LUIGI ABETE
1 - ABETE DI LOTTA E DI GOVERNO: \"LA SITUAZIONE ITALIANA È DISCRETA E BISOGNA LAVORARE DI TACCO E DI PUNTA\" (A FORZA DI ACCOMPAGNARSI CON DELLA VALLE PARLA ORMAI COME UN CIABATTINO)
Luigino Abete ha smesso di sudare.
Da un paio di settimane appare più disteso, quasi dimesso e leggermente smagrito come se si fosse tolto dallo stomaco un peso. In realtà un peso se l\'è davvero tolto quando ha rifiutato la proposta del sindaco dalle scarpe ortopediche, Gianni Alemanno, che nel lifting della Giunta capitolina aveva offerto a lui, prima ancora che a Carmine Lamanda, l\'assessorato al Bilancio. Agli amici che gli chiedevano ragione del gran rifiuto l\'ex-tipografo romano ha risposto con un sorriso dicendo che per una personalità come la sua quella proposta appariva indecente.
Con indifferenza adesso Luigino guarda alla cavalcata dei personaggi minori e modesti che stanno occupando le stanze dei bottoni romani. Uno di questi è Giancarlo Cremonesi, l\'ex-presidente dei Costruttori che, oltre alla presidenza di Acea, si è piazzato al vertice della Camera di Commercio, Unioncamere, Confservizi e per ultimo alla vicepresidenza di Sviluppo Lazio dove la Polverini (con un po\' di leggerezza) ha liquidato il peso massimo Giancarlo Elia Valori in favore del tandem Maselli-Cremonesi.
Gianni AlemannoRispetto a questa cavalcata dei mediocri, Luigino sembra aver preso le distanze e in attesa di tempi migliori indossa i panni del banchiere. Così ha fatto ieri pomeriggio alle 18,30 sul canale di Sky nella trasmissione dedicata all\'economia guidata dalla giornalista piemontese Sarah Varetto. La moglie di Salvo Sottile si era dimenticata di allacciare i primi tre bottoni della camicetta di seta, ma di fronte a uno spettacolo peraltro molto pudico, Luigino non ha perso il controllo dei sensi e si è buttato a capofitto a parlare di federalismo e di tasse.
Giancarlo Elia ValoriSu questi temi ha riportato non solo il suo pensiero di banchiere, ma anche quello di presidente dell\'Assonime, l\'Associazione delle società quotate in Borsa che presiede nel bel ufficio di Palazzo Venezia.
A suo avviso il federalismo è uno sforzo corretto portato avanti con modalità controverse e non prive di chiaroscuro, ma su tutto deve primeggiare una grande riforma fiscale che vada incontro alle esigenze delle famiglie e delle imprese. Non c\'era polemica nelle sue parole anche se ha detto che il dibattito sulla patrimoniale è stato strumentalizzato.
E quando la piemontesina Varetto lo ha portato sul terreno delle banche Abete non è partito lancia in resta contro il governo come di solito fa il suo amico scapigliato Cipolletta, ma ha detto che la situazione italiana è discreta e \"bisogna lavorare di tacco e di punta\". (A forza di accompagnarsi con Della Valle parla ormai come un ciabattino)
GIANCARLO E PAOLA CREMONESIAlla fine dell\'intervista l\'anchorwoman di Sky ha capito che Abete non aveva più niente da dire e gli ha chiesto un parere sulla vendita della Roma. Anche su questo tema, che vede in prima linea Unicredit, il presidente di BNL ha glissato e senza sudare si è detto contento se la vendita si risolverà al meglio.
2 - UNA CORDATA AMERICANA AL COLLO DELLA ROMA?
Purtroppo la vendita della AS Roma non è un capolavoro di trasparenza e anche ai piani alti di Unicredit cominciano a chiedersi se il \"pallone americano\" non sia stato buttato in rete con troppa fretta.
Di sicuro la fretta c\'è stata negli ultimi due giorni e soprattutto ieri quando al termine di una conference call tra Rosella Sensi, l\'advisor Rothschild e i top manager di Unicredit Fiorentino e Peluso, si è sbarazzato il tavolo dalle altre offerte per dare un\'accelerata alla proposta di acquisto degli americani.
sarah varetto - Valerio Lo MauroSembra davvero strano che per buttare nel cestino quattro offerte su cinque raccolte dagli avvocati in dossier voluminosi, siano bastate poche ore. Ad accelerare la trattativa in esclusiva con gli americani ha certamente contribuito la pressione della Consob, ma la sensazione è che le idee fossero chiare fin dal viaggio a New York di dieci giorni fa quando i big di Unicredit hanno incontrato i potenziali acquirenti.
Poi è arrivato il pasticcio incredibile dell\'offerta del fondo di Abu Dhabi, primo azionista di Unicredit con il 4,9%, ma gli arabotti dopo un lungo silenzio hanno smentito clamorosamente.
Qui ci vorrebbe un centravanti dell\'informazione per capire che cosa è successo ai piani alti di Unicredit dove se non arriva presto un vero esperto di comunicazione (a questo proposito si parla di Maurizio Beretta) il caos regna sovrano. La nebbia continua anche dopo la frettolosa conferenza telefonica di ieri perché nessuno si è premurato di chiarire con chiarezza l\'identità di questi americani. In prima linea appare un uomo biondiccio e grasso di 61 anni che si chiama Thomas Di Benedetto che si occupa di software industriali ed è socio di minoranza della società che ha comprato il Liverpool.
as roma pezzoSul \"Messaggero\" di oggi, che esulta per la cessione agli americani, si legge che questo personaggio siede in tre consigli di amministrazione di società finanziarie, tra Boston e New York, e si muove in compagnia di altri soci dal profilo misterioso che hanno perso valanghe di soldi nello sport americano e nel calcio europeo.
Tra questi un certo Julian Movsesian che si occupa dal 1985 di assicurazioni nella sanità e continua a dichiarare di essere orgoglioso di mettere i piedi all\'Olimpico. È davvero troppo poco per saperne di più e genera un grande sospetto il fatto che questo Di Benedetto dall\'aria paciosa e la faccia carnosa sia sfuggito finora a qualsiasi dichiarazione.
Rosella SensiL\'unica cosa certa è che la vendita della squadra non libererà Unicredit dal pallone; la banca dovrà continuare a finanziare gli acquirenti e a restare con il 40% delle azioni tra le mani fino a quando qualche costruttore romano come Parnasi non entrerà in campo.
Nel weekend gli americani dovranno chiarire meglio le loro intenzioni, ma qualcuno un giorno dovrà spiegare se le cinque offerte pervenute lunedì scorso non sono servite soltanto per alzare il prezzo dentro una grande sceneggiata.
Alessandro Daffina3 - L\'INCAZZATURA DI ROMANI CONTRO 104 TOP MANAGER DELLE TELECOMUNICAZIONI
Pochi giorni fa 104 top manager delle telecomunicazioni hanno tirato fuori qualche euro dal portafoglio per comprare un\'intera pagina del \"Corriere della Sera\" dove è apparso un \"manifesto\" che invocava una strategia digitale per l\'Italia.
Nell\'elenco si potevano leggere i nomi dei big più importanti delle telecomunicazioni come Bernabè, Bertoluzzo di Vodafone, Luigi Gubitosi (il capo di Wind e fedelissimo dell\'Opus Dei), Stefano Parisi, Nicola Ciniero, Marco Tripi, e accanto a loro c\'era anche la firma di esperti del settore e di alcuni giornalisti (Oscar Giannino, Giuseppe Turani).
Paolo Fiorentino vice dg UnicreditL\'appello aveva lo scopo di richiamare l\'attenzione del mondo politico sull\'importanza delle tecnologie come motore dell\'innovazione e del cambiamento. A quanto pare l\'iniziativa è andata di traverso al ministro ex-Opus Dei Paolo Romani che si sta affannando per dimostrare che sulla poltrona di via Veneto non gira i pollici.
Piergiorgio Peluso di UnicreditDagli uffici del ministero di via Veneto sono partite telefonate furibonde e - secondo quanto scrive il \"Corriere delle Comunicazioni\" - l\'incazzatura di Romani ha spinto il capo dipartimento per le comunicazioni dello Sviluppo Economico, Roberto Sambuco, a bollare l\'iniziativa come contraddittoria e inutile rispetto agli sforzi che il ministro dagli occhi azzurri sta facendo per trovare un accordo tra le principali aziende italiane e straniere sullo sviluppo della banda larga in Italia.
4 - IL GIOCHETTO DEL GOVERNO DI SCARICARE SULLE BOLLETTE E SUI CONSUMATORI LA SPESA PER I NUOVI INCENTIVI HA CONTAGIATO ANCHE QUEL BERLUSCONE DI MATTEO RENZI
Il giochetto del governo di scaricare sulle bollette e sui consumatori la spesa per i nuovi incentivi è di una evidenza solare.
L\'altro ieri l\'editorialista del \"Corriere della Sera\", Massimo Mucchetti (quello che fa impazzire Yaki Elkann per gli articoli sulla Fiat), ha scritto un pregevole pezzo sui folli incentivi al fotovoltaico e ha spiegato come siano stati finanziati a spese dei cittadini gravando sulle loro bollette elettriche.
E ieri sui giornali è apparsa la protesta del mondo del cinema che si schiera contro l\'aumento di 1 euro su ogni biglietto giustificato dal decreto del governo che tende a ricostituire almeno in parte i fondi per la cultura.
Il cattivo esempio è arrivato a Firenze nelle stanze di quel giovinotto 35enne, Matteo Renzi, che prima di fare il sindaco ha lavorato in una società di marketing e adora Berlusconi.
La pensata del giovane rottamatore si è scaricata sul Polo museale fiorentino per il quale Renzi il 13 gennaio scorso aveva sottoscritto un accordo con il ministro Bondi dove si prevedeva che 4 milioni di euro l\'anno sarebbero stati sottratti dagli incassi del Polo museale per finanziare i lavori dei nuovi Uffizi.
Con questo prelievo il Polo si vede sottratti i fondi destinati alla normale gestione (pagamento degli straordinari, manutenzione, allestimento delle mostre) ed è per questa ragione che è stato avviato l\'iter amministrativo per aumentare il biglietto d\'ingresso da 6,5 euro a 10 euro. Perfino il direttore generale dei Beni Culturali, Mario Resca si è mostrato contrario all\'aumento dei biglietti nei musei fiorentini, e a Firenze contestano il ragazzo Renzi che continua a fregiarsi di aver reperito fondi statali aggiuntivi.
Bertoluzzo AD di Vodafone ItaliaContro il garrulo sindaco sedotto dal Cavaliere di Arcore, girano bestemmie toscane irriferibili e frasi del tipo: \"fa la cresta sugli incassi dei musei\", \"il Comune di Firenze rapina Firenze\", ma questo è soltanto l\'ultimo capitolo che dimostra come il Governo stia mettendo le mani nelle tasche degli italiani.
Luigi Gubitosi5 - AVANTI MARX PER MATTEO ARPE
Avviso ai naviganti: \"Si avvisano i signori naviganti che Matteuccio Arpe è perplesso.
Mentre assisteva con un certo rimpianto alle scarpate di Dieguito Della Valle contro Cesarone Geronzi, l\'occhio gli è caduto sul sito \"Lettera43\" dove la sua società Sator ha messo in ottobre parecchi quattrini insieme a Paolo Cantarella, il formidabile juventino Andrea Agnelli e al figlio del patron dell\'Inter, Massimo Moratti.
Sul sito diretto da Paolo Madron è apparso l\'articolo \"Il Marx più segreto\" che con argomenti da gossip faceva a pezzi il padre del comunismo. Nel testo si ricordava che Karletto viveva tra le pulci e la sporcizia in due stanzette di Soho, con la barba lunga, gli occhiali scuri e nonostante le emorroidi si divertiva a ingravidare la cameriera.
renzi matteoPer Matteuccio Arpe, che si diletta di numeri più che di parole, la sorpresa è stata grande e si è ricordato che un profilo così devastante era stato scritto nel 2002 dallo storico americano Paul Johnson nel libro \"Intellectuals\". Ma il banchiere di Sator si è ricordato anche di un libro apprezzato pubblicamente da Alessandro Profumo che ha per titolo \"Il capitalismo e la crisi\" dove si parla della modernità di Marx.
L\'aspetto curioso è che l\'autore di questo volume che contiene testi inediti del profeta di Treviri è Vladimiro Giacchè, stretto collaboratore di Arpe e presidente della società editrice del sito \"Lettera43\".