Maria Celeste Crucillà per "Oggi"
Professor Panseca, che cosa le è saltato in mente?
«Non capisco tutto questo can can per due quadri».
Su, non faccia l'ingenuo! Ha esposto a una mostra Silvio Berlusconi seminudo con le ali, chino sul ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, seminuda pure lei... E poi un altro quadro con la moglie del premier Veronica che vola, anche lei come mamma l'ha fatta, esibendo due seni enormi!
«Mi sono ispirato al pompier».
Prego?
«Sì, all'art pompier, la pittura in Francia della seconda metà dell ‘800 che si rifà al neoclassico. Il quadro di Silvio e della Carfagna rappresenta Adone e Galatea. Per il corpo di lei non ci sono stati problemi. Per lui ho dovuto lavorare un po', anzi parecchio, per renderlo simile a un Adone. Quanto al nudo alato con il volto di Veronica, il quadro simboleggia la donna di oggi, siliconata. Nella realtà, sono convinto che Veronica non lo sia. Non l'ho mai vista in topless, ma non è difficile immaginare le sue naturali forme opulente».
Ci è o ci fa il professor Filippo Panseca? Sessantanove anni, capelli sale e pepe scapigliati da artista, mentre parla ti guarda con i suoi occhietti arguti, da presa in giro. Palermitano geniale, celeberrimo in epoca craxiana (lo chiamavano «l'architetto di Craxi» anche se lui ha sempre sottolineato di non aver mai preso la laurea in Architettura), inventore del logo del garofano che sostituì la falce e martello nel 1978, ideatore delle sfarzose scenografie dei congressi Psi (come la piramide telematica di otto metri nel 1989 che rifletteva il volto di Bettino come fosse un faraone), Panseca ha suscitato un putiferio esponendo i due dipinti dissacratori alla mostra Art & Savonnerie alla fortezza del Priamar di Savona.
CRAXI, BERLUSCONI E PANSECALo incontriamo nel suo studio milanese, un loft di 300 metri quadri, zeppo di ogni genere di mobili e oggetti: due pianoforti (uno a coda, uno verticale), quadri e sculture, un gran tappeto passatoia che rappresenta il muro di Berlino crollato («Visto che è caduto, uno ci deve poter camminare sopra»), tavoloni e tavolini, decine di giacche e cappotti sulle grucce («Non ho più posto in camera da letto»), librerie, madie e armadi con statuine cinesi, scaffali che ospitano il prezioso passito (Panseca Passum Deorum Divina Proportione) del suo vigneto nell'isola di Pantelleria prodotto secondo l'antica ricetta di Magone, fratello di Annibale.
E ancora: biciclette, caminetto con griglia e padelle, tapis roulant, bozze di progetti avveniristici, come la città a energia solare in Nicaragua o la minicar elettrica. E, soprattutto, i computer con i quali realizza i quadri.
«Creo l'immagine attraverso milioni di pixel, i punti che la compongono, ognuno dei quali contiene a sua volta la miniatura del quadro completo, il suo Dna», spiega. «Una mia tecnica innovativa. Mi piace sperimentare. Nel 1981 ho introdotto all'Accademia di Belle Arti di Brera il corso di computer painting (pittura col computer). Ancora oggi vi insegno Computer Art. Mi ispiro alle immagini che vedo in televisione o su Internet. Per esempio, nel caso di Berlusconi e della Carfagna, ho trovato al computer per caso la foto di lui che si chinava verso di lei per dirle qualcosa e la guardava con uno sguardo...
PANSECAUno sguardo come?
«Eh, uno sguardo particolare... Mentre lei, la Carfagna, aveva l'espressione languida e assorta. Così ho pensato di farne un quadro: i volti sono i loro, il resto è l'elaborazione di una scena agreste di arte pompier. Ho pensato che Silvio, che si è messo di volta in volta il cappello da capostazione, da operaio, da pompiere, sarebbe stato molto contento di vedersi rappresentato con le ali d'angelo. Un angelo protettore della sua ministra», conclude sornione.
Molto contento? Con i pettegolezzi che sono stati fatti su di lui e la Carfagna? L'ha per caso sentito, il premier?
«No. In verità non lo sento da tanto. È stato il padrino di battesimo di mio figlio Massimiliano, vent'anni fa. Ma poi non si è più fatto vivo. Quando il suo figlioccio ha superato l'esame di maturità l'ho cercato per comunicarglielo. Non ha mandato nemmeno un biglietto. D'altra parte ci sono abituato. Dopo la caduta di Craxi tante porte si sono chiuse. Io non ho fatto il voltagabbana. Fino alla fine sono rimasto amico di Bettino, che avevo conosciuto in una trattoria di Brera nel 1968, quando lui era un oscuro consigliere comunale e io un artista squattrinato».
Dunque quel quadro potrebbe essere una sorta di vendetta contro Berlusconi, padrino assente?
«Vendetta è una parola grossa. Mettiamola così: Berlusconi non si è mai fatto sentire e così mi sono fatto sentire io. Però è curioso: con tutte le cose che ho realizzato negli ultimi anni si riparla di me solo per due opere che in fondo sono un gioco. Dove sta lo scandalo? Se Silvio intende toglierle dalla circolazione, oppure gli piacciono, me le compri. Gliele vendo al prezzo che vuole, da un euro in su. Devolverò la cifra ai terremotati d'Abruzzo».