ed wood johnny depp

PROFETI SPLATTER – BISOGNA ESSERE DEI GENI ANCHE PER DIVENTARE IL PEGGIOR REGISTA DEL MONDO – ED WOOD FU RISCOPERTO NEGLI ANNI ’80 CON I SUOI “B MOVIES” DOVE COMPARE PERFINO BORIS KARLOFF – ADESSO ESCONO IN ITALIA I SUOI RACCONTI TRASH HORROR

1. CI VUOLE DEL GENIO PER DIVENTARE IL PEGGIOR REGISTA DEL MONDO

F.B. per "Libero"

 

Se fosse nato a New York negli anni 70 e non nella cittadina di Poughkepsie nel 1924, Ed Wood avrebbe incontrato un destino ben diverso a Hollywood. Oggi vanno per la maggior prodotti come Transparent, serie premiatissima che ha per protagonista un signore attempato che ama vestirsi da donna. Beh, Ed Wood aveva fatto una cosa simile già nel 1952, con Glen or Glenda, incentrato sul cambio di sesso.

 

ED WOODED WOOD

Quella del travestitismo era una ossessione, per Ed: sua madre voleva una figlia, e da piccolo lo vestiva da bimba. Lui coltivò l'hobby anche da adulto, creandosi un alter ego di nome Shirley. Leggenda vuole che anche durante la guerra - combattè nel Pacifico - indossasse biancheria femminile sotto la divisa.

 

Non era omosessuale però, anzi, fu uno sciupafemmine, complice l' aspetto gradevole e il baffetto (almeno agli inizi) ben curato. Solo che Wood attraversò Hollywood in un'epoca molto diversa da quella attuale e fu completamente ignorato. Produsse una manciata di «B Movies» a bassissimo costo, sempre con la stessa stralunata compagnia di giro. In Glen or Glenda, per dire, appare Boris Karloff.

 

Era ormai anziano, morfinomane e alcolizzato ed entrò a buon diritto nell' universo di Wood, contribuendo a farlo diventare «di culto». Ed Wood e i suoi «filmacci» horror e western sono stati riscoperti negli anni 80, grazie ai Golden Turkey Awards, premi riservati ai «peggiori film» del mondo. Candidarono Plan 9 From Outer Space di Wood, e da lì iniziò la sua riscoperta. In breve, divenne un eroe per migliaia di cinefili in tutto il globo.

 

ED WOODED WOOD

Nel 1994, Tim Burton realizzò un film sulla sua vita con Johnny Depp. Dei diritti d' immagine beneficiò Kathy, moglie di Ed: lui era già morto, alcolizzato e povero, nel 1978. Nella prima metà degli anni 70, per campare, scriveva a raffica racconti per riviste pulp. I più belli (tra cui quello che pubblichiamo qui) sono contenuti nella splendida raccolta Splatter, ora in libreria per l'editore Gallucci.

 

Un gioiellino, che permette di scoprire questo autore trash ma geniale, un vulcano di creatività, fuori dalle righe e dagli schemi.

ED WOODED WOOD

 

 

2. PIACERI MALATI PER POCHI ELETTI ECCO IL «BORDELLO DEL TERRORE»

Da "Libero"

 

Dalla raccolta «Splatter» di Ed Wood

 

Bordello, casa di malaffare, casa chiusa: nelle nostre città una dimora per il mestiere più antico del mondo è sempre più difficile da trovare, e Sandra Livingston lo stava imparando a sue spese. Aveva imboccato la strada della prostituzione da poco più di cinque anni, nel frattempo le erano venute un po' troppe rughe intorno agli occhi, ma a parte quello era ancora molto appetibile. Riusciva a guadagnare benino, nel suo lavoro... il suo lavoro di prostituta... ma era nel giro da troppo, per continuare come ragazza squillo. (...)

 

Poteva battere il marciapiede. Ma era pericoloso. La polizia è sempre pronta ad arrestarti, e anche in mezzo alla folla una ragazza che batte è sempre ben riconoscibile all' occhio esperto. E poi i clienti da marciapiede pagano poco, senza contare che molti, dopo avere concluso, picchiano le ragazze pur di non pagarle affatto.

 

ED WOODED WOOD

Ci sono anche più probabilità di prendere una malattia venerea... a quanto Sandra aveva saputo, a quell' epoca arrivavano nuove malattie sconosciute, portate dagli uomini di ritorno dal Sudest asiatico... Malattie di cui nessuno aveva sentito parlare nel mondo civile. Sandra aveva orrore delle malattie. Non era disposta a correre rischi con il suo corpo (...). Un altro svantaggio del marciapiede era l'obbligo di camminare sempre avanti e indietro.

 

ED WOODED WOOD

(...) Sandra non era nata per quel tipo di ginnastica. Se doveva agitare il culo, voleva essere pagata. Le rimaneva solo un posto a cui rivolgersi. Una casa... una vera e propria casa di tolleranza con la madame, le cameriere e gli asciugamani puliti. (...) Le ragazze delle case chiuse non si ritirano tanto presto. Qualcuna lavora fino a quarant'anni e più. Basta che si riposino di tanto in tanto, che si trucchino un po' di più e sorridano ininterrottamente... sempre che abbiano ancora denti buoni.

 

Ma lei non doveva preoccuparsi di non essere truccata abbastanza, né del suo corpo o dei denti. Era molto ben messa, a tutti i livelli. Dove cavolo poteva trovare un bordello in questa città, così chiusa da non lasciar entrare neanche un verme? Non ci aveva mai pensato, negli ultimi cinque anni.

 

Come ragazza squillo non le mancava niente, non pensava che avrebbe mai dovuto cambiare lavoro. Si sentiva arrivata... Ma poi... Gli anni si erano accumulati strisciando, e adesso eccola in cerca di una casa nuova. Si sarebbe presa a calci nel sedere, per non avere messo via la grana quando le arrivava a pacchi.

una lavoratrice del bordello del nevadauna lavoratrice del bordello del nevada

 

Del resto una bella ragazza non pensa a certe cose, quando è giovane, bella e ben pagata. Gli uomini svuotano volentieri il portafogli, per le ragazzine. (...) I clienti le portano nei migliori posti in città. Le riempiono di soldi, vestiti, macchine, le accontentano in ogni capriccio.

 

Non aveva mai pensato di sistemarsi in una casa chiusa. Non le era mai passato per la testa, e non aveva la benché minima idea di dove andarla a cercare. Ma, ora che ne aveva bisogno, sicuramente qualcuna tra le sue vecchie conoscenze avrebbe saputo dove indirizzarla.

 

Certo, non un' altra ragazza squillo. Quelle erano tutte come lei fino a poco tempo prima. Non si aspettavano di dover cercare più niente in vita loro. Di un' altra cosa, non si capacitava. Un uomo individua una puttana a cento metri di distanza... forse anche di più, mentre ai suoi occhi le ragazze erano tutte uguali... chissà come si faceva a sgamarle.

clienti bordello in nevadaclienti bordello in nevada

 

Era come guardarsi in uno specchio, ogni ragazza sembrava avere il marchio della prostituzione... ma non osava avvicinarle senza essere sicura. Cominciò a sudare, anche se l' aria era fredda. Sentiva un forte bisogno di bere. Ma era sicura di prendersi almeno la sifilide, se entrava in uno di quei baracci lungo la strada.

 

Del resto, l' alcol sterilizza. Non le avrebbe fatto male, alla fin fine... soprattutto se avesse insistito per avere un bicchiere pulito. Il barman aveva la guancia tagliata in due da una lunga cicatrice frastagliata, che andava dall' occhio al mento e che Sandra vide arrossarsi e impallidire insieme, non appena chiese un bicchiere pulito.

 

Lui masticò un' imprecazione contro le troie da strada che si danno tante arie mentre sono più lerce del pavimento dietro al bancone, ma prese la bottiglia e le servì il Martini in un bicchiere scintillante. Non sarebbe stata l' ultima delle sorprese di quella sera. Col suo bicchiere davanti, Sandra non lo sapeva ancora, ma era entrata nel locale giusto.

 

Un uomo dall' aria topesca, piccolo e con un completo gessato, la avvicinò saltando sullo sgabello accanto al suo. «Batti il marciapiede?». «Che ti frega? » «Forse ti serve aiuto, sai, per trovare clienti e così via. Ne ho una dozzina, che battono per me. E le altre, le conosco tutte. Tranne te. Lo so che batti, si vede lontano un miglio.

 

bordello bordello

Ma non sul marciapiede, non ancora. Allora: se vuoi restare, devi associarti a me o a uno degli altri ragazzi di Tallahassee». «Sei un pappone!». «Un agente» sorrise l' altro esibendo un singolo dentone da coniglio. «Io non batto il marciapiede» «Giusto. Non sei abbastanza a pezzi né abbastanza vecchia... E poi sei troppo stronza, litigheresti con tutti. Ma tornerai. E allora sarò qui».

 

Fece per alzarsi, ma Sandra lo afferrò con forza e lo spinse di nuovo giù. L' ometto la staccò da sé con una forza insospettabile per il suo fisico. «Toglimi le mani di dosso» le disse con sguardo omicida. «Scusa, pappa». Lo vide fare una smorfia, e appena lui tirò indietro il braccio per mollarle una sberla, lei infilò la mano nella borsa... da cui tirò fuori il rasoio che teneva per autodifesa e che aprì con uno scatto.

 

Il pappone si calmò subito. «Cerco una casa» disse, diretta. Lui sostenne il suo sguardo deciso, spostò gli occhi sul rasoio e subito li rialzò verso di lei. La guardò a lungo con occhi piccoli e taglienti, poi esibì di nuovo il dentone in un sorriso bavoso e macchiato di tabacco. «Cerchi una casa?». «L' ho appena detto, hai le orecchie foderate di prosciutto? » «Sei esperta? » «Come nessuna». «Benone».

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Sandra non richiuse il rasoio, ma addolcì il tono: «Senti, voglio solo trovare una casa in cui stare. Farò a metà con te per il primo mese». «Due mesi. E non provarti a barare, conosco la madame, le ho già mandato altre ragazze. Le piaccio, come talent scout». «Non sgarrerò». Lui la guardò bene. «Metti via il rasoio. Non ti succederà niente. Per ora».

 

 «Preferisco tenerlo a portata... pappone». La divertiva vedere la faccia del sorcio quando lo chiamava così. «Non si sa mai». «Sai dov' è il vecchio cimitero?». «Certo, subito fuori città». Lui scosse la testa e a lei parve di sentire il suo cervellino rotolare come un cecio secco in un baccello ancora più secco.

 

«Non quello, sciocca. L' altro, in campagna, a una trentina di chilometri da qui... su in collina». «C' è un altro cimitero? Ma poi che c' entra?». «Dentro il cimitero c' è una vecchia casa. Non ci va mai nessuno, se non su appuntamento. Pochissimi la conoscono qui in città. Ci si arriva solo su appuntamento. Tutta gente di fuori. Ricconi, a quanto dicono». «Non sono mai andata così lontano, comunque la troverò».

 

BORDELLO NEGLI STATI UNITI BORDELLO NEGLI STATI UNITI

 «E come no». «Prendo un taxi». «Non ti servirà. Ti ci porto io... per dieci dollari, così la società parte col piede giusto». «Te li darò dopo che mi hai presentato alla madame». Era serissima, il sorcio lo sapeva e rise di nuovo mostrando quell' unico dentone, poi si avviò verso una porta sul retro. Sandra smontò dallo sgabello e lo seguì a ruota fuori dal localaccio.

 

Non le serviva un invito. Sapeva cosa doveva fare. Il viaggio nella notte scura, attraverso il folto dei boschi intorno alla città, non fu breve. Il sorcio sembrava volerla confondere quanto alla direzione che stavano prendendo.

 

Circa un' ora dopo l' auto si infilò in un cimitero deserto con molte antiche lapidi, stele e altri monumenti funebri. Dopo averci girato per una quindicina di minuti, all' improvviso ecco apparire alla luce dei fari un edificio di tre piani che sembrava uscito dritto dritto da un film dell' orrore Anni Trenta con Bela Lugosi o Boris Karloff.

 

BORDELLO NEGLI STATI UNITI BIG FOTO BORDELLO NEGLI STATI UNITI BIG FOTO

«Era della famiglia che ha costruito il cimitero», le spiegò il sorcio, dopodiché la guidò fuori dall' auto e su per i gradini davanti all' ingresso della vecchia casa in legno, in cui dovevano esserci almeno venti camere.

 

Comunque, «più stanze ci sono, più clienti possono essere serviti» pensò Sandra in preda al freddo della notte, che le provocava strani brividi in tutto il corpo. Era il luogo più spaventoso che avesse mai visto. Il portone massiccio si aprì sul volto anziano di una donna... anziano forse come il cimitero e la casa.

 

Portava una veste da camera di un fucsia sbiadito ornata con varie strisce di piumaggio viola. Sandra cercò di spiare nel salone alle sue spalle, ma era impossibile. La donna era massiccia e occupava tutto il vano della porta, sorridendo se possibile in modo ancora più schifoso del pappone. «Una nuova, Sorcio?». «Se ti sembra adatta».

 

«Le tue sono sempre adatte». Lui si voltò verso Sandra: «Dammi i dieci dollari che me ne vado». «Non so mica se voglio restare». Il donnone le strinse il braccio in una morsa, sempre sorridendo con i suoi denti guasti. «Ma sì che resti. Vedrai, ti piacerà, la nostra casetta in mezzo alla campagna». Tirò fuori dal seno una banconota da dieci e la passò al sorcio. «Questa te la pago io. Ci vediamo».

 

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La donna, con fare lieve ma deciso, trascinò Sandra in un ampio salotto dove diverse ragazze si muovevano apparentemente senza meta... una stanza arredata con pesanti bardature di velluto di altre epoche. «Ti piacerà… finché sarai abbastanza sana per servire». «Se non le dispiace, preferirei uscire e tornare in città col Sorcio».

 

«Oh, sì che mi dispiace. Nessuna ragazza può andarsene, dopo avere varcato quella porta». Sandra cercò di prendere il rasoio nella borsetta, ma due forti braccia la bloccarono alle spalle. Una porta si aprì in fondo alla stanza e due donne in camice bianco, simili a dottoresse, avanzarono e si fermarono in attesa.

 

«Vedi, cara, qui abbiamo un tipo particolarissimo di clientela, in genere ricchissima. Nessuno paga. Il costo dei loro piaceri viene saldato molto prima del loro arrivo, da qualche finanziatore. Finanziatori che hanno un certo risentimento nei loro confronti. Non tanto da volerli morti... almeno, non subito.

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Ma abbastanza da volerli vedere soffrire. Come avrai notato, le mie ragazze sono tutte belle... se non lo fossero... il cimitero qui fuori è pieno di quelle rovinate dalla malattia... qualsiasi maschio sarebbe deliziato di accoppiarsi con loro... Da te ricaverò un ottimo compenso, da parte dei miei contatti esterni». La vecchia si rivolse alle due donne vestite di bianco.

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«Questa reggerà benissimo per un bel po', credo, anche con una dose massiccia di Sifilide...». Sandra fu trascinata urlante fuori dal salotto, verso l'ambulatorio dove una delle donne in camice bianco già preparava la siringa ipodermica, piena del siero con la malattia mortale.

 

Dalla raccolta «Splatter» Piaceri malati per pochi eletti Ecco il «bordello del terrore»Ed Wood vestito da donna nel film «Glen or Glenda»

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