Marianna Aprile per \"Novella 2000\"
Questa intervista inizia due anni fa con una telefonata andata male. Nell\'agosto 2008 Maria Gabriella Podestà, dal 1994 moglie del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, rientrava in Italia dopo cinque anni a Boston. Lasciava un incarico all\'università del Massachusetts per fare la preside al liceo Fermi di Salò, sul Lago di Garda.
BONDI-REPETTINon si era quasi mai vista accanto al marito e le voci di un flirt del ministro con una collega di partito - che poi diventerà l\'attuale compagna Manuela Repetti - erano insistenti, benché non confermate. Perciò proponemmo alla signora Podestà un\'intervista. Lei declinò, ritenendo di non dover dividere il suo privato coi giornali. Di lì a poco, la rottura del suo matrimonio divenne pubblica e il 6 luglio del 2009 è stata sancita al Tribunale di Monza la separazione consensuale.
Poche settimane dopo Bondi ufficializzò il rapporto con l\'onorevole Manuela Repetti, scrivendo a \"Novella2000\": «È la persona che amo e con la quale desidero formare una famiglia». Da allora molte cose sono cambiate. Anche per questo, la signora Podestà ha deciso di raccontare la sua vita, prima, durante e dopo il suo matrimonio. Il piglio è sicuro, ma spesso la voce trema. Quando accade, la signora sospira, socchiude le palpebre e solo allora ricomincia.
Il suo tormento traspare dalla piega amara delle labbra. Questa donna dalla pelle chiara e dall\'intelligenza vispa ha a lungo riflettuto prima di decidere di dare il suo privato e, in taluni passaggi, il suo privatissimo, in pasto agli altri. La sua, ovviamente, è la ricostruzione di una madre risentita e preoccupata per il rapporto che suo figlio ha col padre, una moglie che proprio per questo ha appena depositato in Tribunale un ricorso contro l\'ex consorte.
Sandro Bondi e Manuela RepettiOvviamente, \"Novella 2000\" ha offerto al ministro la possibilità di un\'intervista, ma Bondi ha declinato l\'invito. E ci siamo anche chiesti quanto simili fatti fossero di interesse pubblico.
Nel chiedercelo ci siamo imbattuti in una sfilza di dichiarazioni, esternazioni, interviste video e stampa del ministro, spesso accompagnato dalla Repetti, compresa una lettera aperta dei due a Barack Obama a firma congiunta e un\'intervista a SkyTg24, mano nella mano. Questa intervista è, in fondo, il tassello mancante di una storia che da un paio d\'anni tiene banco sulle cronache politiche e rosa. Mentre racconta, la signora Podestà si fa seria: «Parlo anche per tutelarmi, per difendermi. Nel silenzio è più facile subire la prepotenza del potere», dice.
Poi il suo i-Phone squilla e il viso di Maria Gabriella cambia. «Popo, amore». Si scioglie. È il figlio di 12 anni - che noi chiameremo Mario - che ha avuto da Bondi e che la chiama reclamandola per sé. Lei prende tempo, dice che sarà a casa tra poco, chiude e dice, orgogliosa: «È come avere un fidanzato, solo più invadente. È meraviglioso e molto maturo per la sua età.
Somiglia a lei o al padre?
«Ha i miei occhi, il mio carattere, solare, affettuoso, un bel bambino. È stato desiderato, viviamo in simbiosi».
Perché ha deciso di raccontare?
«Sono incazzata nera, con tutti, ma soprattutto col ministro».
Lo chiama ministro?
«Preferirei non chiamarlo. Ma, dovendomi riferire a lui, preferisco farlo in modo... istituzionale».
Cosa la fa arrabbiare?
«Con me si è comportato malissimo, e va bene, ci sono abituata. Ma non posso tollerare che lo faccia con nostro figlio. Vuole un mondo di bene al padre, ma ora i loro rapporti sono tesi: dallo scorso 23 maggio il ministro non lo vede, non lo chiama, gli ha giusto inviato qualche sms, qualche mail. Proprio per questo l\'avevo già querelato, lo scorso 6 febbraio. Non ottempera agli impegni sottoscritti in sede di separazione».
LA MIA VITA CON BONDI
Maria Gabriella e Sandro erano in classe insieme al liceo scientifico di Villafranca, in Lunigiana: «Ma allora non ci filavamo: lui faceva già politica e io per la politica non ho mai provato interesse. Dopo il liceo, ci siamo persi di vista. Nel 1993 ci siamo rincontrati e fidanzati».
Lei lo amava?
«Sì. Sono stata innamorata di lui».
Di cosa si è innamorata?
«Era perfetto, romantico, pieno di attenzioni. Abbiamo passato il nostro anno da fidanzati in un sogno. Avevamo in comune la passione per arte, cultura, viaggi. Le nozze ci sembrarono la cosa più naturale, e furono celebrate in chiesa, il 14 maggio del 1994, il suo compleanno. Sembrava tutto troppo bello per esser vero. Infatti non lo era. I problemi sono iniziati subito. Giurò che non avrebbe più fatto politica ma due settimane dopo le nozze si trasferì a Roma, dove non mi volle, a lavorare al centro Studi di Forza Italia. Rimase lì due anni, tornando nel weekend, perché non poteva star lontano dai genitori: era dipendente da loro. Poi il Centro Studi chiuse e per un anno lui fu disoccupato».
Come vivevate?
«Col mio stipendio di insegnante. Lui continuò a dividersi tra Roma e la Toscana e, dopo un anno, entrò nella segreteria personale di Silvio Berlusconi».
Questo cambiò la vostra vita?
«No. È cambiata quando nel luglio del 1998 lui ha deciso di trasferirsi ad Arcore, dove arrivai nel settembre dello stesso anno, per insegnare a Monza. Con la nascita del bimbo avevo sentito l\'esigenza di porre un freno alla invadenza dei suoi genitori in casa nostra. Mia suocera ha sempre pensato che io non fossi all\'altezza di suo figlio e non ne ha mai fatto mistero con nessuno. Mi attaccavano e il ministro non ha mai preso le mie difese davanti a loro. Interruppi i rapporti e il ministro decise che per questo dovevo essere punita».
In che senso \"punita\"?
«Mi metteva sotto il naso indizi di possibili storie extraconiugali, tipo scontrini di regali; storie che poi negava, dandomi della pazza. Per me, una tortura psicologica. Litigavamo a bestia. A un certo punto, provammo con la terapia di coppia dal professor Fulvio Scaparro. La situazione non migliorò, la interrompemmo, lui non volle riprenderla, mi diceva con disprezzo \"vacci tu\". E le sue punizioni continuavano».
Ma perché questi atteggiamenti lei li chiama \"punizioni\"?
«Giudichi lei. Nel 2001 gli proposi una vacanza in America. Lui però aveva accettato l\'invito in Cilento di una sua amica milanese. Come sempre, capitolai e lo seguii. La signora faceva l\'amica con me, ma era palpabile la grande intimità che c\'era tra lei e il ministro, tanto a suo agio da girar per casa in mutande».
Fraintendere è facile, specie se il rapporto già scricchiola...
«Sarà... Ma la signora aveva preparato una camera matrimoniale e una singola per nostro figlio. Il bimbo da solo non dormiva, allora prese a coricarsi nel lettone con me, e il ministro a dormire nella cameretta. Una notte mi sono alzata e, quando sono uscita dalla mia stanza, c\'è stato un fuggi fuggi generale. Ovviamente, si erano alzati per andare in bagno... Ma lui ha fatto anche di peggio: una me l\'ha messa in casa».
In che senso, scusi?
«Aveva conosciuto un tizio e abbiamo iniziato a uscire con lui e sua moglie. Poi il ministro è diventato molto amico della signora, che ha preso a frequentare in modo assiduo casa nostra, anche in vacanza. Ho chiesto spiegazioni, e mio marito ha risposto che avevo bisogno di un\'amica. L\'America mi ha salvato la vita, creda. Qui, sarei finita in manicomio. Io non sono sempre stata così...».
Così come?
«Così... abbondante. Ero una bella ragazza, ma ho la tendenza a mangiare, quando sono stressata o sotto pressione».
Perché non si è separata prima?
«Da un lato non avevo sufficienti risorse economiche per andarmene, dall\'altro lui mi lasciava capire, neanche velatamente, che mi avrebbe tolto il bambino. Avevo paura. E poi ho sempre pensato che un bimbo debba averlo, un padre. Il mio è morto quando avevo sette anni e mi manca ancora».
Quando ha capito che era finita?
«Il mio matrimonio è finito il 26 settembre del 1998. Quel giorno lui mi ha preso a schiaffi per la prima volta».
È un\'accusa grave.
«Lo so, ma è la verità. Mi ha preso a schiaffi, glieli ho restituiti. Lui reagì in un modo che oggi mi fa quasi sorridere».
Come?
«Disse che se glieli avevo resi allora non lo amavo. Disse di aver visto uomini picchiare le mogli e quelle abbracciarli un momento dopo. Non furono i soli schiaffi tra noi».
E lei non reagì?
«Ho provato a chiedere aiuto a chi gli stava vicino, al suo testimone di nozze, che consideravo amico. Fu inutile».
Come mai è partita per Boston?
«Ho partecipato a un concorso, non pensavo di poterlo vincere. E invece...».
Suo marito ha provato a fermarla?
«No. Non riteneva concepibile che io lo lasciassi, lo vide come un affronto mortale. Non mi ha fermata né ha provato a dirmi di lasciare qui il bambino».
A Boston cosa è successo?
«Ho ritrovato la serenità, imparato che valevo qualcosa, dopo anni di umiliazioni. Ho dimostrato al ministro che senza di lui non solo vivevo, ma vivevo meglio».
Lì ha avuto un nuovo amore?
«No. Ho sempre il timore che il ministro usasse una mia relazione contro di me».
Ma siete separati, lui ha un\'altra...
«Ha bisogno di me come capro espiatorio, per non ammettere di esser stato un pessimo marito e un padre manchevole. Lui ha questo bisogno, disperato, di apparire perfetto».
Cosa le rimprovera il ministro?
«Tante cose... di sobillare mio figlio contro di lui e contro la sua compagna».
Non è vero?
«Mettiamola così: mio figlio ha un cellulare suo, anche fosse vero che voglio separarli non potrei certo impedirgli di chiamarlo. Invece non si sentono da due mesi. Mi rimprovera anche di non dare un\'adeguata educazione religiosa a Mario, di non avergli fatto fare la comunione. E invece, anche se il ministro non lo sa, il ragazzo l\'ha fatta il 30 maggio scorso ma non l\'ha invitato per timore che si presentasse con la Repetti. E poi questo attaccamento ai sacramenti è nuovo: per me anche questa sua religiosità è una recita».
Mi conceda una domanda frivola, in tanti discorsi seri. Suo marito le ha mai dedicato una poesia delle sue?
«All\'inizio. Ma non mi piacciono, non sono spontanee. Per un po\' ho acquistato il settimanale che le pubblica. Ho smesso quando ne lessi una dedicata \"al figlio che non abbiamo avuto\". Ho pensato: mio figlio ha 12 anni... Due anni prima della nascita di Mario ho perso un bimbo; il ministro disse di essersi riferito a quello. Ma creda, non era la verità».
Lei e la Repetti vi conoscete?
«No. Ma dicono sia una sorta di tutor del ministro, che dipenderebbe da lei in tutto e che gli fa da filtro con chiunque. È verosimile, lui ha bisogno di qualcuno che lo guidi. Prima erano i genitori, ora la compagna».
Lei lo ha mai \"guidato\"?
«Non è proprio nella mia indole».
È mai stata gelosa di suo marito?
«Mi accusava di esserlo, ma non lo sono mai stata. Esigevo rispetto, questo sì. E con la gelosia il rispetto non c\'entra».
Se davvero lui sposasse la Repetti?
«Glielo auguro. Se lo merita il ministro».
È mai stata gelosa della devozione di Bondi per il premier?
«Una sudditanza di cui io non sarei capace. Vederlo così devoto ha accresciuto il mio disprezzo nei suoi confronti. Mio marito ha sempre cercato il potere, Berlusconi glielo ha dato. Se glielo avessero offerto a sinistra, sarebbe tornato lì».
Potrete mai riconciliarvi?
«Le rispondo con un aneddoto. Una volta guardavo Chi vuol esser milionario, e uno dei concorrenti si era fatto accompagnare dall\'ex moglie e a lei Gerry Scotti ha chiesto quando fosse diventata, dopo il divorzio, amica del suo ex. E lei: \"Quando ha ricominciato a ragionare\". Ecco. Aspetto che il ministro prenda a ragionare e rispettare me e suo figlio».
C\'è posto, oggi, per un altro uomo?
«Non mi sento libera di rifarmi una vita, anche se nel mio cuore vorrei, e mi pento di aver rifiutato chi mi ha corteggiato in questi anni. Avrei potuto aggrapparmi a loro, non l\'ho fatto. Ora potrebbe essere il momento di ricominciare».
CARTE BOLLATE TRA EX
Il 6 febbraio scorso la signora Podestà ha querelato il ministro Bondi: «Non rispetta gli accordi sottoscritti in sede di separazione consensuale», dice, riferendosi in particolare a una clausola che imporrebbe al ministro di frequentare suo figlio in assenza di estranei e di persone alle quali sia legato da rapporti sentimentali. La querela è stata archiviata dal pubblico ministero e lo scorso 16 luglio l\'avvocato della signora Podestà ha presentato un\'opposizione.
Quali sono gli impegni che il ministro ignorerebbe?
«Avevo accettato una separazione consensuale pur di metter fine al mio matrimonio nel più breve tempo possibile e voltare pagina. Non ho chiesto soldi per me, ho rinunciato alla mia metà della casa che nel 1998 prendemmo ad Arcore. Ho avuto 3.500 euro al mese per mio figlio, e abbiamo stabilito una cifra (seimila euro l\'anno) che mio marito avrebbe dovuto versare nel caso in cui io fossi tornata a lavorare negli Stati Uniti».
Perché non ha chiesto alimenti?
«A ridosso dell\'accordo, il ministero per gli Affari Esteri mi ha proposto un lavoro al consolato italiano a New York. Mio marito disse che avrei avuto uno stipendio tale da rendere ingiusti gli alimenti».
Quindi tornerà in America?
«Non lo so. Ho scoperto che quel contratto è revocabile in qualsiasi momento su decisione del ministro degli Esteri, quindi rischierei di trovarmi senza lavoro. E poi quando a dicembre scorso, decisa a partire per l\'America, gli chiesi di iniziare a versare quei seimila euro, il ministro mi ha accusata di volerlo svenare. Per quello ho rimandato la decisione.
Ma il problema vero è che non vede suo figlio, neanche nei due week end al mese concordati. Inoltre nell\'accordo di separazione il mio avvocato di allora, Cesare Rimini, aveva inserito una clausola che stabiliva che questi incontri dovessero avvenire in assenza di persone estranee al nucleo familiare».
Par di capire che non è così.
«È comprensibile che il ragazzo voglia suo padre tutto per sé, quando sono insieme, e fino alla vacanza a Forte dei Marmi dello scorso agosto è stato così. Dopo, il ministro ha costantemente tentato di imporre la presenza della sua compagna. E il risultato è stato che ha riportato indietro il bambino dopo poche ore, o minuti».
Sono problemi comuni in caso di separazione. Magari col tempo...
«Vede, quando sono andata a lavorare a Boston, Mario aveva 5 anni ed è venuto via con me. Siamo stati fuori 5 anni e mio figlio ha visto il padre solo quando facevamo ritorno in Italia, ad agosto e a Natale. Il ministro ha il terrore degli aerei e solo una volta è salpato a bordo della Queen Elizabeth e ci ha fatto visita. Ora i due avevano la possibilità di costruire un rapporto vero. Ma così non è stato: se il ragazzo non accetta di vedere la sua compagna, il ministro si rifiuta di vedere lui».
Lei cosa si augura?
«Che mio figlio sia sereno e che gli sia dato il tempo e il modo di accettare le nuove presenze nella vita di suo padre».
Stando alle cronache, il ministro e l\'onorevole Repetti vivono insieme dal 2008. Lei è tornata in Italia nell\'estate di quell\'anno. Qual è stata la tempistica della vostra separazione?
«Al mio ritorno ho appreso dell\'esistenza della Repetti e ne ho chiesto conto. Lui la definì una storiella senza importanza, diceva di essere confuso, di non avere voglia di convivere e, testuale, \"Dio non voglia sposarmi di nuovo\"».
Ma viveva con lei o con la Repetti?
«Stava dal lunedì al venerdì a Roma. Tornava da noi per il weekend, ad Arcore o a Salò. Facevamo la famigliola modello, come piace a lui, che ama dare di sé un\'immagine perfetta. Addirittura faceva il marito trascurato quando, stufa delle bugie, lo tenevo a distanza».
Quando è arrivata la rottura?
«Il 5 dicembre 2008. Mi ha inviato una mail per comunicarmi che aveva trovato il vero amore della sua vita, che quella donna lo aveva \"salvato\", perché gli stava vicino e gli voleva bene \"indipendentemente dal ruolo politico e dai difetti\"».
Le chiese anche la separazione?
«No, è stato più subdolo, ha detto a me di decidere. Allora ho chiamato la mia avvocatessa, che mi ha consigliato di rivolgermi a Cesare Rimini. Volevo che tutto si svolgesse in fretta. Pensavo di far anche cosa gradita a lui, che aveva una nuova compagna».
E a luglio 2009 arriva l\'accordo consensuale.
«Già. Ma ora sono intenzionata a impugnarlo e a procedere per via giudiziale. E a quel punto si rivedrà tutto, compreso il mio assegno di mantenimento».
Rivuole anche la sua metà della casa di Arcore?
«Quella può tenersela, per me Arcore è legata a ricordi orribili, l\'ho subìta».
Ma è vero che dal terrazzo si vede Villa San Martino, la residenza di Berlusconi?
«Una baggianata. Non si vede, e le assicuro che il sole sorge lo stesso».
Torniamo alla separazione. Non è che lei ha fatto inserire la clausola sulla visita esclusiva del padre per evitare che suo figlio frequentasse l\'onorevole Repetti?
«Le ragioni di quella postilla sono molteplici, ma allora non pensavo in particolare alla Repetti. Piuttosto a una serie di personaggi della famiglia del ministro, non certo i nonni paterni. E anche al genere di donne che mio marito frequentava prima della mia partenza per Boston. Non avrei mai pensato che avrebbe instaurato una relazione normale».
Ne fa un tombeur de femmes.
«Aveva \"amiche\" a mio avviso infrequentabili. E lasciava in giro per casa scontrini dei regalini che faceva loro, tipo lo Chanel numero 5. Magari per darmi della visionaria quando mi arrabbiavo per la mancanza di rispetto».
Non è che ha davvero frainteso?
«Fa le cose in modo plateale, sfacciato, e nega dicendo che, se fossero vere, le nasconderebbe...».
Lei, oggi, come si sente?
«Ho l\'impressione di combattere contro i mulini a vento. Per questo mi sono rivolta a un altro avvocato, Cristina Morelli».
La stessa che assiste la signora Lario nel divorzio dal premier?
«Proprio lei. Mi ha semplicemente consigliato di mettere l\'oceano tra me e il ministro. Ma io non credo che l\'oceano rappresenti la soluzione».
LO STRANO CASO DEL PESCE ROSSO
L\'incontro con la signora Podestà è anche l\'occasione per chiedere un parere su un piccolo giallo che ha tenuto banco nell\'estate del 2009, quando la scrittrice barese Gabriella Genisi ha pubblicato \"Il pesce rosso non abita più qui\". Il romanzo narra della storia d\'amore e sesso tra una cassiera e un politico del governo Berlusconi, Salvo Toscani. In lui, a molti parve di riconoscere il ministro Bondi, ma la Genisi ha sempre affermato fosse un personaggio della sua fantasia, sostenuta dallo stesso Bondi.
Prendiamo l\'argomento, e la signora Podestà sorride e tira fuori dalla borsa proprio una copia del libro, sottolineato in più parti.
SANDRO BONDI E MANUELA REPETTI - Copyright PizziCosa sono quelle sottolineature?
«I punti in cui in cui Salvo Toscani ricorda il ministro».
Sarà suggestione, la sua.
«Sì, certo, coincidenze. La Genisi descrive alla perfezione la casa romana di mio marito, nello stesso palazzo in cui vive Denis Verdini (e nel libro c\'è un Loris) e in cui Fabrizio Cicchitto trascorre gran parte delle sue serate (e nel libro c\'è un Maurizio). La casa coniugale di Genova, nel romanzo, è uguale alla nostra di Arcore: arredamento squallido e deprimente... È vero, la comprammo da una anziana signora e per un periodo tenemmo i suoi mobili. E pensi un po\': il quadro di Santa Caterina appeso sul letto di cui scrive la Genisi è uguale a uno del ministro».
Da dove viene questo quadro?
«È di un pittore lunigianese, Loris Ricci. Il ministro lo comprò quando era sindaco di Fivizzano. Vuole altre coincidenze? Nel libro si parla di saponi a forma di limoni di Positano e foto autografate di Silvio Berlusconi esposte in casa. Limoni uguali li ho qui con me, guardi, regalo di un\'amica. Quanto alle foto del premier, che io ricordi ce n\'era solo una. Ma, se vogliamo immaginare che il protagonista sia lui, può essere che, per la visita della signora, ne abbia tirate fuori altre per far bella figura». (ride)
Ci sono altre coincidenze?
«Ho riconosciuto i gusti musicali del ministro in quelli di Salvo Toscani: Gigi D\'Alessio, Fiorella Mannoia, Franco Battiato... E quelli letterari: anche il ministro adora Hannah Arendt».
Nel libro, Toscani confessa di adulare Berlusconi in pubblico ma di odiarlo in privato. Non mi dica che...
«Il ministro ha avuto un solo momento di astio profondo e di rancore nei confronti del premier, e proprio nella circostanza descritta dalla Genisi nel libro, quando si parlava di Michela Brambilla come del futuro coordinatore unico del Pdl. Lui non lo accettava, era depresso».
Nel libro la reazione del protagonista è un tentativo di suicidio.
«Quel goffo episodio ha i tratti dei gesti teatrali tipici del ministro. Ma non ho informazioni in questo senso».
Il clamore suscitato dal libro mi costringe a una domanda insolente. La Genisi si sofferma su abitudini e gusti sessuali del protagonista. Non le chiedo i dettagli, ma...
«Mi limito a dirle che riconosco il ministro in quelle pagine».
Le ha fatto male leggere quel libro?
«Beh, piacevole non è stato... Ma sa cosa mi ha ferita di più? La protagonista ha capito in 20 mesi quel che io ho compreso solo dopo 15 anni».