carlo de benedetti mario giordano

“SOLDI TANTI, INDUSTRIA QUASI NULLA” – LA PARABOLA DISCENDENTE DI CARLO DE BENEDETTI BY MARIO GIORDANO: “IL PAPÀ, RODOLFO, HA APERTO LA DINASTIA IMPRENDITORIALE PRODUCENDO TUBI. I SUOI EREDI RISCHIANO DI CHIUDERLA PRODUCENDO UN TUBO. NON C’È SETTORE IN CUI CARLO NON SI SIA CIMENTATO. E NON C’È SETTORE DA CUI NON SE NE SIA ANDATO. A VOLTE CON LE OSSA ROTTE, A VOLTE CON LE TASCHE PIENE. IN OGNI CASO, LASCIANDO BEN POCO ALL’ITALIA” – “E I GIORNALI? ANCHE IL TESORO DI CARTA SI È RIVELATO SOLTANTO CARTA STRACCIA. È PROPRIO ATTORNO ALLA VENDITA DELL’ESPRESSO-REPUBBLICA, INFATTI, CHE È SCOPPIATA LA DEVASTANTE GUERRA EREDITARIA” – LA DENUNCIA A TRONCHETTI PROVERA, OMNITEL, SORGENIA E L’IRRUZIONE IN FIAT

MARIO GIORDANO CON IL SUO LIBRO DINASTY

Estratto da “Dinasty”, di Mario Giordano (ed. Rizzoli), pubblicato dal “Fatto quotidiano”

 

All’inizio della carriera lo chiamavano “tigre”. Ma alla fine si è rivelato una tigre di carta. E la carta si è rivelata pure straccia. Che cosa rimane oggi delle scorribande dell’Ingegnere Carlo De Benedetti?

 

Che cosa rimane dell’imprenditore che “assaltava i cieli della finanza”? Che cosa rimane della potenza del condottiero che scuoteva la Borsa e l’Europa? I tre figli, Rodolfo, Marco ed Edoardo, ormai governano sui resti di quello che avrebbe potuto essere un impero, e invece si è rivelato soltanto una promessa mancata.

 

CARLO DE BENEDETTI

Dentro la Cir, come si chiama da 50 anni la società che controlla i patrimoni della famiglia, sono rimaste soltanto due attività: le strutture sanitarie della Kos e la componentistica per auto della Sogefi, o quel che resta di essa dopo le ultime cessioni. Nient’altro, a parte la cassa piena. Di soldi tanti, di industria quasi nulla.

 

Il papà di Carlo, Rodolfo, ha aperto la dinastia imprenditoriale producendo tubi. Ora i suoi eredi rischiano di chiuderla producendo un tubo. Se uno dice Ferrero pensa al cioccolato, se dice Barilla pensa alla pasta, se dice Lavazza pensa al caffè. Se dice De Benedetti a che cosa pensa? L’Ingegnere è entrato e uscito da ogni settore industriale, senza mai costruire nulla di importante.

 

Senza mai creare qualcosa che sia durato nel tempo. Negli anni Settanta irruppe in Fiat con la voglia di cambiare il mondo dell’auto: se ne andò dopo cento giorni, senza lasciar traccia.

 

eugenio scalfari carlo de benedetti

Si buttò sull’Olivetti per rilanciare l’informatica, ma nel frattempo l’informatica italiana è morta. Nel 1978 a Cupertino incontrò Steve Jobs, che gli propose di partecipare all’avventura di Apple, ma lui rifiutò.

 

“Che cosa vuole questo capellone?” pensò. “Abbiamo cose più serie da fare”. In effetti: si dedicò alla telefonia mobile, facendo nascere il primo operatore italiano, Omnitel, che però fu venduto ai tedeschi. Provò ad andare alla conquista del Belgio, e se ne tornò con la coda tra le gambe.

 

L’alimentare? Ha comprato Buitoni, ma l’ha subito venduta alla multinazionale Nestlé. L’energia? Ha fondato Sorgenia, ma poi se la sono presa le banche perché non riusciva a pagare i debiti.

 

carlo de benedetti gianni agnelli

Insomma, non c’è settore in cui Carlo non si sia cimentato. E non c’è settore da cui non se ne sia andato. A volte con le ossa rotte, a volte con le tasche piene. In ogni caso, lasciando ben poco all’Italia, a parte l’esibizione della sua ricchezza. Che, ovviamente, si è goduto da cittadino svizzero.

 

E i giornali? A lungo cuore del potere debenedettiano, ora sono finiti pure loro fuori dai confini dell’impero. Venduti, liquidati, fatti a brandelli. E pensare che L’Espresso-Repubblica era la vera passione dell’Ingegnere, il gioiello più amato, quello su cui ha investito più energia ed entusiasmo. Ma anche il tesoro di carta, alla fine, si è rivelato soltanto carta straccia.

RODOLFO, CARLO, EDOARDO E MARCO DE BENEDETTI

E infatti oggi per i De Benedetti i giornali non sono più nulla, se non il ricordo amaro di uno strappo che ha sconquassato per sempre la famiglia.

 

È proprio attorno alla vendita dell’Espresso-Repubblica, infatti, che è scoppiata la devastante guerra ereditaria: scontro aperto, furore a mezzo stampa, fiumi di inchiostro e veleni, con il padre all’attacco dei figli, i figli all’attacco del padre, nuore contro suoceri, suoceri contro tutti, e altre baruffe domestiche. Rissa continua, insomma, mentre i giornali, passati in altre mani, non hanno smesso di spegnersi, giorno dopo giorno. Un altro pezzo dell’impero, il più pregiato, finito in macerie.

 

MARIO GIORDANO - DINASTY

Eppure sembravano tutti così felici quel giorno di fine ottobre 2012, quando Carlo donò l’intera azienda ai suoi tre figli. Il futuro appariva radioso. Regnava l’armonia, e tutti giuravano sarebbe stata perenne. Per la verità l’Ingegnere aveva già rinunciato alle cariche operative tre anni prima, ma fu solo allora, nell’ottobre 2012, che decise di cedere a Rodolfo, Marco ed Edoardo anche la proprietà dell’impero, tutta la proprietà, fino all’ultima azione, fino all’ultima partecipazione.

 

(…) (…) Ma nell’ottobre 2019, sette anni dopo il passaggio di consegne, e tre anni dopo l’ennesima intervista di autocompiacimento, l’Ingegnere sbottò, accusando i figli di gestire male l’eredità. E lo fece a mezzo stampa. In particolare disse di sentirsi offeso dalla distruzione dei giornali, i suoi amati giornali, che aveva lasciato nelle mani degli eredi con tanta fiducia. Sostenne che Rodolfo e Marco non erano “capaci di fare questo mestiere”, cioè gli editori.

 

CARLO DE BENEDETTI AI TEMPI DELLA OLIVETTI

Che non amavano l’impero di carta. E che lo stavano facendo a pezzi. I figli, ovviamente, si risentirono e risposero per le rime, pubblicamente, a mezzo comunicati. Seguirono ripicche, stoccate, rapporti che non furono mai più gli stessi, incomprensioni e veleni privati che vennero versati in piazza, sotto gli occhi di tutti.

 

Carlo provò pure a ricomprare ciò che aveva lasciato in eredità. O almeno disse di volerlo fare. Fece un’offerta, troppo bassa però. Inaccettabile. Infatti i figli la respinsero (“Proposta manifestamente irricevibile”) e, quasi per fargli un dispetto, cedettero il tutto a John Elkann, il nipote di Agnelli.

 

JOHN ELKANN - CARLO DE BENEDETTI

L’Ingegnere s’infuriò: “Io quei giornali glieli ho regalati. E mi hanno insegnato che i regali non si vendono...”. (…) È transitato nel fango del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, e ne è uscito indenne (e pure con un bel pacco di miliardi in tasca). È finito agli arresti per Tangentopoli, ma non si è macchiato la reputazione.

 

Ha riempito le poste di inutili telescriventi, ma l’ha fatta passare quasi per un’opera buona. Ha ceduto pezzi importanti della tecnologia ai tedeschi, ma ovviamente l’ha fatto per difendere l’Italia. Ha fatto strage di posti di lavoro, ma lo hanno descritto come un amico dell’occupazione.

 

FRANCO DEBENEDETTI E CARLO DE BENEDETTI

E infine, come si diceva, ha preso la residenza fiscale in Svizzera e per anni si è concesso il lusso di spiegare come bisogna pagare le tasse in Italia (...) Carlo De Benedetti è un cittadino svizzero. Abita a Montecarlo. Ha avuto uno yacht battente bandiera delle Cayman. Però non ha mai smesso di spiegare come bisogna pagare le tasse in Italia.

 

Vere e proprie lezioni di rigore tributario dalla cattedra fiscale di Sankt Moritz.

 

(...)27 aprile 2015, tribunale di Milano.

L’Ingegnere viene convocato come teste. A interrogarlo, l’avvocato Tullio Padovani, che difende l’imputato, l’allora presidente della Pirelli, Marco Tronchetti Provera.

 

CARLO DE BENEDETTI - MARCO TRONCHETTI PROVERA

Avvocato: Lei ha memoria di una sentenza del tribunale di Ivrea in data 14 ottobre 1999 e passata in giudicato il 22 novembre 1999?

De Benedetti: No.

 

Avvocato: Quindi lei non ricorda di che cos’era imputato?

De Benedetti: Non ricordo. Era una cosa irrilevante finita in nulla.

 

Avvocato: Non è finita in nulla. È finita con una condanna nei suoi confronti per falso in bilancio. Le imputazioni si riferivano ai bilanci della Olivetti 1994, 1995 e 1996 per cifre di 45 miliardi, 60 miliardi e 18 miliardi. Lei non ricorda di aver risarcito Olivetti per quei falsi?

carlo de benedetti elly schlein

De Benedetti: No.

Avvocato: Eppure l’ha risarcito, così dà atto il giudice a pagina 16 della sentenza.

 

Lei non ricorda nulla di tutto questo?

De Benedetti: No.

 

Avvocato: Nemmeno di aver risarcito l’Olivetti?

De Benedetti: No. (...)

 

E dire che quel processo l’aveva voluto lui: fu CDB infatti a denunciare l’allora presidente della Pirelli, Marco Tronchetti Provera, per alcune critiche che quest’ultimo gli aveva rivolto, fra le quali quella di essere stato “molto discusso per certi bilanci Olivetti” e di essere stato “coinvolto nella bancarotta del Banco Ambrosiano”.

 

CARLO AZEGLIO CIAMPI - CARLO DE BENEDETTI - MARIO MONTI

Querela, processo, sentenza: Tronchetti Provera venne assolto e così la denuncia si trasformò in un boomerang, perché dimostrò che quelle accuse erano più che lecite. E da allora, dunque, tutti possono dire che De Benedetti è stato “coinvolto” nella bancarotta del Banco Ambrosiano e che fu “discusso” per certi bilanci Olivetti. Ancora una volta l’Ingegnere ha giocato d’azzardo. E ha perso

gad lerner carlo de benedetti JOHN ELKANN CARLO DE BENEDETTI SILVIO BERLUSCONI E CARLO DE BENEDETTICARLO AZEGLIO CIAMPI CARLO DE BENEDETTI carlo de benedetti CARLO DE BENEDETTI CARLO DE BENEDETTI FANPAGE CARLO DE BENEDETTI BY ANDY WARHOLEZIO MAURO - EUGENIO SCALFARI - CARLO DE BENEDETTI roberto colaninno carlo de benedetti CARLO DE BENEDETTIcarlo de benedetti al festival della tv di dogliani 2023 yacht solo di carlo de benedetti 1yacht solo di carlo de benedetti 2carlo de benedetti 5carlo de benedetti al festival della tv di dogliani 2023 carlo de benedetti a 100 minuti 7eugenio scalfari carlo caracciolo carlo de benedetti

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)