Patrizia Floder Ritter per La Verità
Passano ore ascoltando lo stesso suono, si rilassano solo se hanno il phon acceso. Non per scaldarsi dopo la doccia o per provare acconciature diverse, armati di spazzola e fissatore. Nemmeno per sbrinare il vecchio freezer o spolverare i fiori secchi e finti. La nuova dipendenza, dal phon e non dall’Iphone, coltivata tra le mura domestiche lontano da occhi e commenti indiscreti, accomuna giovani che sui social network, poche volte dallo psicologo, raccontano il loro insolito star bene in compagnia dell’asciugacapelli in funzione.
I video pubblicati su Youtube e visualizzati da migliaia di utenti, rivelano un’abitudine sconcertante, il phon acceso per studiare meglio, per dimenticare gli stress della giornata lavorativa, per prendere sonno. Nei filmati, l’immagine è fissa sull’elettrodomestico, scorri le schermate e sembra un sito di phon in vendita, colori e modelli diversi. Fai partire l’audio, uguale per tutti, rimani incredulo. Solo il rumore dell’apparecchio che va. Nulla più.
«Ciao amici, voglio condividere con voi un mio vizio, chiamiamolo così», scrive Agm, uno degli autori dei video. «Purtroppo questa passione consuma anche tanta corrente, così ho deciso di registrare il suono per un’ora per me, e per tutti quelli che capiscono di cosa sto parlando», aggiunge. Sono ben 60 minuti di ipnotica ripetitività.
«Nella mia attività clinica ho riscontrato più volte la tendenza all’utilizzo di utensili casalinghi, soprattutto asciugacapelli ma anche ventilatori o stufette elettriche, per indurre uno stato di maggiore rilassamento. Quattro anni fa il primo caso, una paziente di 27 anni, lavoro precario, famiglia problematica, la notte si coccolava con il phon acceso sotto le coperte. Per ore», racconta Ivana Siena, 36 anni, psicologa e psicoterapeuta, fondatrice e direttrice del Centro di psicoterapia familiare, presente a Pescara e a San Severo, in provincia di Foggia.
Da quando ha pubblicato su Psiche.org, sito italiano di psicologia, il suo articolo Come superare la dipendenza da phon, dice di essere stata subissata di messaggi. «Persone con le problematiche più diverse, soprattutto donne, al di sotto dei 30 anni. L’uso quotidiano del phon rappresenta una dipendenza nel momento in cui diventa necessaria per il benessere momentaneo della persona, ma il pensiero reiterato e assillante del phon, condizionante le attività quotidiane, può definirsi una vera e propria ossessione».
Dallo psicologo si decide di andare per sofferenze, disagi, problemi relazionali dovuti a lavoro, sfera affettiva insoddisfacente, conflittualità familiari, l’elenco dei disturbi possibili è lungo: «Certo nessuno arriva e dice che si consola con l’asciugacapelli, la problematica emerge in un secondo momento. Come se ci fosse vergogna, paura di ammettere la dipendenza da un elettrodomestico», spiega la dottoressa Siena.
Phon, lavatrici, ventilatori in funzione producono white noise, rumore bianco, «con una frequenza molto simile a quella di altri suoni presenti in natura, come onde del mare, fruscio del vento tra gli alberi, gracchiare delle rane» precisa. «Sulle frequenze alfa e theta del rumore bianco, le onde cerebrali diventano più distanti, ampie, lente e meglio formate, consentono maggiore concentrazione, rilassamento, effetto antidolorifico, miglioramento della qualità del riposo».
Sul sito Psicologia- diagnosi.it , Laura Pinzarrone, esperta di psicoterapia cognitivo comportamentale, riporta diversi commenti sull’argomento. « Anch’io adoro passare tempo col phon acceso, mi dà quel senso di pace e di benessere e mi rilassa moltissimo», scrive Enry. «Molte volte per dormire uso il rumore del phon ma al contrario di queste persone uso le registrazioni su Youtube, mi metto le cuffie per non disturbare la mia fidanzata e dormo come nessuno mai», fa sapere Salvatore.
«Ho iniziato a usarlo dopo che ho capito che poteva aiutarmi con i miei attacchi di panico», racconta Anna. «Ho il phon acceso praticamente sempre, prima di addormentarmi, prima di far la doccia e dopo, quando sono rilassata sul letto, praticamente è per me un antistress, lo accendo e mi rilassa a tal punto da non accorgermi di quanto tempo passa», cerca di scherzarci Giusy.
«Io mi addormento tutte le sere con il rumore del phon preso da Youtube, anche mio figlio fa lo stesso e poi lui usa il rumore del phon per studiare, anche se in pratica lo ascoltiamo 8 ore al giorno non è una fobia ma semplicemente una piacevole abitudine», sostiene Marcio. L’elenco prosegue. Gli appassionati del genere hanno fondato un gruppo su Facebook, si chiama Rumore del phon ed è seguito da 3.163 persone. Tra i post più recenti: «Freddo, neve, gelo. In casa una sola certezza: il magnifico rumore. Amate il phon e il suo rumore. Non vi tradirà mai».
Lo scorso novembre: «Che vinca Hillary o Donald il nostro magnifico rumore sarà sempre una certezza. Vote for rumore del phon!». Pure la trasmissione radiofonica e televisiva Deejay chiama Italia ha dedicato spazio al problema: «Il phon ha un mondo di estimatori che si eccita e si rilassa», hanno ribadito i conduttori Linus e Nicola Savino, riportando commenti di numerosi ascoltatori. Alessandro scrive sui social: «In questo grigio momento per l’economia mondiale mi lancerei in una nuova idea imprenditoriale, una discoteca con il rumore del phon al posto delle canzoni».
Su Facebook pubblicano anche foto di lenzuola bruciate, incidente comune per chi tiene il getto caldo sotto le coperte, con immaginabili scottature anche sul corpo di chi fa un uso così sconsiderato dell’asciugaca - pelli a letto. Così alcuni preferiscono registrarne il suono. Daniele racconta: «L’altra sera sono tornato a casa dal lavoro completamente zuppo per via della pioggia. Doccia calda, cenetta al volo e via sotto le coperte con l’mp3 alle orecchie e il mitico rumore in esecuzione ininterrotta. Che meraviglia».
Giuseppina Colangeli, 57 anni, responsabile del Centro psicoterapia Roma, esperta di fobie e ossessioni, afferma che «studi scientifici sull’argomento non ci sono, l’unica spiegazione che si può dare al fenomeno è che con il calore, con frequenze di un suono basso che non cambiano, certe persone nella propria casa riattivano dei ricordi dell’infanzia, dello stato embrionale, fanno delle associazioni, provano rilassamento. Certo, può diventare una sorta di ossessione».
Per i dipendenti senza confini di rumore bianco c’è anche Snooz, un generatore portatile che si può portare in viaggio con l’apposito cavo di alimentazione. A differenza di applicazioni da scaricare sullo smartphone, Snooz non riproduce una traccia audio registrata ma crea «il suono rilassante di aria in movimento» grazie a una ventola meccanica, presente al suo interno. Finanziato con una campagna crowdfunding che ha raccolto quasi 400.000 dollari partendo da un obiettivo di 100.000, è in vendita a 79 dollari.