cesare battisti salone letterario in francia 2004
Leonardo Martinelli per “la Stampa”
Non uscirà, come previsto, in ottobre in Francia il prossimo giallo di Cesare Battisti, già terrorista dei Proletari armati per il comunismo negli anni di piombo, oggi in carcere a Oristano. Dopo che lui, nei giorni scorsi, ha ammesso di essere colpevole dei quattro omicidi per cui era stato condannato in contumacia fra il 1988 e il '93 (ma Battisti aveva sempre negato), l'Editions du Seuil ha bloccato la pubblicazione del suo nuovo noir, ambientato in Brasile.
Lì era fuggito da Parigi nel 2004. Dottrina Mitterrand Per quindici anni, fino a quel momento, il terrorista era rimasto in Francia, protetto dalla «dottrina Mitterrand» e, grazie all' appoggio di tanti intellettuali di sinistra, era diventato un acclamato scrittore. Ieri, però, su France Inter, una radio pubblica, Gwenaelle Denoyers, responsabile della collezione «Cadre Noir», che doveva accogliere la nuova opera, ha dichiarato: «Non si ha voglia di leggere ora un romanzo di Cesare Battisti, sarebbe un po' indecente».
Ha aggiunto di avere avuto uno « choc» dopo la sua confessione. Il terrorista ha precisato: «Non sono mai stato vittima di ingiustizia e ho preso in giro tutti quelli che mi hanno aiutato. Ad alcuni di loro non c' è stato neanche bisogno di mentire». In effetti a Parigi Battisti era diventato uno strumento nelle mani di chi amava descrivere l' Italia degli anni Settanta come quella del Cile di Pinochet e i suoi processi inevitabilmente ingiusti, esprimendo un fascino malsano per chi la «rivoluzione» l' aveva compiuta davvero, macchiandosi le mani di sangue. Il drappello dei fans del terrorista-eroe era capeggiato dalla giallista Fred Vargas.
Si potrebbe anche utilizzare il presente, visto che la donna, anche dopo la confessione del suo protetto, ha detto: «Lo ritengo ancora innocente. Non credo di aver difeso un assassino, è l' ultima cosa che avrei fatto». Proprio la Vargas e la sua sorella Jo, una pittrice, avevano consegnato la copia dell' ultimo romanzo di Battisti alla Denoyers, che ancora ieri ne ha elogiato le «pagine brillanti».
Per lei la confessione dei quattro omicidi è stata «uno choc», anche se non esclude la pubblicazione del libro nel 2020 o forse fra due anni. L' imbarazzo intanto plana su tante persone e istituzioni a Parigi, perché la difesa dell' uomo non si limitò solo all' estrema sinistra. Il 12 settembre 2002 su Le Monde si leggeva che Battisti «non vuole sciogliere mediante il pentimento quel nodo di contraddizioni stretto intorno a coloro che uccidono per difendere un' idea di giustizia e di libertà».