“MEGLIO LASCIARSI SUL PIÙ BELLO CHE DIRSI ADDIO QUANDO CI SONO LE DIFFICOLTÀ” - SARRI SI CONGEDA DA NAPOLI CON LA SPIEGAZIONE PIU’ SEMPLICE DI TUTTE: “SAREBBE LA CITTÀ IDEALE PER VINCERE, MA SE LA TUA DIRETTA CONCORRENTE È PIÙ POTENTE, HA PIÙ SOLDI ALLA FINE DIVENTA DIFFICILE - SARÒ SEMPRE GRATO A DE LAURENTIIS PER AVERMI DATO L'OPPORTUNITÀ DI ALLENARE LA SQUADRA PER CUI TIFAVO DA BAMBINO”
1 - IL TORO CAPOLINEA DEL NAPOLI E SARRI ANTICIPA L' ADDIO «È MEGLIO LASCIARSI ADESSO»
Monica Scozzafava per il “Corriere della Sera”
LA DISPERAZIONE DI MAURIZIO SARRI DURANTE NAPOLI TORINO
Certi amori prima o poi finiscono, Maurizio Sarri lo ha percepito. E allora, applaudito dai 50 mila del San Paolo, ha lasciato il campo al termine di Napoli-Torino salutando con le braccia alzate i tifosi per i quali è diventato una divinità. Mentre, imperterriti, continuavano i cori di contestazione a De Laurentiis. Il risultato della gara (2-2) diventa un dettaglio, nonostante abbia definitivamente consegnato lo scudetto alla Juventus.
Il Torino dell’ex amico Mazzarri ha fatto la sua parte, soprattutto nella ripresa, rispondendo al vantaggio di Mertens con Baselli e rimontando il gol di Hamsik con De Silvestri. Al termine è festa per tutti. E Sarri fa fatica a tenere a freno l'emozione: «Questa è una città unica, inciderà sulla mia scelta di restare o andar via. Meglio lasciarsi sul più bello che dirsi addio quando ci sono le difficoltà. Già una volta, lo scorso anno, sono rimasto qui per amore dei napoletani, era la notte di Champions a Madrid».
Se non è un congedo poco ci manca e il riferimento alla sconfitta contro il Real non è casuale. Fu quella, infatti, la notte del primo acceso diverbio con il presidente De Laurentiis, che gli imputò la mancata rotazione dei giocatori.
Esattamente la stessa critica che gli ha mosso alla vigilia di Napoli-Torino, sulla quale Sarri torna: «Se non è contento mi dispiace, ma pazienza. Ho sempre fatto le scelte per la squadra, in buona fede e nell'ottica di provare a spingere al massimo sulla competizione a cui i napoletani tenevano di più. Non ho litigato con il presidente e le sue parole non influiranno sulla mia decisione. Piuttosto, poteva evitare di chiamare in causa Spalletti e le sue scelte sbagliate durante Inter-Juve, io sono abituato, Luciano temo di no».
Hamsik gli ha appena chiesto di restare: «Il mister ci ha fatto crescere tanto, dispiacerebbe a tutti se andasse via». La replica diventa un'altra conferma: «Vorrà dire che lo porterò con me». Con il sorriso, senza nervosismo. Senza più adrenalina. La serenità di chi sa di aver dato (e ricevuto) tutto e anche di più e adesso merita un palcoscenico diverso, più ricco e stimolante.
«Napoli sarebbe la città ideale per vincere, ma se la tua diretta concorrente è più potente, ha più soldi alla fine diventa difficile. Ora però bisogna onorare le ultime due e superare i 90 punti. Poi penseremo alle clausole e ai contratti, se De Laurentiis vuole ha anche lui un'opzione per liberarsi di me. Gli sarò sempre grato per avermi dato l'opportunità di allenare la squadra per cui tifavo da bambino».
Sarri vedrà il presidente dopo il 20 maggio e probabilmente anche il Napoli avrà le idee più chiare sul sostituto, uno tra Giampaolo, Conte e Fonseca. Titoli di coda, mentre la città ringrazia l' allenatore per lo spettacolo di calcio a cui ha assistito, protesta contro gli arbitri e De Laurentiis: a loro imputa lo scudetto mancato.
il dito medio di sarri verso alcuni contestatori
2 - DA ORSATO AI GRANATA PASSANDO PER FIRENZE
Giampiero Timossi per il “Corriere della Sera”
C'è sempre un giorno di maggio che vorrebbe lasciare il segno. Si parte dagli ultimi istanti di Napoleone, si finisce a parlare di scudetti, sfumati o assegnati. Ieri ci ha provato anche il 6 maggio. Una data (quasi) da ricordare. Perché il 2-2 tra Napoli e Torino ha (quasi) assegnato lo scudetto alla Juventus. Ora restano sei punti di distanza e altrettanti in palio, gli scontri diretti sono in equilibrio, deciderà la differenza reti e anche qui la Juventus sta un pezzo avanti, anzi è a più sedici. Sarri dice «ce la giocheremo fino all' ultimo».
Però, per ribaltare una differenza così in due gare, forse non basterebbe neppure Ramon Quiroga. Era un portiere nato in Argentina, ma giocò i Mondiali del 1978 con il Perù. E dagli argentini padroni di casa beccò 6 gol e un' ammonizione a centrocampo. Tutto fu ritenuto poi decisamente imbarazzante e piuttosto sospetto. Veleni, ci risiamo. Perché il 6 maggio 2018 dello stadio San Paolo di Napoli non è il 5 maggio interista del 2002.
No, bisogna fare due piccoli salti indietro. Pazienza se si ripiomba nel mese di aprile: giorno 28, sabato sera, stadio San Siro. Forse è in quella data che il Napoli ha (quasi) perso lo scudetto, anche se non c' era nessuna maglia azzurra sul prato del Meazza.
A risaltare è stata una maglia gialla come un evidenziatore, indossata dall' arbitro Daniele Orsato, ieri lasciato a riposo dai suoi capi: Pjanic era da espellere, la parità numerica tra bianconeri e nerazzurri andava ristabilita. A Napoli, ora, ci hanno fatto una poesia, recitata anche ieri a Fuorigrotta. Tradotta dal dialetto suona più o meno così: «L' arbitro è sensibile/ci vuole cuore/basta un attimo per fischiare un rigore».
il cardinale sarri e il sangue di san gennaro
Ecco, forse è davvero qui che il Napoli ha (quasi) perso lo scudetto. O forse lo ha perso (quasi, quasi) un giorno dopo, il 29 aprile si è fatto travolgere a Firenze. No, il 6 maggio 2018 non sembra il 5 maggio del 2002. «Non penso sia stata questa partita a decidere lo scudetto del Napoli», ha detto Mazzarri, che allena il Toro ma non ha dimenticato l' affetto (ricambiato) dei napoletani. Poi, come diceva un cowboy in un film di John Ford, «fra la verità e la leggenda, è sempre la leggenda a farsi preferire».
SARRI DE LAURENTIIS GIUNTOLI 2