negli Usa Gilead Sciences, una casa farmaceutica specializzata sui virus, ha annunciato ieri di aver superato un importante passaggio di validazione presso l'Istituto nazionale per le allergie con il suo farmaco antivirale Remdesivir, il quale blocca gli effetti del coronavirus, e abbrevia del 30% i tempi di guarigione.
«La lettura del rapporto della Gilead ha commentato l'epidemiologo statunitense Anthony Fauci mi ha riportato allo stesso stato di eccitazione con il quale 37 anni fa accogliemmo i risultati dei test dell'Azt per la cura dei pazienti infettati dall'Hiv».
I DANNI
philadelphia, le salme delle vittime del coronavirus caricate in un pickup
L'entusiasmo per i progressi della medicina sul fronte della lotta all'epidemia deve però fare i conti con la vastità dei danni finora causati all'economia, e con il percorso impervio che del paese dovrà affrontare per risollevarsi. Da tre mesi ormai l'indice manifatturiero è sotto i 50 punti, soglia della recessione, e la spesa dei consumatori, vero motore del Pil, è arretrata del 7,6%.
Alcune delle tradizionali aziende di eccellenza come la Ford e la Boeing si trovano sull'orlo del precipizio. In Arkansas ieri il cibo distribuito dalla Food Bank si è esaurito in appena un'ora, e Trump ha dovuto ordinare l'apertura forzata dei grandi macelli del midwest il cui personale è stato decimato dall'epidemia. La Fed da diverse settimane è scesa in campo con acquisti diretti del debito emesso dalle maggiori società. Ieri il suo direttore Jerome Powell ha confermato che userà «misure aggressive» per difendere l'economia e che farà tutto il possibile per una ripresa economica solida. I tassi di interesse restano invariati in una forchetta fra lo 0 e lo 0,25%. Ma mentre le città e gli stati degli Usa tentano una cauta riapertura, arriva la doccia fredda per i turisti. Il blocco dei collegamenti aerei tra gli Usa e l'Europa sarà esteso almeno fino a settembre.
3 – L’IMPEGNO FED: FAREMO «TUTTO IL POSSIBILE»
Riccardo Sorrentino per “il Sole 24 Ore”
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Pronta a tutto. La Federal reserve userà fino in fondo il suo ampio ventaglio di strumenti per sostenere l’economia americana. Molto presto potrebbe annunciare una corporate facility a vantaggio delle aziende non finanziarie. Ha lasciato fermi, nella riunione di ieri, i tassi di interesse allo 0-0,25% e li manterrà a questo livello fino a quando non sarà «fiduciosa che l’economia avrà resistito agli effetti dell’epidemia» e non sarà chiaro che è sulla strada giusta «per raggiungere gli obiettivi della massima occupazione e della stabilità dei prezzi».
Allo stesso tempo, la Banca centrale Usa continuerà ad acquistare titoli del Tesoro e mortgage-backed securities «nell’ammontare necessario a sostenere il funzionamento del mercato senza intoppi, favorendo in questo modo l’efficiente trasmissione della politica monetaria alle più ampie condizioni finanziarie».
È un orizzonte temporale, quello prospettato dalla Fed, che si preannuncia non breve. L’attuale situazione, che vede un brusco crollo dell’attività economica, «pone notevoli rischi alle prospettive nel medio termine», anche a causa dell’enorme incertezza che alimenta.
La Fed potrà continuare a intervenire in modo aggressivo anche perché la debole domanda dei consumatori e le basse quotazioni del petrolio stanno contenendo l’inflazione, i cui sviluppi saranno in ogni caso - spiega il comunicato ufficiale - attentamente monitorati, insieme all’andamento dell’epidemia e dell’economia reale.
Dopo aver varato il suo ampio pacchetto di interventi, la Fed non poteva fare altro, in questa occasione, che mantenere elevate le aspettative degli investitori. Già in passato aveva chiarito in modo esplicito che la crisi sarà risolta innanzitutto dal settore sanitario. Al Governo,e quindi alla spesa pubblica, tocca - e per questo motivo, ha detto il presidente Jerome Powell sarebbe stato preferibile affrontare l’epidemia con un orientamento fiscale più forte - il compito di mantenere il più possibile “ibernata”, con prestiti e garanzie alle imprese e alle famiglie, non tanto l’economia nel suo complesso - l’esplosione della disoccupazione mostra come nel sistema americano, molto flessibile, questo non sia possibile - ma almeno il suo tessuto: capacità produttive e competenze dei lavoratori.
Alla Fed tocca un compito diverso: il suo è «potere di prestare» e non «potere di spendere», ha spiegato il presidente Powell. Deve allora garantire un corretto funzionamento del sistema finanziario e creditizio ed è significativo il fatto che ieri abbia usato un linguaggio del tutto simile a quello della Banca centrale europea.
Il riferimento al corretto funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria è il punto centrale dell’azione delle autorità monetarie in questa fase, e risulta anche più importante negli Stati Uniti, dove il mercato azionario ha un ruolo diretto nel finanziamento non solo delle imprese e ma anche delle famiglie .
«Abbassare i tassi non può fermare il brusco calo dell’attività economica- ha spiegato Powell - e i bassi tassi non potranno stimolare l’economia se non si trasmetteranno alle più ampie condizioni finanziarie o se le famiglie e le aziende non potranno ottenere credito». Il rischio è che il flusso di finanziamenti all’economia si prosciughi. «Senza accesso al credito, le famiglie potrebbero essere forzate a ridurre le spese necessarie e potrebbero perdere la propria abitazione», mentre le imprese potrebbero chiudere. «Mantenere il flusso di credito è quindi necessario per mitigare i danni all’economia e preparare la ripresa».
Risultati importanti sono stati già raggiunti e quindi, ha confermato Powell, il ritmo degli acquisti è stato rallentato, ma la Fed continuerà a intervenire, ha ripetuto più volte, «in modo proattivo e aggressivo».
È mancata però una vera e propria forward guidance, al di là della vaga indicazione che l’attuale politica proseguirà finché necessario. «Non avremo nessuna fretta nel ritirare queste misure o alzare i tassi», ha detto Powell a una specifica domanda su questo tema, sottolineando anche che i mercati hanno ben capito le intenzioni della Federal reserve.