Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, altro che partizione secca tra “cattivisti” e “buonisti” come suggerisce dalla prima pagina del “Corriere della Sera” Massimo Gramellini. La condizione tragica della mia vita è che io sono un bonaccione che nutre disprezzo intellettuale per i buonisti, i quali sono innanzitutto dei buoni a nulla. Ti sto scrivendo mentre di fronte alle coste siciliane, più precisamente a Lampedusa, un barcone con dentro alcuni poveri disgraziati rimane in preda alle onde del mare perché così vuole il ministro dell’Interno Matteo Salvini, un “cattivista” che di certo non è un fascista né ha nulla a che vedere con il fascismo ma che i suoi voti li acchiappa in buona parte lucrando sull’angoscia di così tanti del “popolo italiano”.
greta thunberg in treno col suo pranzo per niente eco-friendly
Se accogliere quei poveri disgraziati? E ci mancherebbe altro. E del resto il sindaco di Lampedusa è pronto a farlo. A lui e alla sua città andrebbe dato il Nobel per la Pace, per quello che hanno fatto e accolto e sopportato negli anni recenti, altro che alla svedesina Greta.
E qui entriamo al cuore della faccenda. Io che sono un bonaccione, e pur non essendo minimamente sollecitato sul piano morale e intellettuale dai comportamenti e dai pronunciamenti della svedesina, mai e poi mai avrei usato un parola sgraziata nei suoi confronti. Sono un bonaccione, purtroppo. Lo so che in questo modo nuoccio a me stesso, sul piano massmediatico. Ben altro fulgore ne è venuto a quanti, in questi giorni, denominavano “gretini” i tanti che si commuovevano innanzi alle immagini e alle parole di Greta. Uno che recita a meraviglia il ruolo del “cattivo”, Vittorio Feltri, il loro principe. (Tra parentesi io penso che Vittorio sia un bravissimo ragazzo. Tale si è comportato in tanti anni e in più occasioni con me. Lui digrigna i denti perché al suo pubblico piace. Solo per questo.)
“Gretini”, sì. I ragazzi che hanno partecipato ai grandi cortei mossi dall’allarme per le condizioni del pianeta, o almeno una buona parte di loro, lo erano senz’altro. Non sapevano di che cosa stavano parlando. Non veniva loro il sospetto di star vivendo in una delle società più confortevoli tra quelle mai esistite. Non sanno nulla di come funzionava la società pre-inquinamento, il freddo in casa d’inverno e il caldo d’estate, i bagni sul ballatoio, il non avere un’auto con cui andare a guardare il mare alla domenica. Solo che io sono un bonaccione, e in questi giorni ho parlato di loro con garbo, persino con simpatia. Mai e poi mai faccio “il cattivista”.
Dove invece non ho il minimo di esitazione è nel provare disprezzo intellettuale verso quelli che lucrano sul “buonismo” e ci costruiscono sopra delle carriere. Proclamare a voce alta e impostata che l’onestà è tanto meglio della corruzione et similia, Dio che ovvietà. Dire 24 ore al giorno che razza di schifezza è la mafia e i mafiosi e i camorristi, Dio che noia. Dire 24 ore al giorno che dall’Africa ne dobbiamo prendere quanti più è possibile, e anche se il destino di quelli che prendiamo è di starsene stesi sotto una coperta innanzi alle murate della Stazione Centrale di Milano. Dire 24 ore al giorno che questa società non fa altro che inquinare e far morire di inquinamento chi ci vive e che è questione di pochi anni e di poche ore e che tutto andrà in malora, e questo anche se l’aspettativa di vita media dei cittadini occidentali è aumentato di dieci anni in meno di un secolo e di dieci centimetri è aumentata l’altezza media dei viventi.
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Combattere l’inquinamento, ma certo. Basta aggiungere quanto costa alle famiglie e alla società, ossia che è un lusso che solo le società industriali avanzate si possono permettere, quelle dove Greta fa una prima colazione coi fiocchi e controfiocchi. Figuriamoci se appena ho potuto non ho messo i pannelli fotovoltaici. Una gran bella spesa, che riesco a sopportare perché lavoro come un dannato pur a una età in cui meriterei la casa di riposo. Il comune di Roma ha imposto a noi che ci abitiamo di far “rivedere” le caldaie che muovono il riscaldamento ogni due anni? Ma certo, giustissimo.
simona sparaco massimo gramellini
Epperò è una bella spesa, cui aggiungere l’Iva. Quanti se lo possono permettere? Non certo un pensionato che si avvale di 800 euro al mese. L’auto inquina? Io non ce l’ho e non l’ho mai avuta, epperò ho avuto la fortuna di andare a lavorare a 25 minuti di autobus da casa mia e dunque me lo potevo permettere di non avere l’auto. E invece quelli che hanno da percorrere dieci chilometri per andare da casa al posto di lavoro, come ci vanno, o miei cari “buonisti”, o miei cari adepti a gratis della visione della società come di un presepe dove ogni cosa funziona a meraviglia? Cialtroni e basta, altro non siete.
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GIAMPIERO MUGHINI
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