Alessandra Farkas per il \"Corriere della Sera\"
Camille PagliaCamille Paglia«Sono iscritta al Partito Democratico e ho sostenuto anche economicamente la campagna presidenziale di Obama. Ma oggi sono estremamente delusa dalla sua amministrazione, anche se avevo pronosticato il disastro elettorale di ieri già nelle prime settimane dopo l\'insediamento».
Camille Paglia, l\'eclettica studiosa americana che da anni resiste a ogni tentativo di catalogazione - e al corteggiamento sia della destra sia della sinistra - non potrebbe essere più esplicita: «L\'autodistruzione di Barack Obama è una tragedia greca». «Anche le donne gli hanno voltato le spalle», spiega la Paglia, docente di Humanities e Media Studies alla University of the Arts di Filadelfia, «come il resto della nazione, votammo per lui perché ci aveva promesso una presidenza post-partisan. Ci era parso moderato in politica ed equilibrato nello stile».
usa camille paglia coverE invece?
«Sin dall\'inizio ha rivelato la sua anima partisan, rifiutandosi per un anno e mezzo di incontrare i leader repubblicani del Congresso. Le sue idee si sono rivelate semplicistiche, l\'eco sbiadita di arcaici cliché delle élite universitarie da lui frequentate: Columbia e Harvard. Il suo non è autentico spirito di sinistra basato sulla conoscenza della classe operaia ma retorica snob piena di ostilità per il capitalismo, di cui ignora i meccanismi economici».
Eppure la sua amministrazione ha eletto un record di donne.
«Obama è prigioniero della cricca di Chicago, maneggioni politici senza scrupoli, privi di cultura in materia di affari internazionali».
Quindi è stato davvero un referendum anti-Obama?
«Ciò che è successo ieri è il risultato diretto di tutti i suoi errori. Obama non ha mai accettato le critiche legittime e ha sminuito la dignità della presidenza, rispondendo continuamente agli attacchi satirici dei presentatori radiofonici di destra. Di recente ha osato definire gli avversari repubblicani \"nemici\"».
Le dispiace vedere uscire di scena Nancy Pelosi?
«Molto, perché adoravo il suo stile impeccabile di figura autoritaria al femminile e la sua grinta battagliera. Il suo usare i tacchi alti senza mai perdere l\'equilibrio. Eppure penso che abbia peccato di fanatismo nella gestione della riforma sanitaria. È stato il suo rifiuto di scendere a compromessi a creare l\'ondata di protesta nazionale del Tea Party».
Pensa che il Tea Party sia un movimento destinato a durare?
«È un movimento di protesta genuino, fatto di cittadini qualunque disgustati dagli osceni sprechi del governo federale che verranno ereditati dalle generazioni future. Grazie alla radio conosco i suoi adepti: casalinghe e madri che prima d\'ora non avevano mai partecipato alla politica. Le loro voci sono fresche, patriottiche, altruiste».
Dalle pagine dei giornali emerge un\'analisi diversa.
«Sono disgustata dal modo in cui le élite giornalistiche della East Coast, soprattutto il New York Times, hanno denigrato il Tea Party».
Cosa pensa delle leader del Tea Party che come Sarah Palin si definiscono femministe?
«Lo sono, nel senso vero del termine. E infatti ogni tentativo di distruggere la Palin ha avuto l\'effetto opposto, trasformandola in un faro per le donne conservatrici, madri, mogli e lavoratrici infaticabili come lei. L\'ex governatrice dell\'Alaska è una pioniera della vecchia frontiera americana, incompresa dalle femministe della vecchia guardia, aspre, senza figli e con un odio cieco per il maschio».