jeff koons serpents

UNA PRESA PER IL KOONS – HA VINTO LA BATTAGLIA IN APPELLO CONTRO JEFF KOONS IL COLLEZIONISTA GENOVESE CHE, NEL 1991, ACQUISTÒ A SCATOLA CHIUSA A UN’ASTA DOGANALE UN’OPERA DELL’ARTISTA PER 500MILA LIRE: LA SCULTURA IN PORCELLANA DELLA SERIE “BANALITY”: SERPENTS È RIMASTA A CASA DELL’UOMO PER ANNI, MA QUANDO HA PROVATO A VENDERLA CHIEDENDO L’AUTENTICA A KOONS, PRIMA SI E' SENTITO RISPONDERE CHE ERA UN FALSO E POI CHE SI TRATTAVA DI UN “PROTOTIPO IMPERFETTO” DESTINATO ALLA DISTRUZIONE. MA IN REALTÀ…

Carlotta Lombardo per il “Corriere della Sera”

 

serpents jeff koons 4

Questa è l'incredibile storia di un broker assicurativo di Genova che compra all'asta per qualche centinaia di migliaia di lire una scatola chiusa, scopre che contiene un'opera di Jeff Koons e, nonostante l'artista ne rinneghi la paternità, grazie all'abile lavoro del suo avvocato - Marianna Garrone - riesce a battere in tribunale l'artista vivente più potente al mondo (due anni fa un suo coniglietto in acciaio è stato venduto per 91,1 milioni di dollari).

 

Trovandosi ora tra le mani una vera fortuna. Possibile? «L'opera era stata smarrita: l'ho acquistata nel 1991 a un'asta doganale a Milano delle merci non reclamate e non ritirate. La base d'asta era di 500.000 lire», racconta l'elegante signore di 74 anni, da sempre appassionato d'arte e che, per questioni di privacy, chiameremo il Collezionista. L'opera a monte della discordia è una scultura in porcellana della serie «Banality»: Serpents , la numero 2/3: due serpenti con occhi gialli e papillon verdi, proveniente dalla prima mostra «Banality» di Koons organizzata dalla Galerie Max Hetzler di Colonia, nel 1988. Il Collezionista, al momento dell'acquisto, però non lo sa.

jeff koons

 

«La scatola era chiusa, senza mittente, con una piccola scritta: Jeff Koons. Serpents - racconta -. Allora non era famoso ma il suo nome iniziava a circolare Diciamo che ho avuto intuito. Quando l'ho aperta mia moglie alla vista di quei serpenti mi ha detto: "O loro, o me". Li ho tenuti, mi piacevano». Le prime vicissitudini circa l'autenticità dell'opera risalgono al 1997 con il primo tentativo di vendita, a New York, tramite Christie's.

 

«La faccio valutare, dicono che è "ottima" e fissano la base d'asta a 100.000 dollari - continua il Collezionista -. Per venderla però avevo bisogno dell'autentica di Koons e così gli scrivo, chiedendogliela. Dopo tante insistenze mi risponde che l'opera è un falso e sapete perché? Visto che era andato perso un originale, quello in mio possesso, ne aveva fatto un altro e l'aveva venduto. Insomma, avrebbe dovuto ammettere di aver fatto due esemplari con la stessa numerazione...».

serpents jeff koons 3

 

Ne nasce un processo presso la Corte di New York e, interrogato, Koons cambia versione sulla natura dell'opera. «Da falso dice che è un prototipo imperfetto che avrebbe dovuto essere distrutto senza, tra l'altro, riuscire a provarne i difetti. Così, dopo il processo, viene restituita al Collezionista ma l'affare sfuma», interviene l'avvocato Garrone. Lo stesso accade qualche anno dopo, nel 2014, quando un gallerista milanese presenta al Collezionista un'importante offerta rivolgendosi, prima di concludere l'acquisto, a Koons per il rilascio dell'autentica.

 

Negato: l'opera, ribadisce l'artista, è un «prototipo insoddisfacente» destinato alla distruzione. «A quel punto mi sono arrabbiato e l'ho citato in giudizio davanti al Tribunale di Milano chiedendo un risarcimento danni per la vendita persa. Koons, che ha rigettato le accuse, mi ha chiesto a sua volta un risarcimento danni per 8 milioni di euro sulla base del valore medio degli esemplari autentici dell'opera Serpents . Non dico altro».

 

serpents jeff koons 1

A ottobre la Corte d'Appello di Milano ha confermato la sentenza del Tribunale sulla paternità dell'opera: quei serpenti smarriti a Milano e comprati per «poche» migliaia di lire sono di Koons, l'artista più quotato al mondo, e sul mercato ne esistono due autentici esemplari 2/3. Il risarcimento al Collezionista è dovuto. «Pende la Cassazione, ma confidiamo nella conferma della sentenza di secondo grado. Stavolta - chiosa il fortunato proprietario - Koons l'ha fatta grossa. Ora l'opera ha un valore inestimabile. Voglio vedere cosa succede. Chissà come il mercato accoglierà la notizia».

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