1 - SONDRIO O SON DESTO? ADDIO GIULIETTO
C'è un uomo che da ieri sera dopo il voto del Parlamento su Alfonso Papa si sente schiacciato come una noce.
È Giulietto Tremonti, il ministro dell'Economia che durante il dibattito a Montecitorio aveva la testa a Bruxelles dove oggi i capi di stato si riuniscono per una manfrina che dovrebbe tranquillizzare i mercati sul rischio della Grecia e del contagio.
ALFONSO PAPASolo dopo il pugno disperato del Cavaliere, l'ex-tributarista di Sondrio è tornato bruscamente alla realtà e ha dovuto prendere atto della frattura insanabile tra il Cavaliere e i barbari di quella Lega che fino a poco tempo fa lo considerava il gioiello da spendere per Palazzo Chigi.
GIULIO TREMONTIIl risveglio è stato davvero brusco ed è paragonabile all'impatto del Titanic dove nella versione cinematografica l'attore Leonardo Di Caprio finisce nell'oceano. L'amarezza deve essere davvero grande per questo tecnico prestato alla politica che con la sua cultura ha sempre cercato di rimanere fuori dai conflitti ideologici inventandosi una "terza via" che gli ha consentito di galleggiare tra i consensi della destra e il compiacimento della sinistra.
MILANESE E MANUELA BRAVIÈ un'amarezza che comincia il giorno in cui si è votata a tempo di record la sua manovra in Parlamento con Berlusconi che non solo evita di ringraziarlo ma gli gira le spalle per dispetto. Eppure Giulietto l'aveva detto al raduno dei barbari a Pontida che sarebbe stata un'operazione di lacrime e sangue "fatta solo per il bene comune", ma l'ingratitudine gli è montata intorno come le onde dell'oceano.
A questo bisogna aggiungere il quasi totale disinteresse degli ambienti internazionali e di Bruxelles che non hanno sprecato parole di apprezzamento perché hanno capito che la manovrina da 68 miliardi spalmata in tre anni è uno stratagemma che non scaccia i fantasmi della crisi italiana. L'unica sede in cui Giulietto ha potuto sottolineare il valore della Finanziaria, è stato il "Wall Street Journal" con un'intervista di una settimana fa dove ha rilanciato l'idea degli eurobond per salvare i paesi dal default.
SILVIO BERLUSCONIA questa idea Giulietto è affezionato e può rivendicarne la paternità perché ne parla dal dicembre 2010 quando ha trovato il consenso perfino del presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. E oggi per un paradosso quasi beffardo a parlarne sul "Financial Times" è Mario Monti, il candidato in pectore per Palazzo Chigi che considera gli eurobond la sola risposta dei leader riuniti a Bruxelles.
Mario MontiAl professore di Varese, che ha sempre tenuto un profilo basso, si è sciolta la lingua e la penna al punto tale che nell'arco di un mese il quotidiano di Londra gli ha dato spazio ben tre volte. In tutte le occasioni SuperMario ha battuto il tasto sulla crescita in modo da smarcarsi nettamente dal rigorista Tremonti che aumenta le tasse, non taglia la spesa pubblica e non trova nella sala macchine del ministero il forno dove bruciare legna e carbone per lo sviluppo. Di questo passo, ha scritto Monti venerdì scorso, l'Italia colerà a picco per assenza di coraggio e di una politica attenta ai bisogni della società.
SILVIO BERLUSCONI GIANNI LETTAForse il voto di ieri non segnerà la fine della Repubblica, ma scaccia le ambizioni accarezzate da Giulietto di guidare il Titanic fuori dai marosi. E c'è chi pensa che dopo il voto di ieri, che si può interpretare politicamente come un tremendo siluro al tandem Berlusconi-Letta, nelle stanze segrete del Palazzo stiano per lanciare una batteria di missili sulla testa e sul corpo del ministro di Sondrio.
Giovanni Stella2 - TAPPATE LE BOCCHE DEI MACACHI STELLA & MENTANA, A BERNABÈ INTERESSA VENDERE IN BLOCCO LA7, FRANCHINO MIRA A CABLARE L'AMAZZONIA
Gli uscieri di TelecomItalia sono assolutamente d'accordo con la linea che Franchino Bernabè sta tenendo a proposito de "La7" e di TelecomItalia Media.
Dopo le esternazioni infelici del "canaro" Giovanni Stella, il capo di Telecom non ha più rilasciato alcuna dichiarazione e anche la notizia apparsa in un trafiletto malizioso di "Repubblica" secondo la quale si sarebbe consultato con il banchiere Pallenzona per il destino dell'emittente televisiva, lo ha lasciato del tutto indifferente.
Secondo gli uscieri questa storia de "La7" che avrebbe dovuto raccogliere i "comunisti" della Rai si è già sgonfiata, e forse nessuno tra i conduttori che Stella pensava di raccattare come "macachi scesi dall'albero" sarà arruolato nelle file della terza televisione.
A fare le spese dell'indifferenza di Franchino sono soprattutto il "canaro" ed Enrichetto Mentana che con annunci esagerati e contraddittori hanno fatto ballare il titolo in Borsa, ma rischiano di rimanere soli. Questa prospettiva non può dare fastidio al direttore del telegiornale che in questo modo rimane l'unica stella del piccolo firmamento de "La7", ma prima o poi provocherà effetti pesanti sul destino professionale di Stella.
BERNABEA Bernabè che sta per fare le valigie in vista di una meritata vacanza tra la casetta di Sperlonga e le montagne di Trento, interessa vendere in blocco TelecomItalia Media con l'aiuto dell'advisor Mediobanca.
Sono altri i problemi che gli stanno a cuore in un momento in cui i soci di Telco sono costretti a svalutare il pacchetto delle azioni e attendono risposte industriali in grado di risollevare le sorti dell'azienda. Franchino è consapevole che sta giocando le sue carte soprattutto in Sudamerica, l'area di mercato che gli ha consentito di chiudere il bilancio 2010 con numeri decenti.
luca lucianiEd ecco spuntare una notizia che conferma l'attenzione verso quell'area di mercato dove Tim Brasil sta crescendo in modo vertiginoso sotto la guida dell'esule Luca Luciani. Questa volta non si tratta di una acquisizione, ma di un progetto che gli uscieri definiscono fantastico. Sembra infatti (come ha rivelato ieri il "Corriere delle Comunicazioni") che Franchino voglia cablare l'Amazzonia. Il progetto da 109 milioni di dollari punta alla realizzazione di un network da 2mila km di fibra ottica per permettere agli indigeni di chiacchierare con i telefonini senza rovinarsi le mani e i piedi dentro la foresta.
PalenzonaE gli uscieri godono all'idea che il biondo Luca Luciani dovrà seguire il cantiere della fibra ottica dove i lavori cominceranno ad ottobre.
3 - STRADA TUTTA IN SALITA PER PALENZONA
Fabrizio Palenzona, l'ex-camionista di Novi Ligure e grande collezionista di cariche non vede l'ora che arrivi il 23 agosto quando l'oroscopo transiterà nel segno della Vergine che uno scherzo della natura gli ha messo sulle spalle.
Forse quella data segnerà la fine di un periodo davvero infelice per il massiccio ex-camionista di Novi Ligure che negli ultimi tempi è stato perseguitato dalla sorte. All'inizio di marzo è finito ai domiciliari il suo assistente Roberto Mercuri per una truffa legata ai finanziamenti europei nella quale è rimasto impigliato anche il fratello del banchiere.
Poi è esplosa la vicenda Bisignani con tanto di intercettazioni in cui l'ex-camionista viene definito "amico, grosso e dolcissimo", ma dalle telefonate è saltata fuori la trama per far saltare Alessandro Profumo dalla poltrona di Unicredit.
BISIL'ultima ferita è di ieri con i giudici della seconda sezione civile di Milano che hanno decretato il fallimento di Norman 95, una società immobiliare in cui Pallenzona è stato vicepresidente prima di passare la mano a Massimo Cimatti, un businessman di 50 anni.
Da tempo l'ex-camionista stava cercando una soluzione per evitare il fallimento provocato da 200 milioni di debiti e già nel marzo dell'anno scorso sembrava che il "cavaliere bianco" fosse la newco Concilium del "tipografo" Vittorio Farina, l'imprenditore dell'Ilte coinvolto nelle vicende di Bisignani.
Antonello PerriconeL'idea di Pallenzona era di salvare Norman 95 insieme a Cassa Alessandria e Orione Investimenti, una società controllata da quella Fondazione Crt di cui Pallenzona è sempre stato il plenipotenziario. L'operazione è saltata e la pronuncia dei giudici respinge la richiesta di concordato con motivazioni che chiamano in causa "una classe di creditori interni al gruppo". L'allusione è in primo luogo verso l'Unicredit di cui Pallenzona è vicepresidente perché la banca di piazza Cordusio è esposta per 57 milioni nei confronti della società fallita.
Adesso per il banchiere che voleva raccogliere l'eredità di Geronzi la strada è tutta in salita e rischia di compromettere il suo ruolo nella battaglia d'autunno in Mediobanca dove pensava di far tremare i muri con il peso di Unicredit e l'abilità politica.
Fernandez-Galiano Antonio4 - PERRICONE HA TIRATO UN SOSPIRO DI SOLLIEVO: GALIANO HA SCELTO DI RIMANERE NEL GREMBO DEL GRUPPO RCS
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Antonello Perricone, il manager siciliano che guida il Gruppo Rcs, ha tirato un sospiro di sollievo.
Sembra infatti che a Madrid sia finita la telenovela sul destino di Antonio Fernandez Galiano, il manager al quale Rcs ha affidato da anni le redini di Unidad Editorial, la holding spagnola di Rcs.
Dopo febbrili consultazioni Galiano ha scelto di rimanere nel grembo del Gruppo italiano rifiutando le offerte che arrivavano dai concorrenti di "Vocento", la società editrice madrilena che pubblica il quotidiano "Abc" ed è co-proprietaria di Telecinco. Sulla poltrona di "Vocento" è finito Luis Enriquez, un giovane manager 39enne che fino a pochi giorni fa era il braccio destro di Galiano e direttore generale della controllata spagnola di Rcs".
5 - CHISSA' PERCHE' MURDOCH & SONS SONO CHIAMATI IN AUSTRALIA: "THE CORLEONES"
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che dopo lo scandalo inglese lo squalo Rupert Murdoch e i suoi figli sono chiamati in Australia: "the Corleones".