Vittorio Malagutti per Il Fatto
Che cosa succederà adesso che Fininvest sarà costretta a versare 560 milioni di euro nelle casse della Cir? Silvio Berlusconi nelle scorse settimane si è calato nel ruolo della vittima. Ha pianto miseria chiedendosi dove riuscirà a trovare tutti quei soldi. Davvero? Davvero il Cavaliere dovrà svenarsi per far fronte all'impegno? Niente di tutto questo.
La Fininvest ha un bilancio più che solido. Non ha praticamente debiti con le banche. Anzi, può vantare una liquidità di circa 500 milioni. Quindi, conti alla mano, la holding presieduta da Marina Berlusconi non avrà grossi problemi per racimolare il denaro necessario per pagare Cir. All'occorrenza anche le banche sarebbero pronte a fare la loro parte. Del resto, secondo quanto risulta dal bilancio, da tempo la Fininvest può già contare su linee di credito per circa 900 milioni pronte a essere utilizzate.
DE BENEDETTI BERLUSCONIVIGNETTA BERLUSCONI E DEBENEDETTIberlusconi silvio debenedetti carlo imagoLa preoccupazione ostentata da Silvio e famiglia può forse essere giustificata se si esamina la situazione in prospettiva. Dopo una decina d'anni di profitti ricchi, anzi ricchissimi, il gruppo del Cavaliere nell'ultimo esercizio ha rallentato il passo. Per quanto attutiti rispetto ad altre grandi aziende nazionali, gli effetti della recessione si sono fatti sentire anche sui conti di Mediaset e Mondadori, i due cespiti principali del portafoglio partecipazioni della holding.
Nel 2010 gli utili di Fininvest si sono ridotti a 86 milioni per la holding (circa 160 milioni per l'intero gruppo) e per la prima volta dal 2001 gli azionisti, cioè Berlusconi e i suoi cinque figli, hanno deciso di non distribuirsi il dividendo. Poco male per loro, visto che nei cinque anni precedenti si sono spartiti complessivamente circa un miliardo. Il segnale però è chiaro. Fininvest preferisce accantonare munizioni finanziarie in vista di un futuro prossimo che si annuncia impegnativo. E non solo per via della sentenza di ieri. Mediaset, vera gallina dalle uova d'oro per il gruppo, di recente sembra aver rallentato il passo.
La raccolta pubblicitaria non cresce più ai ritmi del passato, e quest'anno sarà difficile raggiungere gli oltre 350 milioni di profitti realizzati nel 2010. In più, nel bilancio del gruppo, c'è una mina pronta a esplodere che si chiama Endemol, una delle partecipazioni più importanti di Mediaset. In prospettiva l'azienda televisiva potrebbe essere costretta a intervenire per finanziare il salvataggio di questa società olandese che produce format televisivi (Grande Fratello e molti altri).
L'impegno è alla portata del gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi, ma è comunque un'incognita in più che grava sul futuro prossimo. Non è un caso allora, se si tengono in considerazione tutti questi fattori d'incertezza, che la Borsa negli ultimi mesi abbia punito severamente il titolo dell'azienda televisiva, che ha perso oltre il 20 per cento da aprile a oggi.
La sentenza di ieri potrebbe avere ulteriori contraccolpi sulla quotazione già a partire da domani, anche se non sarà Mediaset che dovrà materialmente far fronte all'esborso. D'altra parte va detto che la sentenza di condanna sul lodo Mondadori era già dato per scontato dagli operatori, che quindi già nelle settimane scorse si erano alleggeriti dei titoli targati Fininvest. Adesso che la sentenza è arrivata resta da vedere se i mercati torneranno a scommettere su Berlusconi. Oppure se la debolezza politica del premier continuerà a pesare anche sulle quotazioni dei suoi titoli.