BOSSI SI E’ ROTTO I MARONI: “DEVI DARE LE DIMISSIONI”
Rodolfo Sala per "La Repubblica"
Tutto come da copione, se non fosse per la zampata di Bossi. Il "federale" della Lega respinge all'unanimità le dimissioni da segretario presentate ieri da Bobo Maroni, il nuovo governatore della Lombardia (un solo voto contrario: il suo). Ma il vecchio leader ha idee diverse: «Uno che dice di voler presentare le dimissioni poi non può ritirarle; del resto io ho fatto così quando me ne sono andato, i militanti si aspettano che Maroni passi la mano».
à l'unica nota stonata di questo "federale" che si limita a certificare quel che da tempo era nell'aria. Per la Lega - pesantemente ridimensionata dal voto politico, epperò ringalluzzita dalla vittoria "lombarda" - non è il momento di avvicendamenti al vertice.
Che potrebbero far esplodere la "polveriera" del Veneto, dove il Carroccio in termini elettorali ha pagato il prezzo più alto. Anzi, Maroni resterà segretario addirittura fino al 2015: quando, come da statuto, saranno passati tre anni dal congresso di Assago, quello che il 1° luglio scorso lo incoronò come successore di Bossi.
Ma non è detto che il segretario-governatore debba aspettare due anni. Da lunedì, in via Bellerio, tornerà a riunirsi con cadenza settimanale la segreteria politica.
E molti, tra cui lo stesso Maroni, fanno capire, che il segretario delegherà a una sorta di "direttorio" alcune incombenze: «La segreteria - spiega - il neogovernatore valuterà se sarà necessario arrivare a un livello di gestione che coinvolga direttamente i segretari nazionali (regionali, ndr)».
Tra i quali c'è il veneto Flavio Tosi, da settimane ai ferri corti con la figura più rappresentativa del Carroccio: il presidente della Regione Luca Zaia. Che gli imputa di aver fatto fuori dalle liste tutti gli avversari interni, e di avere così contribuito alla débâcle elettorale. Un'eco di questa polemica si è avuta al "federale" di ieri. Dove Bossi ha messo sotto accusa Tosi: «Non puoi cacciare la gente dal movimento, sulle espulsioni decido io».
L'altro ha proposto, d'accordo con Maroni, una specie di sanatoria sui provvedimenti disciplinari, ma che riguardi gli ultimi due anni, quindi anche gli amici del sindaco di Verona raggiunti da procedimenti disciplinari».
Maroni la mette giù così: «Dopo che sono state respinte le mie dimissioni, ho spiegato di essere disponibile ad anticipare il congresso al 2014, ma anche su questo mi hanno detto di no; mi tocca fare ancora il segretario per un po', e sono contento per la fiducia che mi è stata accordata dal massimo organo decisionale della Lega». Il "federale" ha anche deciso di costituire un «comitato strategico per l'attuazione del progetto di macroregione», che è la nuova frontiera, oltre che l'ultima chance, per la Lega.
Ne faranno parte i tre governatori (Maroni, Zaia, Cota), i capigruppo nei consigli regionali e i presidenti dei gruppi parlamentari. Maroni, dice il tam leghista, «deve restare segretario perché altrimenti il progetto della macroregione si indebolirebbe, bisogna far coincidere la carica politica con quella istituzionale, anche per avere più forza nei confronti del Pdl».
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