banksy lego 2.jpg

STREET ART (POCO) DI LOTTA E (MOLTO) DI GOVERNO - DA ARTE DI ROTTURA A BRAND: BANKSY E SOCI FINISCONO ANCHE SUI LEGO - BEN EINE OGGI COLLABORA CON LOUIS VUITTON: “VENDO PRODOTTI DI LUSSO”

BANKSY LEGOBANKSY LEGO

Stefania Parmeggiani per “la Repubblica”

 

Due amanti si baciano mentre guardano il cellulare. Una bambina insegue un palloncino rosso. I protagonisti di Pulp Fiction impugnano banane invece che pistole. Una cameriera solleva il muro e nasconde lo sporco. Il mondo di Banksy rivive nel salotto di una casa canadese, ricostruito con i Lego dal fotografo Jeff Friesen e da sua figlia.

 

Nato come passatempo famigliare, il progetto Bricksy è diventato virale. È un omaggio pieno di ironia all’artista di Bristol, ma è anche un segno dei tempi: la Street Art sta diventando un gioco, un fenomeno di massa, un’operazione commerciale. Rischia di essere gentrificata come le periferie in cui è nata.

 

graffito banksy in plasticagraffito banksy in plastica

«La Street Art è diventata, come il rock, un settore commerciale e ha perso il suo carattere sovversivo », ha detto Christian Guémy, in arte C215. Dopo avere riempito i muri di Parigi con il volto di sua figlia, dei senzatetto, degli immigrati e di persone comuni, l’artista francese si è preso una pausa dalla strada.

 

In Douce France ha ritratto l’ex ministro Charles Pasqua su una bottiglia di Ricard, il cantautore Renaud su un impermeabile giallo, Dominique Strauss-Kahn su un distributore di preservativi, Pierre Richard sulla suola di una scarpa, Michel Houellebecq su un atlante stradale...

 

banksy in stile legobanksy in stile lego

«La Street Art doveva essere una denuncia del consumismo e ha finito con il diventare parte del sistema consumistico borghese. È l’impostura del cool». Lui non si dichiara innocente. «Mentre i writer non si sono posti il problema della commercializzazione, gli street artist hanno calcolato tutto in funzione di questa, dei musei e degli onori più diversi. Mi spiace incarnare un esempio perfetto di questa dinamica», ha scritto in una lettera ormai famosa pubblicata sul sito Rue89.

 

Non è il solo. Sempre più artisti si sentono a disagio sotto il cappello della Street Art. C’è chi cancella le sue opere appena fiuta il pericolo di uno sfruttamento commerciale e chi fa del proprio nome un brand del lusso. Molti vivono in una terra di mezzo, coccolati dai galleristi e dai musei, ma affezionati alle incursioni illegali. Tra gli irriducibili Blu, artista italiano inserito dal Guardian nella lista dei dieci migliori writer di sempre, insieme a Banksy e a Keith Haring.

 

Murale di Blu a Niscemi Murale di Blu a Niscemi

L’artista che denuncia con i suoi enormi murales il capitalismo, la guerra, la distruzione dell’ambiente non è mai sceso a compromessi. Quando il Moca di Los Angeles lo ha chiamato a dipingere una parete con un’opera contro la guerra non si è posto il problema di soddisfare la committenza. Ha disegnato bare di soldati con al posto della bandiera americana un dollaro.

 

Il giorno dopo quel murales è stato imbiancato perché “inappropriato”. A dicembre si è autofinanziato per cancellare due delle sue più celebri opere: Brothers e Chain a Berlino. Rischiavano di essere travolte da un progetto di riqualificazione urbana e commerciale: «Dopo aver vissuto i cambiamenti avvenuti in quest’area negli ultimi anni – ha scritto nel suo blog – abbiamo deciso che era arrivato il momento di cancellarli entrambi».

 

Firma di Blu a Bologna Firma di Blu a Bologna

Dall’altra parte del muro Ben Eine, artista londinese diventato una star quando David Cameron ha donato uno dei suoi dipinti a Barack Obama. Dopo avere passato vent’anni a dipingere i muri di Londra e avere collezionato tra i quindici e i venti arresti, Eine ha dato una svolta commerciale alla sua arte. E oggi collabora con Louis Vuitton. In una intervista all’ Independent che gli chiedeva come fosse possibile fare coesistere un’arte nata come illegale con l’alta moda, Eine ha risposto stupito: «Io vendo prodotti di lusso, i miei dipinti costano tra i diecimila e i ventimila dollari».

 

Spiega che la strada, all’inizio, è stata la sua unica possibilità. «Quando ho cominciato pensavo che stava per cambiare il mondo. Ma quando, 20 anni più tardi, il mondo non era ancora cambiato, mi sono stufato di regole autoimposte».

 

«La Street Art è dunque finita? », si è chiesto il collettivo romano Laszlo Biro organizzando una lunga tavola rotonda sulle conseguenze di tanta attenzione mediatica e commerciale. Tra gli invitati Hogre, che oggi ricorda i suoi esordi nelle periferie di Roma, sulla scia di writer come JBrock, Zibe e Pible. Spiega che la Street Art non è un movimento artistico: «Blu e Ben Ein hanno in comune poco e niente, come non hanno niente in comune un attivista che lascia il suo messaggio politico su un muro e una multinazionale che si appropria di quel muro con e per denaro.

 

Blu a Madrid Blu a Madrid

C’è confusione perché nessuno ha mai definito la sua opera punto per punto, come in un manifesto delle prime avanguardie. Non è mancanza di coraggio, la cultura originale dei graffiti e dell’hip hop è quella del fare e non spiegare». Così, però, i muri si sono riempiti di opere firmate da creativi che hanno come unico obiettivo la vendita di un prodotto, fosse anche il proprio nome.

 

«Escludendo l’attivismo politico di Blu e Banksy è già da tempo che la Street Art non contesta più la logica delle pubblicità in strada, ma anzi si aggiunge a questo frastuono. Nel peggiore dei casi, può diventare anche uno strumento della speculazione edilizia, quindi direi che è giunto il momento di cambiare rotta. Non abbandonerei le strade però. La mia idea è piuttosto un cambio di medium: dipingere un muro non è più un’offesa per la proprietà privata, il mio bersaglio diventeranno i cartelloni pubblicitari».

 

Anche chi non dichiara guerra al mercato dell’arte, guarda con sospetto la moltiplicazione dei festival e dei progetti di riqualificazione urbana attraverso i murales. «La Street Art è l’arte della nostra epoca e il compito dell’arte non è quello di arredare ma è quello di comunicare, smuovere le coscienze e stimolare riflessioni per capire le dinamiche della società contemporanea e la direzione che stiamo prendendo», interviene Eron, autore sia di murales che di opere su tela.

Il Cristo Redentore di Blu Il Cristo Redentore di Blu

 

«La Street Art oltre a invadere il tessuto urbano delle città di tutto il mondo ha invaso anche il mercato dell’arte contemporanea, ma senza venirne assorbita. Gli artisti hanno ancora il “pennello” dalla parte del manico».

 

«Oggi è in atto un cambio generazionale» ha spiegato Jim Rockwell, uno dei fondatori di End of The Line, una società londinese di artisti che hanno lasciato gli squat per realizzare murales su commissione. Intervistato dall’ Economist per una inchiesta sui meccanismi che hanno permesso ai graffiti di diventare rispettabili, Rockwell ha detto: «La Street Art si è imborghesita. Oggi si può vivere dipingendo pareti, l’accettazione significa che non è più necessario scappare dalla polizia. Ma se la cultura sopravviverà è un’altra questione».

BANKSY LEGO 2.pgBANKSY LEGO 2.pg

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…