Formigoni arancione
1 - OPUS DEI CONTRO COMUNIONE E LIBERAZIONE: SULLA PELLE DEL SAN RAFFAELE LO SCONTRO TRA LE DUE ANIME DELLA CHIESA
Francesco Peloso per "Il Secolo XIX"
Il suicidio di Mario Cal piomba come una doccia gelata sul nuovo Cda del San Raffaele targato Vaticano. Nei sacri palazzi romani si osserva il riserbo dei momenti gravi, quelli in cui ogni parola può produrre un danno. A movimentare la giornata è stato però uno scambio di fuoco fra Francesco Rutelli, uno dei leader del nuovo terzo polo, e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.
Rutelli ha chiamato in causa le responsabilità del governatore della Regione nel mancato controllo sull'enorme debito accumulato dalla struttura ospedaliera milanese: «Possibile che nessuno abbia controllato i bilanci del San Raffaele? E' il momento che Formigoni si svegli poiché ha dormito abbastanza. O se non altro ha tenuto gli occhi chiusi».
Parole di fuoco pronunciate in un giorno drammatico, alle quali il leader dell'Api ha aggiunto altre considerazioni pesanti: «Come possibile che si sia arrivati a un miliardo di debiti?», Perché, si è chiesto ancora Rutelli, i fondi destinati al San Raffaele dalla Regione e dai ministeri di Sanità e Ricerca non sono stati «accompagnati da serie verifiche dei bilanci?».
Alle critiche ha fatto seguito una replica altrettanto dura di Formigoni, per il quale «è Rutelli che farebbe meglio a continuare a dormire piuttosto che svegliarsi improvvisamente dal letargo e dire simili castronerie».
«Il povero Rutelli - ha detto ancora - non sa che l'ospedale San Raffaele è un'azienda privata e che la Regione non può e non deve effettuare alcun controllo sui bilanci interni di una simile azienda» ad essere controllata, semmai, è la qualità delle prestazioni servite, per questo «a Rutelli - ha aggiunto Formigoni - conviene continuare a dormire. Buonanotte Cicciobello, da tuo Roberto Formigoni».
ospedale_san_raffaele_milanoScambio di accuse senza fair play, segno che il suicidio di Cal sta surriscaldando una situazione già difficile. In ambienti ecclesiali milanesi si fa notare che Rutelli è «notoriamente vicino alla Prelatura», cioè all'Opus Dei. Un riferimento pungente ma non casuale che rimanda alla presenza, nel nuovo board del San Raffaele, di Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, e proveniente dal Santander spagnolo, istituto da sempre vicino all'Opera fondata da Escrivà de Balaguer. Lo stesso Giuseppe Profiti, nuovo plenipotenziario dell'ospedale fondato da don Verzé, sarebbe in ottimi rapporti con l'Opus.
Ma al di là delle polemiche di giornata, rimane l'idea diffusa nel mondo ecclesiale milanese, di un'alleanza fra la potente Prelatura personale del Papa e la Segreteria di Stato vaticano: «Sembra un film di Dan Brown» è il commento che emerge da ambienti universitari. In tutta la vicenda, dunque, si profilerebbe anche la concorrenza fra una cordata più vicina all'Opus Dei e una realtà universitaria nei grandi atenei cattolici di Milano, più in sintonia con Comunione e liberazione; quest'ultima, però, fra poco potrà contare anche sul nuovo arcivescovo, il cardinale Angelo Scola.
SAN RAFFAELESecondo altre fonti, il nuovo Cda del San Raffaele, sarebbe intenzionato a puntare molto sul polo universitario dell'ospedale, in forte sinergia con il Policlinico Gemelli di Roma; sullo sfondo incombe il progetto - temuto dalla Chiesa ambrosiana e dalla Cei - di un mega polo ospedaliero-universitario sull'asse Roma-Milano e forse con altre diramazioni, messo a punto dal Vaticano. Infine ha destato grande sorpresa il fatto che ieri, né la Radio Vaticana né l'Osservatore Romano, abbiano fatto alcun cenno al suicidio di Cal; un gelo letto come una decisa presa di distanza dalla precedente gestione.
2 - UN COLPO ALLA STRATEGIA DI BERTONE: I RUINIANI ALLEATI CON MILANO DIFENDONO LA CASSAFORTE DEL TONIOLO
Andrea Tornielli per "La Stampa"
La notizia del suicidio del braccio destro di don Verzè, piombata come un macigno Oltretevere, getta un'ombra sinistra sulla vicenda del San Raffaele, l'ospedale milanese gravato da un miliardo di debiti che la Santa Sede vuole acquisire. Venerdì scorso, quando è stata formalizzata la nascita del nuovo assetto che lo ha estromesso dalla gestione del San Raffaele, gli uomini del Vaticano non avevano nemmeno incontrato l'ormai ex vicepresidente Mario Cal. Che non ha retto psicologicamente, dopo essere stato indicato per settimane come il responsabile del buco miliardario provocato da anni di spese fuori controllo per dar vita ai mirabolanti progetti di don Verzè.
L'operazione San Raffaele vede come protagonista ultimo il cardinale Tarcisio Bertone, 77 anni a dicembre, Segretario di Stato dal 2006, intenzionato a creare un polo sanitario europeo che metta insieme il Policlinico Gemelli e il Bambin Gesù di Roma, il San Raffaele di Milano, la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.
L'arrivo nella Segreteria di Stato, come numero due di un Pontefice teologo e totalmente alieno dai giochi del potere politico-economico, ha fatto sì che il cardinale salesiano, nel giro di un quinquennio, estendesse la sua influenza ben al di là della curia romana, dove peraltro il numero dei salesiani in posti di rilievo è cresciuto e dove uomini a lui legati gestiscono le finanze vaticane: l'ultimo in ordine di tempo è l'arcivescovo Domenico Calcagno, appena nominato alla guida dell'amministrazione del patrimonio della Santa Sede, al posto del dimissionario cardinale Nicora il quale sarebbe stato contrario all'operazione San Raffaele.
Berlusconi e Don VerzéDecisivi per Bertone sono gli anni genovesi: è nella città ligure che incontra alcuni personaggi destinati poi ad emergere - come Marco Simeon, la cui ascesa in Rai è stata sponsorizzata dal cardinale - e manager che saranno da lui cooptati nei vari enti collegati al Vaticano. Giuseppe Profiti, difeso dalla Santa Sede nel corso delle sue disavventure giudiziarie, diventa presidente del Bambin Gesù di Roma. Mentre Domenico Crupi va a guidare Casa Sollievo della Sofferenza, il grande ospedale garganico fondato da Padre Pio. Sia Profiti che Crupi hanno lavorato al Galliera di Genova, ospedale presieduto dall'arcivescovo della città.
GIULIO TREMONTIL'acquisizione del San Raffaele rientra dunque in questa strategia. Bertone ha inviato a Milano quattro uomini a lui vicini per controllarlo: oltre al già citato Profiti, ci sono l'imprenditore genovese Vittorio Malacalza, il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e l'ex ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick.
bertone papa bigI nuovi arrivati, dopo aver chiuso con la gestione di Mario Cal e aver ridotto ad onorifico il ruolo di don Verzè, intendono prendersi il tempo necessario per vagliare i conti del San Raffaele, che non è mai stato un ospedale «cattolico»: soltanto dopo lo Ior - non una qualsiasi merchant bank ma l'Istituto per le Opere di Religione - deciderà se procedere a un aumento di capitale e a cominciare a risanare i disastrati bilanci mettendo sul piatto duecento milioni di euro.
ETTORE GOTTI TEDESCHIDove il progetto bertoniano sembra invece essersi arenato, è con il Policlinico Gemelli. Il Segretario di Stato negli ultimi mesi ha tentato infatti di cambiare gli equilibri interni all'Istituto Toniolo, la «cassaforte» dell'Università Cattolica, per sostituire in fretta il cardinale Dionigi Tettamanzi con l'ex ministro Flick. Ma ora tutto è rimandato a dopo l'arrivo del nuovo arcivescovo, Angelo Scola.
giuseppe profiti papa ratzingerAnche sul versante più propriamente politico Bertone è attivissimo: dopo aver avocato a sé la cabina di regia dei rapporti con la politica, tentando di sottrarla alla Cei, sta promuovendo un ricompattamento dei cattolici in vista del dopo Berlusconi.