SEMINARIO SU BUSI (BY BUSI) - "Questi ragazzi che scrivono non hanno conosciuto la fatica di crescere in famiglie povere e analfabete, non hanno avuto bisogno di combattere per i diritti civili, non hanno subìto processi, cause, pestaggi. Vivono per interposta persona o davanti a un video - Tabucchi? L’ho sfogliato, è una Mazzantini con la gonna. Degli italiani leggo qualche paginetta su Internet e mi chiedo: che differenza c’è con un articolo di giornale? Sono romanzi fatti di comunicabilità spicciola"....

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Paolo Di Stefano per il Corriere della Sera

Gli anziani, sotto gli ombrelloni dei bar in piazza del Duomo, giocano a carte e mangiano gelati. Bisogna camminare cinque minuti per raggiungere la casa di Aldo Busi, più in basso. I suoi quasi cento chili non si vedono, saranno i bermuda larghi e la T-shirt, gialla come le rose che fioriscono accanto alla porta d'entrata e di cui è molto fiero. Una casa antica, sotto cui sono sepolti gli ossari dei morti di peste nel Seicento, i morti della Macina.

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«È stata mia madre, che abitava in quella casa lì sopra, a convincermi. Mentre stavano ristrutturando mi disse: "Aldo, perché non te la compri?". E io: "Ma cosa me ne faccio di una corazzata così?". E lei: "Fai invidia"» . Risata. «Era una risposta da Richelieu! L'ho comperata subito» . 480 metri quadrati, l'ideale per invecchiare, gli alberi fuori, grandi tele di artisti contemporanei alle pareti, Accardi, Turcato, Cucchi, Martinelli, Ontani. E Fabio Romano, un pittore siciliano di 23 anni: «Un talento raro, vorrei dargli una mano» .

Quadri anche lungo le scale, in cucina, oggetti, vasi, statue e statuine. Probabilmente anche in bagno. Sempre esagerato, Busi, nella vita come nella prosa, da Seminario sulla gioventù in poi. Anni fa ha detto che non avrebbe più regalato i suoi capolavori a questo Paese. Promessa mantenuta, e ribadita: «Ho smesso, totalmente. Non scrivo più dal 2002. Ovvio che per me tutto quello che non è romanzo non è niente» .

PHILIP ROTH PHILIP ROTH NabokovNabokov

È rimasto fermo nella convinzione di essere l'unico scrittore italiano del secolo. Su questo non si discute: «Sì, e non solo in Italia, ma è marginale. Non conta niente, uno scrittore non è un artista venduto da Christie's. Non fa muovere denaro. E poi l'Italia che cosa se ne fa di uno scrittore come me? Niente. Non mi merita. Farebbe di me lo zimbello su cui gettare fango. Ma è un problema loro, non mio. Se mi chiedi se sono meglio di Philip Roth, io ti rispondo di sì, anche di Joseph. Di Nabokov? Sì. Mi sento paritario a Omero, Boccaccio, Ovidio, Catullo. Noi siamo gli scrittori! Ma non importa, perché il primo a essersi dimenticato di me sono io» .

Non sembra. Riletture dei vecchi libri? «Mi può capitare di trovare un Oscar accanto al water, lo apro e resto stupefatto, non ho la nozione del tempo, mi sembra di averlo scritto stamattina» . Dunque, come occupa il suo tempo, Busi, tra mobili antichi e tappeti, su cui può camminare a piedi nudi? Va a dormire alle nove e mezzo e si sveglia prima dell'alba.

MUTANDE PAZZE DAGO E BUSIMUTANDE PAZZE DAGO E BUSI

Legge: «Fosca del Tarchetti è un capolavoro. Finalmente ho finito I Viceré e mi sono pentito di essermi sempre fermato a pagina 50, anche se ha troppi finali. Anche in Anna Karenina il finale è sbagliato, edificante, con Tolstoj che vuole occupare la scena. E ho letto fino in fondo L'idiota, che non è un'impresa da poco» .

busibusi

E gli italiani di oggi? Che so, mai letto Tabucchi? «L'ho sfogliato, è una Mazzantini con la gonna e un po' di portoghese e di saudade. Degli italiani leggo qualche paginetta su Internet e mi chiedo: che differenza c'è con un articolo di giornale? Sono romanzi fatti di comunicabilità spicciola» . Una questione di stile? «Io sono uno scrittore, non un autore. Questi ragazzi che scrivono non hanno conosciuto la fatica di crescere in famiglie povere e analfabete, non hanno avuto bisogno di combattere per i diritti civili, non hanno subìto processi, cause, pestaggi. Vivono per interposta persona o davanti a un video» .

LEV TOLSTOJLEV TOLSTOJ

E Busi com'è cresciuto? «I miei genitori parlavano solo in bresciano, un dialetto militaresco, secco, aspro, e le uniche parole esatte erano quelle agricole: secchio, aratro, farina, cova, scaldina, monaca... Il resto non esisteva, l'italiano era la lingua dei "siori". Non mi chiamavano "Aldo", ma "te", perché il nome ti avrebbe dato un'identità che era al di là delle tue pertinenze. Tutt'al più mio fratello era il Barba e io il Barbino, perché avevamo i capelli ricci dei capretti. Io vengo da una lingua sofferta, che non trasmetteva sentimenti. I sentimenti mediani venivano comunicati a gesti e sguardi, e questo scatenava una fantasia linguistica inconscia» .

Antonio TabucchiAntonio Tabucchi

Inutile stare a chiedergli dell'impegno dei giovani TQ, dei manifesti contro l'editoria e l'industria culturale. Vi risponderà senza scomporsi troppo: «Nascono in Internet e moriranno in Internet, è assurdo che facciano tanti discorsi sull'editoria. Io ho avuto l'hobby dell'editoria, mi muovevo e mi interessavo a tutto, dal Giappone all'Australia all'America. Ero curioso! Andavo a vedere le case editrici e i cataloghi, e suggerivo agli editori. Dei ragazzi che hanno vissuto immobili davanti a un computer pensano di sapere che cos'è l'editoria! E poi è ovvio che il loro linguaggio è più omologato di qualsiasi mia frase presa a caso, anche di quelle che scrivo oggi per Altriabusi. it» .

AAA Copertina Aldo BusiAAA Copertina Aldo Busi

Dunque, continua a scrivere? «Robette. Io quando scrivo romanzi sono Mosè che scolpisce sulle tavole, mai fatto concessioni al lettore. Già i miei temini in classe in terza elementare erano attesi da tutta la scuola!» . Ha scritto anche, l'altro giorno, un pezzo bellissimo, in cui parla della biografia degli scrittori: «La vita altrui che attraverso i suoi libri arricchisce la nostra non conta, più è determinante, meno la senti» .

Lo legge ad alta voce, anzi sottovoce. Poi si interrompe, inciampa nella commozione e si ferma prima della frase finale: «Ho provato una sottile invidia per Ágota Kristóf perché è morta» . Si scusa. Mette da parte il foglio: «Così un'altra volta imparo a non strafare, non dovevo leggerlo, sentivo un crescendo impercettibile, ma non di tipo emotivo, lo credevo blandamente intellettuale» .

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Viene un sospetto: vuoi vedere che Busi non è mai stato quel guascone scandaloso che abbiamo conosciuto finora? «Non sono mai stato al centro di scandali, se non quelli inventati a tavolino da altri, come l'apologia di pedofilia. Sono stato linciato dalla destra più reazionaria e dall'omofobia clericale: in Italia Darwin e la teoria della sessualità di Freud non sono mai arrivati» .

Dice che andrebbe volentieri a Ballando con le stelle per smettere di fumare («Mio padre è morto di enfisema polmonare a 69 anni» ). Ride e accende una sigaretta. Sull'Isola dei famosi si è sentito molto «coscienza civile del Paese» . È questo il dovere di uno scrittore? «Da ragazzo pensavo che uno scrittore fosse la coscienza del suo Paese. L'ultimo è stato Pasolini, che scriveva sul "Corriere". Oggi cosa fai? Io non ho niente, e se scrivo mi censurano: sono stufo, mi meritavo anch'io un minimo di omologazione... Ma ogni cittadino dovrebbe impegnarsi. L'Italia mi fa ribrezzo, non è più una speranza di civiltà: sono sempre stato contento di pagare le tasse perché pensavo che aiutassero chi aveva bisogno, invece vanno ai soliti vampiri. Sono stanco degli italiani che fanno psss psss psss dietro le spalle ma in piazza non ci vanno mai. Cosa aspettano? L'altro giorno una signora anziana diceva: com'è che la Pivetti ha la scorta e io sono qui con 500 euro al mese?» .

CADAVEDERE DI PASOLINI A OSTIACADAVEDERE DI PASOLINI A OSTIA busibusi

E l'impegno di Busi? «Io non ho vita privata, una parola per l'interno e un'altra per l'esterno. Questo mi rende sospetto. Sono sempre stato chiaro e nella mia vita non c'è mai stato niente di vergognoso: come uomo devo essere inattaccabile, non devo perdonarmi nulla, perché devo permettermi di essere tutto come scrittore. La mia opera è totalmente l'organizzazione alfabetica della mia vita» .

E ora che non c'è più lo scrittore, dov'è finita tutta quella vitalità straripante? «Il fuoco si sposta, sai. L'omosessualità? È strano, non so più cos'è. Non è un rifiuto, è una bolla di sapone che è scoppiata. Non ho nessun desiderio di contatto fisico, neanche della cosiddetta tenerezza o affetto. Trovo meraviglioso prendere in braccio una bambina o un bambino, sentire questa vita, un bacino in fronte o sulla nuca è tutto il contatto che posso avere. E sono felicissimo. Mi sono divertito? Non lo so, sento l'affanno, una grande angoscia, l'ansia di finire il più presto possibile» .

Aldo BusiAldo BusiAldo Busi e Simona Ventura Dal GiornaleAldo Busi e Simona Ventura Dal Giornale

Scherzi dell'età, a 63 anni? «No, no, anzi, c'è un po' di compiacimento verso il degrado. Invecchiare è la più bella avventura. Un mio compagno d'infanzia ogni tanto viene qui a farmi dei video: a mia insaputa li ha messi su YouTube e sono un trionfo, tutto in dialetto, un successo. In un video sono in mutande che faccio il pediluvio, con tutto ' sto panzone e ' sti pelazzi grigi... Mi diverto, anche se non sono un bel vecchio da vedere, mentre da giovane sono stato un gran bell'uomo, adesso lo posso dire. Ma sai, quindici anni fa pesavo 80 chili, adesso ne peso 97» .

Lascia il divano, si alza in piedi: «Guarda, sono un omone, massiccio» . Il narcisismo però è sempre quello: «Non serve più, una volta faceva parte del mio gioco, il narcisismo, era molto funzionale alle cose che dovevo dire. Adesso non lo è più» .

 

 

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