Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"
«Sì, certo, ho letto ciò che Eugenio Scalfari ha scritto su di me e se proprio devo...».
paolo flores arcaisNo, aspetta, Paolo Flores d'Arcais: facciamo un passo indietro. Partiamo dall'articolo che, alcuni giorni fa, hai firmato sul Fatto. Il titolo dell'articolo era eloquente: «Matteo Renzi è pessimo ma io lo voterò».
«Bene, partiamo da lì, partiamo da una domanda: qual è oggi la principale posta in gioco? È la scelta, penso io, tra partitocrazia e Altra politica, intesa quest'ultima come il riformismo vero della Fiom, l'impegno dei Girotondi, la lotta alla mafia e tutto quello che viene bollato come giustizialismo...».
Continua.
«La partitocrazia è invece Berlusconi e il suo mondo in disfacimento, ma è partitocrazia anche il "partito" Napolitano-Monti e il centrosinistra così come viene descritto, da Bersani a Vendola. È chiaro che non sono tre realtà equivalenti, ma certo si somigliano sempre di più e soprattutto impediscono la nascita di una autentica politica riformista. Detto questo...».
Tu suggerisci di votare alle primarie del Pd per Renzi: non è paradossale?
«No. Perché se siamo d'accordo che la questione essenziale è scegliere tra partitocrazia e Altra politica, allora votare per Renzi alle primarie del Pd e poi votare per Grillo alle elezioni è la scelta più razionale».
Non sembra così razionale, francamente.
«E invece sì. Ascoltami: votando Renzi e aiutandolo a vincere, si aumentano le probabilità che il centrosinistra vada in frantumi; poi, andando a votare Grillo, diventa forte la prospettiva che vadano in frantumi addirittura tutti e tre i settori della partitocrazia sopra elencati».
Capito: auspichi che venga giù tutto in macerie. Non ti sembra un po' troppo?
«No. A me sembra il male minore. Ritengo infatti che oggi siamo già al peggio. Il governo Napolitano-Monti ha appena varato, a larghissima maggioranza, una legge che rende la vita dei concussori molto più facile. Un regalo ai politici criminali che viene chiamato "legge anticorruzione"».
D'accordo, quella legge poteva essere più incisiva, tuttavia il tuo giudizio mi sembra severo e...
«È come dico io, dai! Del resto, vedi: Berlusconi faceva leggi che avvantaggiavano i politici criminali, ma era chiaro che erano leggi ad personam e ad Castam. Napolitano e Monti fanno la stessa cosa ma riescono a far credere di fare il contrario, distruggendo quindi ogni possibilità di indignazione e di lotta. Mi sembra più grave».
Scalfari, su Repubblica, nel suo editoriale della domenica, sospetta che tu stia lavorando alla nascita del partito d'azione, «quello vagheggiato dai fratelli Rosselli e da pochi altri. Verrà e sarà un partito di massa. Guidato da lui?».
«Magari! Purtroppo, il movimento o lista elettorale, scegli tu la definizione, del partito d'azione, oggi è solo un auspicio, benché io creda che un programma "Giustizia e libertà" sia maggioritario tra i cittadini. Ed è proprio per questo che va fatta tabula rasa di tutto quanto ne impedisce la nascita».
Direttore, «tabula rasa» è un concetto forte e pericoloso, non trovi?
«Sì. L'alternativa, tuttavia, è la morta gora in cui il Paese si sta avvitando da venti anni, procedendo di male in peggio per opera del berlusconismo, per omissioni del centrosinistra e per un combinato disposto di opere e omissioni del partito Napolitano-Monti».
Scalfari, comunque, immagina che a voler guidare questa sorta di partito d'azione possa essere tu, insieme «con Santoro e tanti altri che hanno in testa disegni così ardimentosi. A me - conclude il fondatore di Repubblica - sembrano alquanto disturbati o bizzarri che dir si voglia, altro non dico».
«Io invece aspetto che Scalfari dica altro, che fornisca argomenti, altrimenti la sua è solo una innocua battuta, neppure di vaghissimo sapore brezneviano... Scalfari è infatti il sostenitore più entusiasta del partito Napolitano-Monti, un partito che, fatti alla mano, in molti articoli ho mostrato essere la prosecuzione del berlusconismo senza la cloacale volgarità di quel regime. Come ho scritto, la prospettiva di un governo Bersani con D'Alema agli Esteri, la Melandri alla Cultura e Buttiglione alle Pari Opportunità mi sembra peggiore di un governo estratto a sorte... fra gli incensurati, ovviamente».
(Paolo Flores d'Arcais, 68 anni, è il direttore di Micromega).