1- LA STORIA SI CAPOVOLGE PER LUCA LUCIANI. IL DIRIGENTE DI TIM CHE È DIVENTATO FAMOSO IN TUTTO IL MONDO PER LE SUE NAPOLEONICHE GAFFE SULLA STORIA POTREBBE DIVENTARE LA CARTA VINCENTE DI BERNABÈ IN SUDAMERICA
Gli uscieri di TelecomItalia sono terribilmente indaffarati.
Lunedì prossimo Franchino Bernabè partirà per il Brasile dove vuole fermarsi almeno un paio di giorni per mettere a punto la strategia dell\'azienda in America Latina. È probabile che nelle stesse ore incontri anche il Cavaliere di Palazzo Chigi che dopo il G20 di fine settimana a Toronto, pare che abbia intenzione di incontrare il presidente brasiliano Lula al quale ha dato buca in un paio di occasioni.
FRANCO BERNABESenza che nessuno glielo abbia chiesto gli uscieri stanno preparando un corposo dossier sulla presenza di TelecomItalia sul mercato sudamericano, e non più tardi di sabato hanno esultato quando hanno appreso la sentenza di un tribunale di Buenos Aires che ha annullato i provvedimenti dell\'Antitrust locale sul divieto di vendere la partecipazione del 50% posseduto da TelecomItalia nella holding Sofora che controlla TelecomArgentina.
Con questa sentenza Franchino ritorna ad avere le mani libere e a sventare gli appetiti dell\'altro socio al 50%, il gruppo Werthein, che oltre a un\'infinità di ettari e di mucche, vuole controllare (con la complicità del governo) il destino di TelecomArgentina.
PAOLO ROMANIPrima di partire per la missione in Brasile, il vispo manager di Vipiteno dovrà far buon viso e sedersi al tavolo convocato dal viceministro Paolo Romani insieme a Vodafone, Wind, Fastweb e Tiscali che premono per creare una società per la rete di nuova generazione.
PAOLO ROMANIFranchino ha snobbato la compagine composta da Bertoluzzo, Gubitosi, Parisi e Renato Soru e ha definito l\'idea di una newco per la fibra ottica \"un\'operazione di pubbliche relazioni\", ma quando martedì scorso ha letto l\'attacco del \"Financial Times\" che lo accusava di essere un vecchio monopolista, ha capito che il dogma dell\'intoccabilità della rete non può essere difeso ad oltranza.
Ciò non significa che abbasserà la guardia di fronte all\'ipotesi di abbandonare l\'infrastruttura in rame per la banda larga e tantomeno che cederà la Rete, un asset che i soci spagnoli di Telefonica considerano intangibile. Ed è proprio la voglia di capire le mosse di Telefonica in Brasile, la ragione principale del suo viaggio.
Nel dossier che gli hanno preparato, gli uscieri di Telecom hanno ricostruito i movimenti di Cesar Alierta sul mercato sudamericano. Quando nell\'aprile 2008 Telefonica è entrata in TelecomItalia gli spagnoli pensavano di fare una passeggiata per mettere le mani sui gioielli rimasti nell\'azienda italiana.
TelefonicaA Madrid pensavano che la conquista di Tim Brasil sarebbe stata gioco facile perché gli altri azionisti erano in altre faccende affaccendati, e l\'amicizia tra Galateri di Genola e Cesar Alierta (cementata sui banchi della Columbia Business School) rappresentava ai loro occhi il viatico per affondare le mani sul ricco mercato carioca.
Fu questa la ragione per cui a capo dell\'azienda fu nominato lo spagnolo Mario Araujo mentre la direzione generale rimase nelle mani di Francesco Locati (un manager amico storico di Riccardo Ruggiero) che non ha mai fatto mistero della sua attenzione per la bellezza delle donne di Copacabana (vedi foto).
Gabriele Galateri di GenolaL\'incantesimo di Telefonica si è rotto quando a gennaio dell\'anno scorso è sceso all\'aeroporto di Rio un manager 43enne, padovano d\'origine, coniugato con quattro figli e dall\'aria disinvolta. Era Luca Luciani, il mitico dirigente commerciale di Tim che è diventato famoso in tutto il mondo per le sue napoleoniche gaffe sulla storia.
Durante una convention il biondo Luca aveva incalzato le truppe di Tim con la citazione di Napoleone vincitore a Walterloo (che a suo dire avrebbe compiuto a Walterloo un grande capolavoro) che fece inorridire l\'universo intero. La storia sembrava averlo travolto e il povero Luciani al quale veniva rinfacciato lo stipendio da 844mila euro inviò una lettera di scuse a Dagospia e in altre interviste fece ammenda della sua ignoranza.
Cesar AliertaCon la durezza che nasconde dietro il viso da ragazzino, Bernabè lo spedì in Brasile insieme a una squadra di manager sull\'orlo del licenziamento. Dentro il dossier che stanno preparando in queste ore, gli uscieri di Telecom inserito un appunto sui risultati raggiunti da Luciani fino al marzo di quest\'anno.
Sono risultati eccellenti perché Tim Brasil oggi ha 41 milioni di clienti, ha una crescita dei ricavi di oltre 3 miliardi di real a trimestre, un margine operativo che dal 20% della gestione precedente oggi tocca il 28%, e un titolo che è cresciuto del 150% dall\'arrivo del mitico manager in Brasile.
Quiteria Chagas e Francesco LocatiNon solo: tra aprile e maggio di quest\'anno le principali banche mondiali hanno invitato a comprare il titolo Tim Brasil, e il giovane \"esule\" viene chiamato praticamente ogni settimana a New York e Londra per raccontare la sua storia (quella personale, non quella di Waterloo).
Nel suo viaggio di lunedì prossimo in Brasile Franchino dovrà tener conto di questi dati e capire che oggi Telefonica è in serie difficoltà. Gli spagnoli stanno cercando di scalare la portoghese \"Vivo\" per la quale devono mettere sul piatto almeno 7 miliardi di dollari, ma non possono ignorare l\'aggressiva politica commerciale di Luciani che, dopo aver soffiato ai portoghesi di Vivo il catalano Roger Solè (direttore marketing e artefice dei successi portoghesi), ha licenziato 1.000 persone, ne ha riassunte 600 con profili adeguati, ha cacciato il presidente Mario Araujo, e sul mercato è entrato con una tariffa dirompente (\"Infinity\") che consente a tutti di parlare ovunque a costi stracciati.
Luca LucianiÈ inutile dire che gli uscieri di Telecom stanno facendo un tifo pazzesco per \"Napoletone\", il manager che da giovane assomigliava a Tom Cruise, e che adesso potrebbe diventare la carta vincente di Bernabè. Quest\'ultimo ha sempre pensato che senza il Brasile non esiste Sudamerica, e dopo le novità provenienti da Buenos Aires sta meditando di affidare l\'intero mercato dell\'America Latina all\'uomo che due anni fa fu castigato.
La storia si capovolge.
napoletone luciani telecom ARTEFATTI2- GERO-VITAL GERONZI RIFILA AGLI ARROGANTI NAGEL & PAGLIARO UNA TOSTA LEZIONE DI POLITICA & AFFARI - AFFIANCATO DA CALTAGIRONE E BOLLORÈ HA CANCELLATO IL FANTASMA DI BERNHEIM E CON PERISSINOTTO-BALBINOT HA FATTO SQUADRA
Stanno per scadere i primi 100 giorni di Cesarone Geronzi alle Generali e la promessa del banchiere romano di lasciare un\'impronta comincia a tradursi in atti concreti.
Nel palazzone asburgico di Trieste si respira un clima di grande condivisione e non si percepisce quella puzza al naso che si sentiva forte e acre nel tempio di Piazzetta Cuccia dove si trova la Mediobanca di Pagliaro & Nagel. I top manager lavorano alacremente senza aver perso l\'antica abitudine di lasciare i loro uffici prima di sera per ritrovare nelle strade e nelle case quella tristezza storicizzante che è la cifra più significativa della loro esistenza.
NAGEL GERONZIResta il fatto che con la sua curiale bonomia Cesarone ha messo le ali ai piedi al tandem Perissinotto-Balbinot e agli alti dirigenti della Compagnia che d\'ora in avanti saranno addirittura invitati a partecipare al Comitato direttivo quando si toccheranno i problemi di loro competenza.
Anche gli azionisti forti non hanno alcuna nostalgia per il vecchio presidente Bernheim e in alcuni casi (vedi Caltagirone e Bollorè) continuano a comprare azioni a piene mani perché pensano di aver fatto un buon investimento.
Da parte sua Geronzi non ha sconfessato il profilo di \"uomo di compensazione\" e lo ha fatto in maniera palese tirando fuori dai guai il suo amico Ligresti al quale (con buona pace di Fabrizio Palenzona che continua a ispirare gli articoli polemici di Massimo Mucchetti) ha assicurato un\'uscita morbida dalle partite immobiliari sulle quali il costruttore siciliano rischiava di sfracellarsi.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONELunedì scorso il banchiere di Marino ha fatto un salto a Parigi per conoscere di persona il management di Generali France, la controllata d\'Oltralpe fondata nel lontano 1832 e che oggi vanta 5,5 milioni di clienti.
Quando si muove Cesarone usa il jet privato che in poche ore lo porta da Roma a Milano e a Trieste, ma questo benefit non è concesso agli altri top manager del Leone che si devono muovere da Trieste a Milano con i treni che impiegano lo stesso tempo delle vetture in uso all\'epoca del governo austroungarico.
Da qui l\'idea di Cesarone di aprire una trattativa con l\'Alitalia per inaugurare al più presto una linea di collegamento tra il capoluogo mitteleuropeo e la piazza degli affari milanese. Secondo i calcoli dell\'Alitalia il bacino di mercato delle imprese triestine è sufficiente a giustificare l\'operazione, e a quanto risulta entro la fine dell\'anno la linea Trieste-Milano-Roma sarà operativa.
3- NEL VALZER DELLE SMENTITE (DA PRODI A BOSSI, DA SEPE A PIPPO CORIGLIANO), L\'UNICA SMENTITA CHE TARDA AD ARRIVARE È QUELLA DI MARPIONNE AL QUALE VIENE ATTRIBUITA UNA CERTA DELUSIONE PER LA FIACCOLATA DEGLI OPERAI DI POMIGLIANO (L\'IMPULLOVERATO PREFERIREBBE CONTINUARE A PRODURRE LA PANDA IN POLONIA)
Avviso ai naviganti: \"Si avvisano i signori naviganti che è in pieno svolgimento il valzer delle smentite.
Nei giorni scorsi Romano Prodi ha smentito di essere stato ingaggiato da Bp per risollevare l\'immagine della compagnia petrolifera e con una letterina della sua portavoce ha precisato che il rapporto di consulenza con la società inglese risale a un anno fa. Poi è arrivata al quotidiano \"Il Fatto\" la smentita del portavoce dell\'Opus Dei, Pippo Corigliano, sull\'appartenenza del professor Francesco Silvano (collaboratore di Crescenzio Sepe) alla potente lobby vaticana.
Sergio BalbinotIeri a Pontida Umberto Bossi ha urlato alle sue legioni affondate nel fango che l\'unico ministro per il federalismo si chiama Umberto Bossi, e in questo modo ha smentito i poveri Tremonti, Calderoli, Brancher.
Fabrizio PalenzonaMentre il leader del Carroccio parlava ai suoi \"barbari\", a Napoli il cardinale Sepe ha smentito la sua complicità con la cricca che ha messo nei guai Sciaboletta Scajola, Pietro Lunardi e almeno un paio di gentiluomini di Sua Santità.
L\'unica smentita che tarda ad arrivare è quella di Sergio Marpionne al quale viene attribuita una certa delusione per la fiaccolata degli operai di Pomigliano. Le malelingue ritengono infatti che, nonostante le forti provocazioni pronunciate con la sua bocca, il manager italo-canadese dalla felpa sgualcita preferirebbe continuare a produrre la Panda in Polonia\".