MENO TAVECCHIO, PIÙ STRAVECCHIO - DA OPTI POBÀ ALLE DONNE “HANDICAPPATE” FINO ALL’INVITO A BARBARA BERLUSCONI AD OCCUPARSI DEL MILAN FEMMINILE: L’EX SINDACO IN CORSA PER LA FIGC È UN GAFFEUR SERIALE CON LINGUAGGIO DA “VENDITORE DI CACIOTTE”
1. QUEL VOCABOLARIO DA PRIMA REPUBBLICA: “LE DONNE SONO COME NOI...”
Mattia Feltri per “La Stampa”
Se vocabolario e sintassi fossero lo specchio dell’anima, come pare di comprendere dopo la dissertazione sul fantomatico Opti Poba e i mangiatori di banane, che si dovrebbe pensare di Carlo Tavecchio al termine della sbobinatura - via You Tube - di alcuni dei suoi più tortuosi enunciati? Eccone uno: «Ogni volta che facciamo il comunicato numero uno a me mi viene l’itterizia a scriverlo, perché ogni anno ci abbiamo messo dentro un altro bordello in questa storia qua. E siamo tutti che si masturbano a inserirlo in questo bordello qua... Direte: che parole scurrili... No, vanno dette...».
Era il 25 luglio, il medesimo giorno e il medesimo discorso di Opti Poba. E senz’altro non è un concetto che lasci di sale come quell’altro, ma è forse anche più indicativo del calibro di Tavecchio, il candidato alla presidenza della Federazione di alcuni dei monumenti di un calcio che vinceva (in alcuni casi) e non vince più: Adriano Galliani, Franco Carraro, Tonino Matarrese. Anche perché alla parabola del comunicato numero uno seguiva la terapia - così vi guarirò! - che passava attraverso l’istituzione di una «cabina di regia», che non è quella di Andrea Pirlo bensì il luogo accigliato della non decisione lungo gli anni talvolta polverosi della Prima repubblica.
barbara berlusconi, vestita con la maglietta rossonera 2
Sono proprio le scelte lessicali di Tavecchio a dirci qualcosa di Tavecchio. E se avessimo avuto buone orecchie, quel qualcosa lo avremmo sentito tempo fa. Ora, in una furia reattiva con qualche intento sommario, si usano le perle di Tavecchio in forma un po’ disinvolta: viene fuori un’intervista a Report nella quale sosteneva che le donne non sono agonisticamente handicappate come invece si era in precedenza ritenuto, e si ricorda del giorno in cui invitò Barbara Berlusconi a occuparsi del Milan femminile.
Nel primo caso usava il termine «handicappate» nell’accezione informale di una quarantina d’anni fa, ma non offensiva, e nel secondo rispondeva sguaiatamente alla ragazza che gli aveva dato del nonno, argomentazione che non supera in eleganza quella di Tavecchio.
Ma, in ogni caso, salta fuori il profilo di un uomo che non ha problemi tanto con l’anagrafe quanto di sintonia con il mondo corrente, nel quale gli toccherebbe di muoversi da capo del calcio italiano, incaricato di trattare con la Fifa, la Uefa, qua e là con un premier o l’altro.
E Tavecchio è uno appena giunto alla conclusione che atleticamente le donne non sono handicappate («sono come noi»), che con ambizioni denigratorie ricaccia la giovane Berlusconi nel suo ambito femminile, che immagina un futuro con meno Opti Poba e più cabine di regia, e non sembra l’idea più lungimirante del secolo. E che pronuncia le arguzie con un tono e un glossario che nelle versioni perfide sono da «venditore di caciotte», in quelle filologiche da politico democristiano degli anni Ottanta - figura rispettabile ma non modernissima.
E del resto democristiano lo fu: sindaco di Ponte Lambro (provincia di Como, quattromila e quattrocento abitanti) dal 1976 al 1995, carica che, insieme con l’attività professionale, gli fece guadagnare un cospicuo numero di condanne, come hanno ampiamente ricordate le cronache recenti: tre mesi una volta per omissione di versamento di ritenute previdenziali, quattro l’altra in falsità di titolo di credito, due la volta dopo per evasione dell’Iva, ancora tre per abuso d’ufficio, roba non drammatica ma che non contribuisce a lustrare il curriculum. Probabilmente la dottrina della banana è stata utile a proiettare al centro dell’attenzione - spesso così disattenta - un uomo indicato al risanamento del nostro malmesso football, ma forse non quanto l’acciaccato Tavecchio.
2. ULIVIERI, TAVECCHIO INADEGUATO PER PRESIDENZA
Da “ansa”
(ANSA) - "Carlo Tavecchio ci pare inadeguato come candidato a presidente, il suo è un programma solo d'impresa, che porterà la Figc nel baratro". Così il presidente dell'Assoallenatori (Aiac), Renzo Ulivieri, parlando a Coverciano. "Non mi piace la visione che ha Lotito dell'intera federazione, una visione ottusa e miope. Quanto a Malagò, prima attaccava Abete un giorno si e uno no, adesso - ha continuato Ulivieri - parla di autonomia della federazione e di rispetto delle regole. Questo però valeva anche prima...".
3. TAVECCHIO; SACCHI, SI È SBAGLIATO MA NON È RAZZISTA
Da “ansa”
(ANSA) - "Ho visto che Tavecchio è stato attaccato molto, si è sbagliato, ma ci sono cose altrettanto gravi che trascuriamo. Lo conosco, di sicuro non è razzista". Così Arrigo Sacchi sulla gaffe di Carlo Tavecchio, candidato alla presidenza della Figc, sui giocatori stranieri 'mangia banane'. "Stimo sia lui che Albertini, hanno fatto entrambi un buon lavoro - aggiunge l'ex ct azzurro - I programmi? Vedo che anche i politici non li dicono mai. In un paese civile ci dovrebbe essere un programma vantaggioso per il sistema, non per le singole componenti".