IL VIDEO TRATTO DA "LA STORIA SIAMO NOI"
CESARE ROMITI1- TRASCRIZIONE DELL'ESTRATTO DELLA PUNTATA DE "LA STORIA SIAMO NOI", ANDATA IN ONDA IL 7 OTTOBRE 2010 SU RAI3
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=89
Minoli: Senta, e Montezemolo che scende in politica lei come lo vede?
Romiti: Ecco, qui la vediamo ancora...facciamone ancora un'altra (domanda)
Minoli: Un'altra...andiamo di silenzio in silenzio, insomma...
Romiti: Sì, sì, di silenzio in silenzio (ride)
Minoli: Senta, ma è vero che lei con Montezemolo ha avuto uno scontro durissimo, che l'ha cacciato dalla Fiat, l'ha mandato alla Cinzano perché vendeva gli incontri con l'Avvocato Agnelli e forse anche con lei (riferendosi a Romiti), non so.
GIANNI MINOLIRomiti: Sì, è vero questo, ma io non l'ho cacc...non è che l'abbiamo...lo scontro durissimo non c'è stato...
Minoli: Ah, non c'è stato.
Romiti: ...perché lui ha ammesso quello che avveniva. Eravamo insieme, l'Avvocato Gianni Agnelli ed io e lui naturalmente ha lasciato immediatamente l'azienda, l'Avvocato - non io - gli ha procurato poi una posizione nella Cinzano.
Minoli: Quindi non lo voterebbe se scende in politica.
Romiti: Certamente no.
2- LIBERTÀ DI INFORMAZIONE? - L'ITALIA FUTURA DI MONTEZEMOLO AGITA LA MANNAIA GIUDIZIARIA CONTRO DAGOSPIA, REO DI SCRIVERE COSE SGRADITE (MA ARCINOTE): "DUE MILIONI DI EURO DI RISARCIMENTO DANNI PER CAMPAGNA DIFFAMATORIA LESIVA DELL'IMMAGINE E DELLA REPUTAZIONE" - NON CI RISULTA CHE ABBIA MAI QUERELATO ROMITI QUANDO DICHIARÒ: "ABBIAMO PESCATO UN PAIO DI PERSONE CHE PRENDEVANO DENARO PER PRESENTARE QUALCUNO ALL'AVVOCATO. UNO DEI DUE L'ABBIAMO MANDATO IN GALERA, L'ALTRO ALLA CINZANO". E L'"ALTRO", SPEDITO IN ESILIO IN SVIZZERA NEL GENNAIO 1983, ERA APPUNTO IL PURO MONTEZEMOLO
"Non sono amato da coloro
che sono convinti di essere
le mie vittime; ma sono molto
più amato di quanto meriti,
da chi gode delle pene altrui"
(Karl Kraus)
DAGOREPORT
Da undici anni i "nemici" (che ci fanno onore) di Dagospia sono a caccia di pretesti nel tentativo di mettere la mordacchia a chi aspira di fare un'informazione che cantasse comunque fuori dal coro, senza doverci prostrare ogni giorno al cospetto del re travicello di turno. Politico o potente che sia. E per ambire a questo progetto ci siamo trasformati in editori di noi stessi.
Una aspettativa di libertà che si è rivelata molto più faticosa, impervia e insidiosa da come l'avevamo immaginata. Forse con troppa baldanza e ironia donchisciottesca. Sempre però in buona fede, magari con qualche peccato d'ingenuità, e con le intenzioni più limpide. Anche nei rapporti con le concessionarie di pubblicità.
Convinti, secondo quella che prima di Internet appariva soltanto un'utopia, che la libertà di stampa "non può essere garantita - secondo il grande giornalista americano A.J. Liebling - solo a coloro che la posseggono".
Dunque, non ci sorprende che ad agitare oggi lo spettro della mannaia (giudiziaria) sia Luca Cordero di Montezemolo.
Uno dei protagonisti della meglio gioventù anziana che, bontà sua, aspirerebbe, a un Italia Futura. Diversa, a quanto si capisce dalle sue esternazioni, da quella del puzzone Berlusconi. Che in diciassette anni di attività politica ha rivelato la pazienza di un Giobbe nel caricarsi sulle spalle un'intera discarica di critiche e malvagità, senza adire a vie legali.
Per non parlare dei politici della cosiddetta prima Repubblica, da Andreotti a Cossiga, che non hanno mai trascinato un cronista in tribunale pur avendo ricevuto l'accusa, a dir poco infamante, di "assassino" e "mafioso".
Non siamo meravigliati, dicevamo, che l'ex Ragazzo Spazzola di Gianni Agnelli si sia rivolto alla magistratura per ottenere da noi un risarcimento milionario solo per aver scritto quanto già la maggior parte dei media, nazionali o esteri, aveva segnalato e registrato. E se qualche volta, ci abbiamo messo anche del nostro, ne andiamo orgogliosi.
Com'è capitato quando gli altri giornali non trovarono degna di menzione (e di censura) lo schiaffone dato dall'allora presidente della Federazione degli editori a un fotoreporter inerme del "Tirreno".
O quando tra le gesta poco nobili di Luchino abbiamo ricordato quella tangentina (non siamo stati i soli per la verità) ricevuta da un imprenditore torinese ai tempi in cui il nostro governava le pubbliche relazioni della Fiat. Ufficio nevralgico ereditato dalla mitica e discreta signora Maria Rubiolo.
Non ci risulta che Libera&Bella abbia mai querelato Cesare Romiti quando in un'intervista a "la Repubblica" l'ex numero uno di Corso Marconi dichiarò: "Abbiamo pescato un paio di persone che prendevano denaro per presentare qualcuno all'Avvocato. Uno dei due l'abbiamo mandato in galera, l'altro alla Cinzano". E l'"altro", spedito in esilio in Svizzera nel gennaio 1983, era appunto il puro Montezemolo.
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLOA proposito di lobby e lobbisti evocate dall'ultimo scandalo P4-Bisignani che fanno tanto indignare anche i rinnovatori smontezemolati di Italia Futura (dal direttore Andrea Romano al costituzionalista Michele Ainis, appena assunto al Corriere). Secondo loro che ruolo ha svolto Luchino nella sua lunga stagione di uomo di fiducia dell'Avvocato?
Samaritana Rattazzi, figlia di Suni e nipote di Gianni che per anni ha condotto in Parlamento una battaglia civile per il riconoscimento delle lobby, una risposta sicura penso l'avrebbe. E così Marione D'Urso, uno dei più cari e amati confidenti dello scomparso senatore a vita.
Già, erano gli anni che ministri, deputati, portaborse, sindacalisti e i giornalisti delle pagine economiche dei quotidiani tutti (destra, centro, sinistra) potevano disporre "in uso" delle vetture Fiat messe a disposizione, spesso con il pieno della benzina, dall'ufficio pubbliche relazioni di Corso Marconi.
E poi verranno altre stagioni di "Lobby e di Governo": dall'impresa di in mare di "Azzurra" ai mondiali di calcio '90, quando ai piedi di alcuni parlamentari e di segretari di partito spuntarono le prime mitiche scarpine coi pallini prodotte a Casette d'Ete.
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLOIl nostro mitologico Avedon de' Noantri, Umbertone Pizzi, ha raccontato poi, sempre a proposito di quest'attività "filantropica" svolta a Torino, quando fu chiamato da Luchino per acquistare, "a qualunque prezzo", una foto in cui aveva "pescato" l'Avvocato in compagnia dell'attrice Rossana Podestà. Una paparazzata fuori dal ristorante romano "il Passetto".
"Gianni mandava sempre in avanscoperta Luca, che prenotava i tavoli, faceva i sopralluoghi...", ha raccontato Pizzi. Insomma, il suo era lobbismo di affari e di cuore.
Non ci stupiamo allora, dello scatto di nervi del presidente della Ferrari, se Dagospia ogni tanto da uno scossone alla culla ovattata in cui la grande stampa vezzeggia (e protegge) Luca Cordero di Montezemolo. "Di sfortunato Luca ha soltanto quel nome chilometrico", ha scritto una volta Giuseppe Turani. Un po' di humour non guasta mai con i tempi che corrono.
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLODiceva l'Avvocato ogni qual volta qualcuno si lamentava per essere stato deriso o punzecchiato dai suoi giornali: "Ma cosa c'è di più ricreativo di rendere divertenti le cose serie? In questo Paese con tutti questi guai, se ogni tanto non ci confortasse la valvola dell'ironia...".
Ma forse nell'Italia Futura di Luchino c'è posto soltanto per la piaggeria (e la querela preventiva).