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"NON E’ UN DRINK, E’ PAUL GASCOIGNE" – DA OGGI SU "PRIME VIDEO" IL DOCU-FILM SU GAZZA, PER MOURINHO IL VERO "SPECIAL ONE" – LA MORTE DELL’AMICO DI UN’INFANZIA E DI UN CUGINETTO A TORMENTARLO: “HO CAPITO CHE I 90 MINUTI SUL CAMPO ERANO LA MIA SALVEZZA, LÌ NESSUNO POTEVA TOCCARMI. SE AVEVO PROBLEMI, SPARIVANO GIOCANDO”. FUORI INVECE C'ERANO L’ALCOL, L'INSONNIA, I TIC, GLI PSICHIATRI. E COMUNQUE QUANTO È BELLO GASCOIGNE QUANDO RIDE – GLI ANNI ALLA LAZIO, ITALIA ’90 E L’OMAGGIO DI ACHILLE LAURO – VIDEO

 

https://m.dagospia.com/le-notti-magiche-di-gazza-paul-gascoigne-confessions-a-italia-90-giocai-a-tennis-fino-a-238302

 

https://m.dagospia.com/gascoigne-a-italia-90-lo-andavo-a-recuperare-nei-bar-completamente-ubriaco-era-il-piu-forte-ma-218609

 

 

Angelo Carotenuto per “la Repubblica - Edizione Roma”

 

Paul avrebbe voluto calciare la punizione. Lo convinse Signori ad andare invece in area al posto suo, che cosa ci avrebbe fatto altrimenti lui così piccolo là in mezzo.

 

gascoigne

Gettò allora in mezzo la palla come un gocciolone e sotto ci mise la testa proprio Gascoigne, mandandola quasi all' incrocio, pareggiando così il vantaggio segnato dal principe Giannini. Era il primo derby di Roma giocato in vita sua e al ricordo dice che « sembrava avessimo vinto la guerra, avrei potuto vivere di rendita, segnare la prima volta in un derby davanti a 100 mila persone ».

 

Certo che avrebbe potuto il ragazzo venuto da Gateshead, uno che resta bloccato nel traffico della città e scopre che accanto alla macchina un crocchio di ragazzetti gli grida: " You are my God, Paul, you are my God".

 

gascoigne

È da oggi su Prime Video il documentario Gascoigne, scritto e diretto da Jane Preston, prodotto da Salon Picture e distribuito da 102 Distribution e Samarcanda Film, in collaborazione con la Lazio, già visto in anteprima a Roma quattro anni fa alla prima edizione del Festival nazionale del calcio solidale. La sua esperienza italiana prende 6 degli 86 minuti complessivi del lavoro ma racconta quanto Gascoigne non proprio un amante dei canoni giudicasse il passaggio in Serie A abbastanza fuori dal mondo.

 

«Non ho mai visto niente del genere» , racconta in prima persona del suo arrivo in città. «Gli italiani sono ossessionati dal calcio. C' erano due sedute al giorno, il riscaldamento era più duro dei nostri allenamenti in Inghilterra. Se perdevi anche solo 1- 0 arrivava il presidente e diceva: non si va a casa, in ritiro. Era la regola».

 

C' è il Gascoigne dei suoi gol più belli e quello dei suoi dolori più atroci, fisici e non, compreso il tackle tentato su Nesta in allenamento e finito con la tibia e il perone rotti.

«Non c' era una barella, mi hanno portato fuori in quattro, ognuno andava per conto suo, la mia gamba faceva così, sono stato fermo un anno».

 

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A un mese dalla morte di Maradona, si avvertono inconfondibili echi nelle vicende del più simile a Diego tra gli europei. Per istinto, per fantasia, per incontenibilità. C' è un' amichevole Siviglia- Lazio nella quale i due appaiono insieme, e insieme si confessano di non reggersi in piedi.

 

Lineker sostiene che senza le sue debolezze, Paul non sarebbe diventato il giocatore che è stato. Per Rooney è stato il miglior inglese. Per Mourinho: il vero Special One. È un film che ci porta nel cuore dei fantasmi che tengono compagnia a Gascoigne e che lo hanno scaraventato dentro i molti tunnel senza luce del suo cammino. Prima la morte tra le proprie braccia dell' amico d' infanzia Steven, affidatogli dalla madre e travolto in strada da una macchina: per qualche giorno Paul sarebbe andato a dormire al posto suo, dove avevano sistemato la bara. Poi la seconda tragedia che lo assilla, quella di un cuginetto di 12 anni, che un giorno gli dice: "Ho letto un tuo articolo, mi è venuta voglia di giocare a pallone, posso?". Venti minuti dopo è morto. Soffriva d' asma, non aveva con sé l' inalatore.

GASCOIGNE

 

«Non mi fa stare meglio sapere che senza quell' articolo sarebbe vivo» , si tormenta ancora Gascoigne.

 

Il suo arrivo a Roma mise fine alla supremazia urbana della squadra di Dino Viola, fu il seme per la mutazione genetica, l' incipit di quella che sarebbe stata l' era Cragnotti. La sua partenza scosse gli inglesi e li spinse a rilanciare il loro campionato. Giocava un calcio fuori dal registro e della tradizione del suo paese. Era condannato a essere molto più che se stesso. «Ho capito che i 90 minuti sul campo erano la mia salvezza, lì nessuno poteva toccarmi. Se avevo problemi, sparivano giocando» , racconta allora Paul alla camera. Fuori invece c' erano l' insonnia, i tic, gli psichiatri. E comunque quanto è bello Gascoigne quando ride.

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