Paolo Madron per il Sole 24 Ore
Da una parte c'è Barack Obama, i cui interventi televisivi a sostegno della riforma sanitaria sono ormai così frequenti da costituire un lungo ininterrotto monologo. Mai uguale a se stesso però, perché ogni volta - anche ieri nel discorso del sabato - il presidente americano fa uno sforzo per apparire sempre più didascalico. Come a dire: più che ai legislatori, a me interessa parlare alla gente.
Dall'altra c'è l'opposizione, i repubblicani, convinta che la riforma equivalga a una statalizzazione della sanità, e che la sua estensione ai 46 milioni di americani senza alcuna copertura porterà al disastro il bilancio federale.
Obama socialismUn primo risultato l'hanno ottenuto: Obama voleva che il Congresso l'approvasse prima delle ferie, ha solo ottenuto un parziale via libera in commissione. Non contenti i repubblicani hanno organizzato dimostrazioni nei municipi di molte città. Tra urla e scontri, anche violenti, la protesta non è riuscita, come forse si prefiggeva, a ribaltare l'opinione favorevole della maggioranza degli americani. Di sicuro, però, ha contribuito a sottrarle consensi: per la Cnn, i favorevoli alla riforma sono ormai poco più del 50 per cento.
OBAMASiccome però le contestazioni sono state rumorose ma generiche, i democratici hanno avuto buon gioco nel bollarle come eterodirette. Dietro, oltre che i repubblicani, ben conosciuti gruppi di destra, anche estrema, che con un intenso tam tam internettiano avrebbero chiamato la protesta.
C'è molto di vero, anche perché, non certo in buona fede, c'è chi ha rimestato nelle paure collettive. «L'ammalato, l'anziano e gli invalidi l'America che io conosco e amo, i miei genitori o il mio bambino con la sindrome di Down - ha scritto Sarah Palin fresca dimissionaria dal governatorato dell'Alaska sulla sua pagina di Facebook dovranno stare in piedi di fronte a questa giuria della morte di Obama, così i suoi burocrati potranno decidere in base al livello di produttività nella società, se sono degni di essere curati». «Obama uguale Hitler», le ha subito fatto eco l'ultras conservatore Rush Limbaugh nel suo seguitissimo talkshow radiofonico.
RIVOLTA CONTRO SPESE OBAMAMa, al di là delle posizioni oltranziste, molti pensano invece che le istanze della protesta siano genuine. «La maggior parte di quelli che si oppongono a Obama- scrive Paul Krugman sul New York Times ignora che il Medicare sia un programma di assistenza già finanziato dal governo», quindi la statalizzazione contro cui si scagliano già esiste.
Sulla sanità da mesi continua a ripetere che il tallone d'Achille sta nel fatto che agli americani non è stato spiegato bene di cosa si sta parlando. Insomma, tutti sono consapevoli che il sistema costa, ma nessuno sa bene in realtà chi e che cosa paga.
Rush LimbaughIl funzionamento della sanità in America è un coacervo di attori e funzioni. Il risultato è spesso frustrante, non solo per i malati ma anche per chi lavora nel settore. Basta leggere l'incubo burocratico descritto dal dipendente di un'assicurazione al popolare blog di Andrew Sullivan: «La mia società si occupa di pagare ospedali e cliniche per i servizi fatti. Ci vuole una settimana perché il conto sia indirizzato all'ufficio giusto. Una volta che vi arriva subito torna indietro. Perché prima che l'assicurazione paghi, bisogna far rivedere la fattura da un'altra società: ogni Stato ha linee guida diverse. Dopo una settimana il conto ritorna all'assicuratore e se non ci sono problemi con la documentazione dell'ospedale viene saldato.
Se invece ci sono, richiamo l'ospedale per un controllo che però comporta l'intervento di una società contabile terza. La procedura richiede un'altra settimana, se non di più. Alla fine di tutto pago quasi sempre il minimo di rimborso previsto dallo Stato, mentre l'ospedale si aspetta di più. Così, mentre si discute, gli ospedali scaricano sul malato la differenza».