I ROMANI DEGLI “AHÒ” E DI “’STI CAZZI” TRASFORMANO IL CONCERTO DI BOB DYLAN A CARACALLA IN UN HAPPENING - SFANCULATO IL DIVIETO ASSOLUTO DI FARE FOTO - ROMA, FORSE PERCHÉ È ANTICA, SI È RIBELLATA AI GORILLA: “A STRONZI NDO’ ANNATE?”

All’inizio per ogni telefonino spento se ne accendevano altri due. Poi sono cominciati i vaffa più seri e, quando infine un gorilla ci ha provato con le mani, la rivolta della volgarità e della tecnologia è diventata inarrestabile: «vattela a pijà ‘nder c…». Sino all’avanzata dei telefonini accesi sotto il palco…

Condividi questo articolo


Francesco Merlo per “la Repubblica

 

Vorrebbe “mettere i baffi” a Frank Sinatra e persino a Yves Montand come Duchamp li mise alla Gioconda. E invece a Caracalla Bob Dylan è riuscito a “togliere i baffi” a Bob Dylan quando ha passato la sua famosa “carta vetrata” su Full moon and empty arms .

 

E poi su Autumn leaves ( Les feuilles mortes) due capolavori della malinconia da cantante confidenziale, dolcezze da “luna piena” and “every kiss”, roba da “un’altra lacrima un altro pianto” e My darling, I miss you . Insomma un Bob Dylan “anema e core”, ma feroce nello smontare il mito di se stesso.

 

E infatti mai Roma ha risposto con l’emozione a quell’alieno monofonico che “si sbob-dylanizzava” e sul palco si mascherava più del solito. Al contrario, arrivava come un’onda anomala l’applauso incongruo ogni volta che usava l’armonica a bocca. Nelle note dilatate e tristi il pubblico ritrovava infatti il sapore dell’origine, il suono di un altro modo di stare al mondo. E, trascinati dai reduci, da quelli che si fecero le canne con Mr. Tambourine man, anche i romani del “che ce frega” e del “m’arimbarza” facevano clap clap all’epoca del “vietato vietare” e delle canzoni di strada, all’utopia del mondo al contrario.

BOB DYLAN 2 BOB DYLAN 2

 

Cercava insomma il codice Dylan questa Roma d’estate che, quando si fa sera a Caracalla - provate ad andarci - smette di essere la mostruosa mafia-capitale in cui tutti ci siamo smarriti e torna il luogo più benigno e più bello del mondo. E lunedì, forse perché in contemporanea c’era la festa di Pietro e Paolo, i santi di Roma, con i fuochi e i fiori di Castel Sant’Angelo, per miracolo i soliti vip non erano venuti.

 

E nella stracolma Caracalla non abbondavano neppure i semivip. Certamente con l’idea di proteggerli, il sovrintendente li ha sepolti nella buca dell’orchestra. C’erano ovviamente gli sponsor e tra questi il nababbo malese Frencis Yeoh che all’Opera ha donato, come il signor Bonaventura del fumetto, un milione di euro. Accanto aveva la bellissima fidanzata italo inglese Carly Paoli, mezzosoprano, e attorno tante signore, tra le quali l’ex miss Malesia.

 

A capo dei reduci del potere politico c’era Gianni Letta e a capo dei reduci del potere del rock c’era Gianni Minà. I reduci nei concerti dei vecchiarelli del rock sono i nostalgici. In genere esprimono ghigni, sorrisi, rancori. Il loro ritmo è il “come eravamo”. Dylan li ha sempre spiazzati e ieri quando ha cantato

 

Blowin’ in the wind solo a metà i reduci se ne sono accorti. Quella canzone è stata l’inno di una certa idea di libertà. Ma Dylan la deforma. A Caracalla l’ha eseguita alla Frank Sinatra, che è come il Tantum Ergo a ritmo di samba o il Va Pensiero deturpato della Lega.

 

BOB DYLAN BOB DYLAN

Fortunatamente la Roma degli “ahò” e di “’sti cazzi” ha mandato all’aria anche quell’altra ossessione che Dylan impone ai suoi concerti, il divieto assoluto di telecamere e foto. Roma, forse perché è antica, si è ribellata ai gorilla - «a stronzi ndo’ annate?» che il teatro aveva ingaggiato per difendere la Youth di Dylan.

 

All’inizio per ogni telefonino spento se ne accendevano altri due. Poi sono cominciati i vaffa più seri e, quando infine un gorilla ci ha provato con le mani, la rivolta della volgarità e della tecnologia è diventata inarrestabile: «vattela a pijà ‘nder c…». Sino all’avanzata dei telefonini accesi sotto il palco. Solo Roma è riuscita a mandare su YouTube le immagini di questo tour. Il Tg1 ha piratato con il telefonino. Anche la foto di questa pagina è rubata, come i baci di Truffaut.

 

Ci sono artisti che, pur di non mostrarsi, si negano alla folla, come la nostra Mina per esempio. Greta Garbo sparì. Bob Dylan, per non esporre lo strazio che gli pare la vecchiaia, si nasconde sotto un cappellaccio, smorza le luci, elimina lo schermo gigante, si nega ai primi piani, somiglia ai Ginger e Fred del film di Fellini, dove l’inchino era sostenuto dal bastone invisibile, il tip tap diventava un inciampo, le rughe erano spianate dai cerotti e dal campo lungo. Ancora più geniale, Bob Dylan si traveste da Frank Sinatra.

 

BOB DYLAN 1 BOB DYLAN 1

Ovviamente a Caracalla solo gli attempati sapevano che l’affascinante voce sporca e roca non è fatta per le morbidezze della seduzione e che la bruttezza di Dylan è bella nell’uragano ( Hurricane ), e che sono armoniche le sue disarmonie vocali solo quando bussano alle porte del paradiso. In fondo anche la rigorosa mancanza di gusto e la scontrosità lo hanno reso poeta. Mai però la goffaggine dei movimenti era stata goffaggine di sentimenti. I giovani, che a Caracalla erano una minoranza, accettavano l’impaccio e la mancanza di grazia come attributi del mito, di una vecchia idea dell’America, di una stella morta che fu luminosissima.

 

Dylan ha rifiutato di visitare Caracalla. Verso le 17 è arrivato a bordo del suo mostro a sei ruote, un enorme camper quasi nero che è la sua casa: doppio salone e tripli servizi. L’ ha posteggiato dietro al palco e si è chiuso nel camper e in se stesso. Dopo, è subito ripartito. Stasera canterà a Lucca dove il pubblico sarà riscaldato da Francesco De Gregori, che è un nostro Bob Dylan già sentimentale e non ha bisogno di togliersi i baffi. Pochi sanno che Engels scrisse una canzone sui baffi: «I filistei rifuggono il peso del pelo / radendosi la faccia pulita come uno specchio… / Lunga vita ad ogni cristiano / che porti i baffi come un uomo».

BOB DYLAN CARACALLA BOB DYLAN CARACALLA

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - LA FINANZIARIA È UN INCUBO PER IL GOVERNO CAMALEONTE DI GIORGIA MELONI: GRAVATA DAGLI OBBLIGHI EUROPEI SUL DEBITO PUBBLICO, CHE ANDRÀ SFORBICIATO DI ALMENO 12 MILIARDI L’ANNO, E DA UNA CRESCITA STRIMINZITA – EPPURE IL PNRR PIÙ DOVIZIOSO D’EUROPA (QUASI 200 MILIARDI) DOVEVA GARANTIRCI CRESCITA COSTANTE E SOPRA AL 3%. COS’È ANDATO STORTO? TUTTO: IL PIANO È STATO MAL SPESO E PEGGIO INVESTITO. E CON IL TRASLOCO DEL MINISTRO FITTO, CHE HA GIÀ PORTATO ARMI E BAGAGLI A BRUXELLES IN VISTA DELL’ESAME DELL’EUROPARLAMENTO, LA SITUAZIONE POTRÀ SOLO PEGGIORARE. LA MELONA INFATTI VUOLE DIVIDERE IL PORTAFOGLIO TRA CIRIANI E MUSUMECI, NON CERTO DUE FENOMENI DI EFFICIENZA E GESTIONE…

DAGOREPORT – APPROFITTANDO DEL ''VUOTO DI POTERE'' ALLA CASA BIANCA, NETANYAHU STA SERIAMENTE PENSANDO DI COLPIRE TEHERAN - SE DOVESSE ATTACCARE, LA RISPOSTA DELLA MACCHINA BELLICA DI KHAMENEI NON SARA' PIU' DIMOSTRATIVA PERCHE' ISRAELE VERREBBE COLPITA NON SOLO DALL'IRAN MA ANCHE DA SIRIA, IRAK, YEMEN, LIBANO, GAZA, CISGIORDANIA - GLI AMERICANI PROVANO A FRENARE LA FOLLIA DEL DOTTOR STRANAMORE D'ISRAELE CON UN’OFFENSIVA DIPLOMATICA SOTTO TRACCIA: SONO STATI I SERVIZI A STELLE E STRISCE AD AVVISARE KHAMENEI CHE NASRALLAH ERA NEL MIRINO DI TEL AVIV (LA GUIDA SUPREMA HA AVVISATO IL CAPO DI HEZBOLLAH, CHE NON HA ASCOLTATO) E AD ALLERTARE ISRAELE CHE I RAZZI STAVANO PARTENDO DA TEHERAN… - VIDEO

DAGOREPORT - CON UNA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE, L'IMPLOSIONE DELLA LEGA E' L'UNICA SPERANZA PER VEDER CROLLARE IL GOVERNO DUCIONI - LA MELONA SA BENE CHE IL REFERENDUM SULL'AUTONOMIA POTREBBE ESSERE L'INIZIO DELLA SUA FINE. NEL PROBABILISSIMO CASO CHE VENGA BOCCIATA, CHE FARA' SALVINI? E SENZA LEGA, CADE IL GOVERNO... - SOTTO SOTTO, LA "NANA MALEFICA" (COPY CROSETTO) LAVORA AFFINCHE' IL 12 NOVEMBRE LA CORTE COSTITUZIONALE BOCCI LA LEGGE, O ANCHE SOLTANTO UNA PARTE - SULLA NORMA, NON SOLO L'OPPOSIZIONE MA TUTTA FORZA ITALIA MENA TUTTI I GIORNI SENZA PIETÀ. L'ULTIMA? L'EUROPARLAMENTARE MASSIMILIANO SALINI (PER CONTO DI MARINA BERLUSCONI) HA SENTENZIATO: "È IMPOSSIBILE DA ATTUARE" - CALDEROLI, INTANTO, CONTINUA A GETTARE CARBONE NELLA FORNACE AUTONOMISTA...

PER MAURIZIO MOLINARI L'ADDIO A “REPUBBLICA” NON È STATO UN FULMINE A CIEL SERENO: GRAZIE AL SUO STRETTO RAPPORTO CON JOHN ELKANN, SAPEVA CHE LA SUA DIREZIONE SAREBBE TERMINATA A FINE 2024 - LO SCIOPERO DELLA REDAZIONE IN CONCOMITANZA CON “ITALIAN TECH WEEK” BY EXOR HA ACCELERATO IL CAMBIO DI GUARDIA – LA MANO DI SCANAVINO DIETRO LA NOMINA DI MARIO ORFEO, CARO ALLA VECCHIA GUARDIA DI “REP” MA SOPRATTUTTO ABILISSIMO A GALLEGGIARE IN QUALSIASI TIPO DI TEMPESTE EDITORIALI. NON SOLO: "PONGO" GLI CONSENTE IL DIALOGO CON LA DESTRA: GIANNINI E BONINI SAREBBERO STATI INVECE DI ROTTURA - ORFEO HA CONOSCIUTO ELKANN E SCANAVINO ANDANDO A TUTTE LE PARTITE DELLA JUVE – DI FARE L’EDITORE A ELKANN INTERESSA NIENTE. PUNTA A FAR DIVENTARE EXOR UNA REALTÀ IMPREDITORIALE INTERNAZIONALE,  LONTANA DALL'ERA DEGLI AGNELLI A QUATTRO RUOTE (COME DAGO-DIXIT, PROSSIMAMENTE È ATTESO UN BOMBASTICO ANNUNCIO DI "YAKI" DI RISONANZA MONDIALE PER UN INVESTIMENTO DI EXOR DEFINITO DA ALCUNI "FUTURISTA")