1. DOPO 27 ANNI DI SUCCESSI E VITTORIE, ADRIANO GALLIANI LASCIA LA GUIDA DEL MILAN 2. IL GEOMETRA, NATO JUVENTINO E CONVERTITOSI ROSSONERO, AD APRILE PASSERÀ LA MANO ALL’AMBIZIOSA BARBARELLA CHE GUIDERÀ LA SOCIETÀ “PIÙ TITOLATA AL MONDO” 3. LE “LUCI A SAN SIRO” NON SI SPENGONO SOLO PER GALLIANI, CHE HA PORTATO AL MILAN CAMPIONI INDIMENTICABILI E 28 TROFEI TRA CUI 5 COPPE CAMPIONI, MA PER IL MONDO RUGGENTE E VISIONARIO DI BERLUSCONI, FATTO DI IDEE NUOVE, AZZARDI E UOMINI FIDATI 4. IL CAV. PRIMA S’È VISTO SCIPPARE IL GOVERNO DA NAPOLITANO E MONTI, POI È STATO CASTIGATO DAI GIUDICI, ALFANO E I SUOI L’HANNO ABBANDONATO, LA PASCALE LO HA COMMISSARIATO A CASA SUA E ORA, CHE NON HA NEANCHE PIÙ LA FORZA DI DIFENDERE IL “SUO” DIRIGENTE, VIENE ROTTAMATO ADDIRITTURA DAI FIGLI


1 - MILAN, L'ERA GALLIANI FINIRÀ IN PRIMAVERA
Stefano Scacchi per "la Repubblica"

Le stesse persone di trentaquattro anni fa per voltare pagina senza strappi. È iniziato ieri ad Arcore l'addio di Adriano Galliani al Milan. Tre ore di colloquio con Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, il terzetto che il 1° novembre 1979 aveva sancito l'ingresso dell'allora proprietario dell'Elettronica Industriale nell'universo del Cavaliere.

«Eravamo insieme quando è partita la nostra avventura che non è previsto si interrompa», ha detto Galliani all'uscita di Villa San Martino, mentre Berlusconi lo salutava da lontano. La prosecuzione di questo rapporto non avrà più i colori rossoneri, ma potrebbe comportare un ritorno di Galliani alle origini, con un incarico in una società del gruppo Fininvest (sta crescendo molto EI Towers, azienda leader in Italia per le torri di ricezione dei segnali tv, controllata proprio dalla Elettronica Industriale, ora di proprietà Mediaset).

«Silvio Berlusconi sarà sempre il mio presidente per tutta la vita», continua Galliani con parole da fedelissimo che allontanano la possibilità di dimissioni o separazioni traumatiche, ma anticipano comunque il commiato al Milan. Il cambio della guardia andrà in scena entro la primavera e sarà sancito dall'assemblea dei soci ad aprile. È la dimostrazione che Berlusconi senior ha condiviso le osservazioni elaborate da Barbara nel corso degli ultimi mesi.

Già nel 2012 era previsto l'avvio di una transizione morbida con l'inserimento di un direttore generale nell'organigramma milanista, ma il piano non andò in porto. Ieri ha incassato belle parole da Moratti: «Ho visto la partita del Milan e la tristezza di Galliani mi ha fatto solidarizzare con lui».

Anche venerdì sera l'ex premier e la figlia hanno avuto un lungo confronto. È stato l'ultimo assestamento prima del chiarimento definitivo con il dirigente che ha segnato l'epoca del Milan capace di vincere 28 trofei, tra cui cinque Coppe Campioni, tre Intercontinentali e otto scudetti, alimentando l'epopea del "club più titolato al mondo".

L'ad che ha acquistato il trio olandese Gullit-Van Basten-Rijkaard, il giovanissimo Donadoni, il futuro "Genio" Savicevic, i colpi del ciclo "ancelottiano" Inzaghi, Nesta, Pirlo, Rui Costa e Seedorf, e i brasiliani poi diventati famosi Kakà e Thiago Silva (con la collaborazione di Leonardo) fino agli ultimi botti Ibrahimovic e Balotelli. Affari che sono diventati sempre più complicati con la diminuzione delle risorse economiche a disposizione del Milan.

Nelle ultime sessioni Galliani ha cercato di difendersi con ingaggi di giocatori a parametro zero o in rotta con i club di appartenenza. Ma non è bastato in un mercato nel quale vince chi scandaglia ogni angolo del pianeta alla ricerca dei talenti ancora nascosti.

Non a caso, la difficoltà nel tenere sotto controllo il panorama internazionale con un'adeguata rete di osservatori è stata una delle critiche elaborate da Barbara Berlusconi. Tra pochi mesi a confrontarsi con questa realtà saranno gli uomini scelti dalla giovane componente del cda rossonero. Paolo Maldini direttore dell'area tecnica con un ds della nuova generazione: in lizza i viola Pradè o Macìa, lo juventino Paratici e il veronese Sogliano.

E nuovi manager per l'area economico- amministrativa: tra i papabili, il dirigente della Roma, Claudio Fenucci, e il dg di Coni Servizi, Michele Uva. Possibile anche un ritorno di Demetrio Albertini.
Con ogni probabilità saluterà anche Allegri, fortemente difeso da Galliani in questi anni.

«Ha ragione Ancelotti, Galliani è il Cristiano Ronaldo dei dirigenti», dice l'allenatore livornese chiamato a fermare la crisi di risultati del Milan oggi a Verona col Chievo. «In questi momenti è meglio non pensare troppo - continua Allegri - parlare di terzo posto sarebbe da folli. Dobbiamo solo tornare alla vittoria. E Balotelli in questa stagione non è stato all'altezza». Oggi Super Mario è squalificato, ma d'ora in poi anche lui sarà un osservato speciale del "nuovo" Milan.

2 - MEMORIE DI ADRIANO BERLUSCONI E GALLIANI DIVORZIANO IN PACE
A 34 ANNI DI DISTANZA DAL PRIMO INCONTRO, AD ARCORE, IL PRESIDENTE E LO STORICO AD DEL MILAN SI DIVIDONO SENZA ROMPERE. ADDIO A GIUGNO. VINCE BARBARA
Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

Ieri in mutande alle Bermuda. Domani forse, come nelle poesie di Stefano Benni, tutti nudi a Filicudi a mangiar pesci crudi. Per ora, adesso che la corsa di Adriano Galliani sembra finita, dirlo ai quattro venti non è indizio di virtù e al Bar sport di Arcore servono solo pasti nudi, allucinazioni e rimpianti, si può solo chiudere da buoni amici, marciando ancora pubblicamente compatti come ieri, senza più elogi della follia né pubbliche letture perché ogni cosa è già stata scritta e l'unico vero pazzo è chi non considera lo scorrere del tempo. Dal primo incontro tra il geometra e Berlusconi, di anni ne sono trascorsi 34.

Era novembre anche nel '79 e sulla porta di Villa San Martino, esattamente come ieri in una pallida copia di Vermeer a uso delle telecamere e dei flash, pareva tutto nitido e Silvio osservava salutando l'ospite svanire all'orizzonte. In mezzo molte imprese sportive, alcune gite pericolose tra la Sicilia e i marsigliesi e la regola del silenzio perché qualunque categoria di giudizio si potrà applicare al geometra brianzolo che governò il Milan per un quarto di secolo con piglio da Caudillo, ad eccezione dell'ingratitudine .

Così alla fine del vertice tra mèntore e dipendente, dopo che il grottesco siparietto da separati in casa al Camp Nou tra l'erede e l'amico e le dichiarazioni di Barbara Berlusconi: "Al Milan ci vuole una nuova filosofia aziendale" per citare il padre, avevano creato "l'inferno" è tutto un paradiso di bugie, cortesie per gli ospiti, malcelata indifferenza che abbassando il finestrino della sua macchina sulla realtà e dandosi ai cronisti, Galliani interpreta con piglio distante dall'immortale imitazione che Teocoli, irridendo i suoi sturbi da tribuna, tramandò ai posteri.

È un Galliani misurato che dà appuntamento a Verona (dove Allegri, povero diavolo, si gioca il panettone) e incensa Berlusconi: "Sarà il mio presidente per tutta la vita. Lo era quando ero a Mediaset e a Fininvest, lo è quando sono al Milan". Che promette fedeltà eterna, liquida l'ipotesi parigina al Psg con uno scenografico "roba da pazzi" e in piena tradizione latina, rimanda a domani la verità che l'universo intero conosce già.

Mañana siempre Mañana perché il presente tra arresti, tradimenti, decadenze e tramonti fa troppo male, Barbara preparerà la strada con Maldini, Albertini e Fenucci con relativa calma e a chi ha saputo tacere al momento opportuno: "Non parlerò mai delle vicende societarie del Milan" non si riserva lo stesso trattamento che un notevole Berlusconi da cinema, il ministro Botero del Portaborse di Luchetti animato da uno spietato Nanni Moretti, destinava brutalmente al suo più fedele collaboratore: "Sebastiano, io ti voglio bene, ma è cambiato tutto. Ancora non l'hai capito?".

"No, non ho capito. Cos'è che devo capire?". "Devi capire che tu non conti più un cazzo! Devi capire che io ti tengo con me come una decorazione, come un santino! E che se non firmi quel contratto, io ti faccio internare! Hai capito, rimbambito?". Intorno al desco, ieri ad Arcore, il clima era diverso. C'era Fidel. Fidel Confalonieri. E con loro, Adriano e Silvio. Rugosi, delusi e stanchi, perché niente rende più esausti dell'irripetibilità del miracolo. Tre vecchi che nella rabbia giovane, nella ribalda convinzione del "ghe pensi mi" e nella comunanza di vedute che intuiva con banditesca lungimiranza confini, limiti e possibilità di espansione di un territorio vergine, erano stati ragazzi. Più ragazzi di altri.

In quel '79, dandosi del lei come fecero nei successivi decenni, Berlusconi e Galliani si capirono al volo. Tra il primo e il secondo, in una pausa della cena, la Brianza operosa era salita al potere e il soldato Adriano con la sua "Elettronica industriale" e le sue torri di trasmissione era stato arruolato senza se e senza ma con l'obbiettivo di recuperare spazi e ripetitori sul territorio al fine di far nascere tre reti televisive per poi essere spostato, assecondando la vecchia passione per il pallone che - raccontò in una bella intervista a Cesare Lanza- lo aveva portato a fuggire a Genova a 10 anni per vedere chi tra ungheresi e tedeschi avrebbe alzato la Rimet e poi fino a Chiasso per una zingarata collettiva a vedere il Milan finalista della Coppa dei Campioni 1963, sul solido trono di Milanello.

Ora mentre si appronta una tregua di cartapesta tra le parti e infuria la battaglia "sentimentale" dell'anziano padrone per assicurargli una meritata immunità diplomatica, un posto alla presidenza della Lega o un qualunque altro incarico in linea con una carriera da dirigente che gli creò sì qualche grana ai tempi di Calciopoli e non piaceva a Rivera: "Non riesco mai ad infastidirmi per le parole di Galliani. La sua incompetenza è evidente", ma al Milan di Sacchi, Gullit e Capello ha consentito di vincere di tutto un po', il tono prevalente è l'elegia.

L'ostentata signorilità da copertina perché contratti, buonuscite e accordi verranno stipulati e saranno generosi, ma in prima pagina, non finiranno mai. La tentazione di considerare questo pomeriggio di novembre così vicino e così lontano a quello di 34 anni fa, come la chiusura definitiva di un cerchio, è più forte della voglia di scoprire se davvero, con i suoi tempi e a quali condizioni, abbia vinto Barbara.

La nuova "filosofia" confina con l'anagrafe, con le brame filiali, con l'inevitabile successione aziendale di un mondo che declina al ritmo dell'azzardo. Silvio Berlusconi ha buona memoria. Ridisegna la realtà per deformazione, convenienza e attitudine martirologica, ma rimembra ancora. Ricorda tutto. A Marsiglia, nel '91, al Velodrome, il Milan perde e uno dei riflettori va ad intermittenza.

Al 90', Galliani si illumina. Attraversa il campo e trascinando il trench in stile Bogart fa suonare l'ultima canzone. Un ordine secco. Un inaudito rompete le righe ai calciatori: "Fuori, adesso". Ora che lo invitano a fare lo stesso, si scopre che le luci si spengono per tutti e come in quella canzone, rimangono solo soldi e celebrità. A Milano fa più freddo e all'improvviso, San Siro, dove Adriano governava senza rivali, è una terra straniera, una zona franca, il luogo di un passato che non tornerà mai più.

 

ADRIANO GALLIANIGalliani e Barbara Berlusconi allo stadio durante Barcellona Milan Galliani-AllegriFOTO GALLIANI BARBARA BERLUSCONIgalliani furioso Berlusconi Galliani e Katarina Knezevic a San Siro Da Novella 9tr37 adr galliani figliobud gallianiadriano gallianibriatore galliani dsc 0022giraudo urbani galliani sensi pescantePATO

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…