Carlotta Scozzari per “la Repubblica”
Dopo avere messo già un piede dentro a Pirelli e Saras, il colosso russo Rosneft si candida anche come compratore di Saipem, la società che da luglio è diventata «non strategica» per l’Eni. E lo fa nonostante le sanzioni dei paesi occidentali che hanno colpito il gruppo petrolifero a seguito della gestione della vicenda ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin.
Soltanto due giorni fa, le agenzie di stampa locali riferivano che, proprio a causa dei provvedimenti presi da Stati Uniti ed Europa, Rosneft, già schiacciata da un indebitamento sui 55 miliardi di dollari, si è trovata costretta a domandare al governo di Mosca, che ne è anche azionista di controllo, aiuti per 49 miliardi di dollari.
Ma le sanzioni, come ha confermato ieri il numero uno di Rosneft Igor Sechin, non fermano l’offensiva del colosso russo in territorio italiano. «Se ci saranno altre proposte efficienti le prenderemo in considerazione », ha dichiarato l’ex agente del Kgb e grande amico di Putin al Forum Eurasiatico di Verona. Anche perché, ha aggiunto, nonostante le sanzioni, Rosneft genera flussi di cassa che «consentono di portare avanti i nostri piani di investimento». E nel mirino del colosso russo ora è finita Saipem, la società controllata al 43% dall’Eni, gruppo petrolifero la cui quota di maggioranza è in mano al Tesoro (anche per il tramite della Cdp).
«Saipem in questo momento non è sul mercato; aspettiamo una proposta. E’ comunque una questione del governo italiano », ha detto Sechin. A luglio, il neo amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi ha dichiarato che per il gruppo del Cane a sei zampe Saipem non è più «strategica». In altri termini: presto o tardi, si cercherà ufficialmente un compratore per la società di servizi che alla Russia fa gola soprattutto per le sue tecnologie (è difficile però che l’operazione si chiuda prima del 2015).
Già l’ex ad dell’Eni Scaroni, in maniera ufficiosa, pare che un anno fa circa avesse sondato alcuni potenziali acquirenti per Saipem, individuando proprio Rosneft. Ma da allora la situazione della Russia è completamente mutata agli occhi dell’Occidente. E non è detto che oggi il Tesoro italiano decida di cedere una società a un gruppo controllato dal governo di Mosca.
In attesa di capire come andrà a finire, Sechin si è soffermato anche sulle partecipazioni che Rosneft ha già in portafoglio, e cioè il 21% di Saras e il 13% di Pirelli. Quello nel gruppo petrolifero della famiglia Moratti, ha detto, è «un buon asset», ma «va aumentata l’efficienza» e «sviluppato l’impianto petrolchimico. Ci sono degli azionisti maggioritari verso cui nutro un grande rispetto».
Il numero uno di Rosneft ha espresso fiducia anche nei confronti del timoniere e azionista di Pirelli, Marco Tronchetti Provera: «La sua professionalità è provata dall’efficienza della società. Se Tronchetti uscirà, lo sapremo in anticipo e prepareremo il nostro piano d’azione. Saremo pronti a tutelare i nostri investimenti in qualsiasi situazione. Per ora gli sviluppi della partnership sono positivi».
MARCO TRONCHETTI PROVERA SUL PALCO SERATA CALENDARIO PIRELLI
GIAN MARCO E MASSIMO MORATTI jpeg