LA REALTÀ È PEGGIO DI UNA FICTION

Alessandro Gnocchi per "il Giornale"

Martedì prossimo Sky Cine¬ma 1 trasmette alle 21 e 10 l'inte¬ra seconda serie di Black Mirror, la fiction inglese ideata dal¬l'irriverente Charlie Brooker. Anche questa trilogia, come la prima andata in onda nell'otto¬bre 2012, coglie perfettamente lo spirito dei tempi. Senza fare prediche, sarebbe poco bri¬tish. La cifra di Black Mir¬ror, oltre alla produ¬zione extralusso, è un sarcasmo sot¬tile, capace di far sorridere ma anche di ge¬lare il sangue nelle vene.

Ancora una vol¬ta, al centro di tutti gli episodi (di 45 mi¬nuti e indipendenti l'uno dall'altro) c'è l'impatto dei nuo¬vi media sulle nostre vite. In Or¬so bianco uno strano segnale te-levisivo cambia la mente delle persone e scatena una folle cac¬cia all'uomo. In Torna da me una ragazza affronta il lutto gra¬zie a un software in grado di ri¬creare il profilo psicologico del fidanzato morto. Come? Il pro¬gramma¬ setaccia internet e rac¬coglie le migliaia di informazio¬ni che noi stessi affidiamo, con¬sapevolmente o meno, alla re¬te.

Sulla base di questi dati, crea un avatar digitale col qua¬le è possibile interagire nei mo¬di più imprevedibili. Insom¬ma, Brooker entra nel dibattito sull'influenza dei mezzi di comunicazione trasformandolo in storie e in immagini. In più c'è un tocco poetico (chi non vorrebbe salvare la persona amata?) o un graffio satirico o entrambe le cose.

L'episodio però destinato a far discutere, e ad appassiona¬re maggiormente, sarà il pri¬mo, intitolato Vota Waldo! Le assonanze con quanto stiamo vivendo in Italia sono stupefa-centi. Viene addirittura il dub¬bio che Brooker segua con at¬tenzione le vicende politiche di casa nostra. Siamo in campa¬gna elettorale, in ballo c'è un seggio lasciato libero da un deputato dimis¬sionario per¬ché coinvolto in uno scandalo sessuale, imme¬diatamente finito su Twitter. Ci sono tre candidati.

Un serioso con¬servatore, prototipo del politi¬co di professione. Una improv¬visata laburista, reclutata per il bell'aspetto anche se ha confessato di essersi macchiata di «al¬cuni delitti» in passato. Un insi¬gnificante liberaldemocrati¬co, così insipido da venir evocato in continuazione senza merita¬re una inquadra¬tura.

Ma ecco la sor¬presa. In tv riscuo¬te un crescente suc¬cesso Waldo, un or¬sacchiotto animato che si diverte a sfot¬tere gli aspiranti parlamentari. Dietro alla voce e alle movenze di¬gitali di Waldo c'è Jamie,un co¬mico semi¬falli¬to ¬totalmente di¬sinteressato al¬la politica. Eppu¬re... Il network decide di punta¬re sull'orsac¬chiotto e di percor¬rere il collegio elet¬torale con un ca¬mion sul quale viene trasmessa l'immagine di Waldo.

L'orsacchiotto interviene così durante i comi¬zi altrui, interrompendoli con battute e insulti. Waldo diven¬ta un fenomeno inarrestabile: conquista la rete attraverso i so¬cial network e perfino le atten¬zioni della Cia, interessata «al¬l'esperimento; uno strumento politico perfetto, anche da esportare». Waldo, alla fine, si candiderà a sua volta, risultan¬do sconfitto per un pugno di vo¬ti. Ma, chissà, forse il futuro è suo.

L'epi¬sodio è chiara¬mente ispirato al¬la ondata di antipolitica a cui assistia¬mo da tempo. In un confronto tra i po¬litici e... l'orsacchiot¬to turchese, trovia¬mo un dialogo esem¬plare. Il conservato¬re avverte il pubbli¬co: Waldo sa solo provocare, ma non ha niente da offrire; faci¬le presentarsi nelle vesti del capopopolo antisistema, difficile passare dalla protesta alla proposta di idee serie. Waldo improvvisa il suo V-Day e manda il politico a quel paese. Anzi, tutti i politici: «Siete falsi, bugiardi, non vi im¬porta nulla della gente comu¬ne. Siete tutti uguali. Siete me¬no reali di me perché non fate altro che mentire». Applausi della folla inferocita.

Il produttore-guru dello show a questo punto si monta la testa, e parla col perplesso manovratore di Waldo, convin¬to di essersi spinto troppo avan¬ti. Sentite qua: «Non capisci? Non abbiamo più bisogno dei politici. Chiunque oggi possie¬de un iPhone o un computer. Possiamo prendere tutte le de¬cisioni votando on-line». Che Waldo sia un orsetto movimen¬tista a cinque stelle?

Black Mirror si conferma una grande serie e dimostra un paio di cose. La prima. Le nuove sa¬ghe americane, fatte le dovute eccezioni (The Following , a esempio), ultimamente mostrano la corda e sembrano in¬capaci di competere con i prodotti europei, inglesi in particolare (ma mettiamo¬ci pure ¬l'italianissimo Ro¬manzo criminale). La se¬conda.

Una fotografia così precisa della realtà è rara da trovare anche al cinema. Brooker è autore, fra le altre cose, di una magnifica minise¬rie che rivisita in chiave horror (decisamente hor¬ror) la passione per i reali¬ty show. Si intitola Dead Set e viene trasmessa cicli¬camente a notte fonda da Mtv. Il consiglio, se lo accetta¬te, è di non perdervi Black Mirror 2, e di recupera¬re subito dopo an¬che Dead Set.

 

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