brasile germania 2014

DISFATTA BRASILE - TECNICAMENTE MODESTO, SENZA QUALITÀ A CENTROCAMPO, CON UNA DIFESA VULNERABILE SUI FIANCHI E UN ATTACCO IMPRESENTABILE NON FOSSE STATO PER LA PRESENZA DI NEYMAR

Gigi Garanzini per "La Stampa"

 

david luiz e thiago silvadavid luiz e thiago silva

Tutto era cominciato con un’autorete. Con il povero Marcelo che quasi inciampa sul pallone e lo infila nella propria porta, gelando squadra, pubblico e popolo. Ed è finita, o ha cominciato a finire, ancora con Marcelo che perde palla scioccamente in attacco, rimedia in corner, ma senza Thiago Silva non c’è contraerea perché David Luiz è un difensore virtuale e basta un blocco di Klose a tagliarlo fuori e a concedere a Muller il piattone fatale. Da lì, il diluvio. La più clamorosa disfatta in 84 anni di Mondiali, che sembra cronaca ma è già storia e farà epoca nei secoli dei secoli cancellando il Maracanazo del ’50.


Come è potuto accadere? Bella domanda, che non ha risposta se non quella del “calcio, mistero senza fine bello” cui Brera mutuando Gozzano si aggrappava in occasioni come queste. O meglio simili a queste, perché una cosa così non s’era mai vista e chissà quando tornerà a succedere. Intanto la forza della Germania, che è lievitata partita dopo partita. Ma quando una semifinale mondiale finisce 7-1, giusto o sbagliato che sia, non si può partire dai meriti dei vincitori. Si deve partire dai demeriti degli sconfitti.

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Questo era una Brasile psicologicamente fragile. E lo si era visto per l’appunto con quell’autorete dell’esordio. Tecnicamente modesto, senza qualità a centrocampo, con una difesa vulnerabile sui fianchi e un attacco impresentabile non fosse stato per la presenza di Neymar. Proprio Neymar se l’era caricato in spalla guidando la rimonta in quella prima partita con la Croazia.

 

E da lì, poco alla volta, la squadra si era rappattumata contro avversarie certamente più forti di quelle toccate ai tedeschi, il Messico, il Cile, la Colombia. La buona sorte sotto forma di traversa di Pinilla all’ultimo minuto dei supplementari era parso un segnale, ma poi ne sono arrivati altri di segno diverso, e lì con tutta evidenza non c’erano più gli anticorpi per reagire.

 

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Quello stupido fallo di Thiago Silva per ostacolare il rinvio del portiere avversario è costato una squalifica fatale. E da lì a pochi minuti l’infortunio a Neymar ha tolto ai brasiliani l’unico giocatore in grado di cambiare marcia, anche se il grafico del suo rendimento stava già virando al ribasso.


Affrontare la Germania senza i due veri leader era oggettivamente un’impresa. Ma coltivare l’illusione di ritrovarli è stato probabilmente l’errore fatale. Qualcuno ha vaneggiato di un recupero di Neymar per la finale, e pazienza. Ma la federazione ha presentato ricorso contro la squalifica di Thiago Silva e questo, sinceramente, non è stato un bel segnale.

 

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Così come la colpevolizzazione di Zuniga per un (quasi) normale fallo di gioco, sorvolando sul gioco scorretto praticato dai brasiliani per primi contro la Colombia. E l’ultima velleità di venire a capo dei panzer con il solletico di Bernard, al cui cospetto Giovinco è un gigante vero. Adesso c’è un intero paese che piange, e questo davvero non può far piacere a chi ama il gioco del calcio. Ma è anche vero che quel paese aveva sognato troppo in grande. E adesso non potrà nemmeno risparmiarsi la tortura della finale per il terzo posto. 

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