Gianluca Di Feo per \"L\'espresso\"
sabrina minardi bruno giordano rep2Trent\'anni fa era la ragazza che la Roma del potere sognava di portarsi a letto. Giovanissima, di una bellezza particolare che non tradiva volgarità; aveva sposato il calciatore più famoso, il campione laziale Bruno Giordano, prima di darsi alla vita e diventare la compagna del boss più ricco, Renato De Pedis, il \"Dandi\" di \"Romanzo Criminale\".
sabrina minardi bruno giordano rep3Tra il 1981 e il 1983 Sabrina Minardi è passata dai salotti e dalle camere da letto dove si confondevano sacro e profano, banchieri e mafiosi, cardinali e faccendieri, in un delirio di soldi facili, cocaina e violenza che scandivano l\'Italia delle trame: dalla Banda della Magliana al Banco Ambrosiano, dalla P2 ai misteri dello Ior. Lei faceva perdere la testa ai protagonisti di questa capitale immorale, fino a diventare una stella nel sistema di piaceri, favori e ricatti: una leggenda delle notti romane, interpretata sullo schermo dal fascino malizioso di Anna Mouglalis.
sabrina minardi bruno giordano rep4Adesso Sabrina Minardi mostra tutti i segni di una vita bruciata, tra droga e sfruttamento: lo sguardo che seduceva padrini e padroni si è spento da tempo. Ma lei è convinta di custodire tanti altri ricordi di un passato che ancora pesa: memorie che tira fuori a fatica, spesso in modo frammentario o contraddittorio; altre volte invece offrendo dettagli e riscontri che trasformano le sue parole in indagini penali. È stata lei, ad esempio, a fornire una nuova pista per la scomparsa di Manuela Orlandi, la figlia quindicenne di un funzionario vaticano sparita nel 1983, accusando proprio Renatino De Pedis.
sabrina minardi bruno giordano stampa1Adesso in un libro-intervista con la giornalista Rai Raffaella Notariale (\"Segreto Criminale\" edizioni Newton Compton) apre altri capitoli del suo personale romanzo criminale. Descrive una relazione con Roberto Calvi, il banchiere milanese dagli occhi di ghiaccio, tanto a suo agio tra i libri contabili quanto incauto nei rapporti romani, che lei sostiene di avere conquistato con una scena da racconto erotico in stile Emanuelle: \"Mi telefonò e mi disse: \"Senti, ti posso vedere un attimo?\".
MARCINKUSGli rispondo: \"No, guarda, sto a casa, non esco\". E lui che non mollava: \"Ma vengo sotto casa! Puoi scendere due minuti?\". \"Vabbè...\" Nel giro di poco lui era già sotto casa mia. Ho preso e sono scesa con la vestaglia: in quel periodo io non sapevo che cosa fosse il senso del pudore. Comunque, questo si è presentato con la Limousine, quella con il terzo scompartimento, per capirci. E io sono salita con la vestaglietta, le ciabattine. E niente...\".
I due si erano conosciuti la sera prima. Sabrina Minardi spiega che l\'incontro era avvenuto a casa di Flavio Carboni, da trent\'anni il faccendiere per antonomasia, che ha sempre negato qualunque rapporto con la donna. Lei però vuole rendersi credibile e al registratore di Raffaella Notariale sciorina dettagli sugli appartamenti e sulle garçonniere di Carboni.
Per tornare a parlare di Calvi: \"Avevamo una relazione. Ma non standard. Era veramente molto cerebrale. Non c\'è quasi mai stato sesso. C\'è stato una volta durante i nostri momenti di perdizione. Non mi va di dire cosa succedeva, davvero... Roberto per me era una figura bella, chiara, pulita\".
Che la Magliana abbia giocato pesante nelle sorti dell\'Ambrosiano è storia provata. Un commando romano tentò di assassinare Roberto Rosone, il numero due del Banco che si opponeva a Calvi, ma la reazione di un vigilante fece fallire l\'agguato lasciando sul pavè milanese il corpo di Danilo Abbruciati. Che Sabrina abbia conosciuto il banchiere invece non è provato. Nel processo per la fine di Calvi sotto il ponte londinese dei Frati Neri era prevista la sua deposizione, ma la Corte ha poi preferito soprassedere.
Roberto CalviLei però ricorda: \"Lui mi ha regalato una villa a Montecarlo. Gli serviva una prestanome, sia chiaro, ma poi la villa è rimasta a me, per questo dico che me l\'ha regalata. E mi ha prestato l\'aereo per portare mamma a Parigi dove faceva chemioterapia. E poi mi riempiva di gioielli e cose così. Cose belle, ma è durata poco perché per lui era un periodaccio. A distanza di qualche mese, nemmeno un anno, è stato trovato morto\".
Sabrina Minardi non accetta la definizione di prostituta: \"Una prostituta sta sul marciapiede o in una casa e ti fa il lavoro per pochi spiccioli. Io mi divertivo, facevo la bella vita, vestivo Coco Chanel, Armani, mica ero l\'ultima delle femmine. Uscivo tutte le sere o giù di lì. Uscivo tutte le volte che mi andava, frequentavo i migliori ristoranti e i più esclusivi night di Roma, in cambio del mio corpo ricevevo soldi a palate, vacanze, auto, gioielli, case. Calvi mi regalò una villa a Montecarlo. Quale prostituta può vantare le stesse cose? Loro sì che fanno una brutta vita, poverette. La mia era meno brutta, tutto sommato\".
Oggi la donna del Dandi è appena uscita da un periodo di detenzione, scontato in una comunità di recupero. E torna a parlare dell\'altro fronte del suo mondo di intrallazzi: quello vaticano.\"Monsignor Marcinkus? Certo che l\'ho conosciuto... Non so che cosa gli avessero detto al monsignore, se gli avevano detto o meno che ero una tipa allegra e carina con chi era generoso, insomma, ma lui voleva stare con me... E io ci sono stata. Però, evidentemente, Flavio (Carboni, ndr.) gli aveva parlato di me, gli avrà forse detto che ero di facile reputazione, perché lui, il pretaccio, fu molto diretto. Non usò preamboli\". È l\'inizio di un\'altra frequentazione. In cambio di cosa? \"Ha fatto entrare un cugino di mia madre a lavorare in Vaticano. Dalla sera che gliel\'ho chiesto, la mattina già era assunto. E... soldi, soldi, soldi, soldi, soldi, soldi... Ma tanti, eh!\".
DEPEDIS AMMAZZATOQuattrini che intascava e altri che consegnava al numero uno dello Ior per conto di De Pedis. \"Renato mi dava borsoni di soldi per Marcinkus. Metteva sempre tutti i soldi nelle borse Louis Vuitton. Era fissato più di una donnina tutta fashion con le Vuitton. E io andavo da Marcinkus a presentargli un\'amica e a portargli il borsone. Ma glielo svuotavo, sai? Mica sono scema. Gli lasciavo i soldi, ma la borsa me la tenevo. Pensa a quant\'ero piccola e scema. Invece di prendermi una manciata di soldi, che nessuno se ne sarebbe accorto tanti erano, mi prendevo il borsone firmato\". A che servivano tutti quei soldi?\"A farne altri...\".
Nelle frasi della Minardi ci sono altri prelati, i più alti dell\'epoca: i cardinali Agostino Casaroli e Ugo Poletti. Il loro ruolo appare però sfocato, confuso in un vortice di festini dove alla fine sembra essere la cocaina a dominare anche i ricordi. Solo su Poletti c\'è una scena dettagliata: \"Il cardinale stava molto, molto, molto in confidenza con Renato. Grandi sorrisi, chiacchieravano amabilmente. Si misero a chiacchierare pure in disparte, mi ricordo ancora le mosse di Renato: si metteva le mani in faccia, a coprire la bocca, mentre parlava. Quando doveva parlare di cose serie e c\'era gente faceva così: non si fidava neanche dei muri\". Un racconto incredibile? In questa storia assurdo e reale si sovrappongono spesso: Renato De Pedis fu assassinato nel 1990 e sepolto in una cripta della Basilica di Sant\'Apollinare, grazie al nulla osta del cardinale Poletti.