P. D. N. per "l'Espresso"
Roberto Gasparotti primo a sinistra a teletoscana Nord negli anni 70Chi lo conosce, come Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, lo evita. Avere a che fare con lui, Roberto Gasparotti, responsabile dell'immagine del Cavaliere, non è facile. Quando nel 1998 filtrarono le prime notizie sul fatto che Silvio Berlusconi faceva registrare le conversazioni con gli ospiti nelle sue residenze di Arcore e Roma, Di Pietro fu il primo a denunciare il ruolo svolto proprio da Gasparotti. Fece anzi di più, diffondendo l'intero verbale di una deposizione di Gasparotti, allora dipendente della berlusconiana Rti, di fronte alla Procura di Brescia.
antonio di pietro idvAi magistrati Gasparotti aveva confessato di avere effettuato quelle registrazioni su ordine dello stesso Berlusconi. Non ci fece una bella figura, ma grazie a quei servigi si era conquistata la gratitudine del Cavaliere che gli ha assicurato a una brillante carriera nominandolo pure dirigente generale a Palazzo Chigi. Ma lui non ha cambiato stile.
Ne sa qualcosa il senatore Stefano Pedica che, interessato agli sviluppi sullo scioglimento del Comune di Fondi, il 2 ottobre scorso si era recato a Palazzo Chigi per seguire la conferenza stampa del ministro dell'Interno Maroni. Ma, sorpresa, per lui ingresso vietato: la sua presenza era indesiderata. Indovinate da chi?
Roberto Gasparotti con Paolo BonaiutiMa da Gasparotti, naturalmente. Che, stando ad una interrogazione presentata al Senato dall'Idv, ha sollevato e spintonato con forza Pedica sbattendolo fuori da Palazzo Chigi gridando: «Vattene, questa non è casa tua. Qui entrano solo gli accreditati». Cioè i giornalisti parlamentari, pure loro, ahimè, ai ferri corti con Gasparotti.
L'ultimo incidente si è verificato a Sant'Elia, vicino L'Aquila, lo scorso 4 novembre, durante una visita di Berlusconi ai terremotati, trasferta conclusa con un pesante comunicato di protesta dell'Associazione dei giornalisti parlamentari. I cronisti avrebbero voluto fare domande agli sfollati e al presidente del Consiglio.
Ma polizia e carabinieri, usando le maniere forti e seguendo gli incitamenti di un funzionario al seguito del Cavaliere («Prendeteli, cacciateli!»), hanno impedito il lavoro dei cronisti. Chi era quel funzionario? Gasparotti, va da sé, «l'uomo dal quale», avrebbero ammesso i poliziotti con i giornalisti, «noi prendiamo ordini».