Aldo Grasso per il \"Corriere della Sera\"
Serena DandiniMorire per Dandini? Ogni anno la stessa storia: il martirio cui è sottoposto «Parla con me» da un\'ottusa dirigenza Rai è la sola ragione che tiene in piedi il programma. Se fosse fatto in totale libertà (quella stessa libertà che il direttore Paolo Ruffini invoca come necessaria «per fare una buona tv di qualità»; tv di qualità?), mostrerebbe senza alibi di che pasta è fatto: qualche ospite interessante, qualche intervento che strappa un sorriso, una conduttrice che ride in continuazione per sottolineare la sua ironia e la sua intelligenza, caso mai fossero sfuggite (Raitre, dal martedì al venerdì, ore 23.15).
ALDO GRASSOMa da un programma che impiega tredici autori (e che autori!) e la consulenza di altri quattro, francamente ci si aspetterebbe qualcosa di più di una mini fiction dopolavoristica («I ca... degli altri»), di un\'imitazione di Minzolini, o degli stacchetti musicali di Rocco Tanica (tra un\'overdose di spot e «X Factor» sta crollando il mito di «Elio e le storie tese»).
Paolo RuffiniNella prima puntata era ospite Massimo Cacciari. Che, per essere uno che non guarda mai la tv e il contenitore in cui capita, ha detto cose molto molto interessanti sulla sinistra italiana. Ma se uno prendesse le parole di Cacciari e le applicasse a Raitre (è una rete sola contro cinque, ma è proprio questa la condizione ideale per mostrare il proprio carattere), scoprirebbe che funzionerebbero altrettanto bene.
CACCIARIA parte Milena Gabanelli, Riccardo Iacona e i programmi di storia, Raitre con Pippo Baudo, Michele Mirabella, Licia Colò, Corrado Augias, Federica Sciarelli, Sveva Sagramola, Piero Angela, «Un posto al sole», «Cater Noster», «Un giorno in pretura», la Serracchiani ospite di «Ballarò» sembra una rete senza identità, fatta da tecnici della spossatezza, affossatori del futuro, teorici del ceto medio riflessivo.
Morire per Dandini? Solo a patto di un\'attenta analisi delle parole di Cacciari. Applicate a Raitre.