Claudio Plazzotta per “Italia Oggi”
Va detto che l' incubatrice della nuova generazione di direttori 3.0 sembra proprio essere la scuola di Rivista Studio e Undici, i bimestrali controllati dalla News 3.0 di Matteo Arpe, periodici colti, patinati e fighetti che tutti, nell' ambiente giornalistico, citano perché «sono fatti bene», «sono originali», che però molti meno leggono veramente, e che finora, tra l' altro, faticano a produrre margini.
Prima è stato il turno di Giuseppe De Bellis che, ok, era anche condirettore del Giornale, ma che è stato scelto in marzo da Condé Nast come nuovo direttore di GQ soprattutto perché nel 2014 fonda e dirige Undici (periodico dedicato al calcio da un punto di vista letterario e analitico), con l' idea che «la carta abbia ancora un senso e un futuro».
Nel mercato dell' editoria italiana si va un po' a ondate. Ed è chiaro che Condé Nast ed Hearst magazines Italia si marchino stretti. Nei giorni scorsi si è conclusa la selezione per il nuovo direttore di Esquire Italia, edizione tricolore del celebre mensile maschile di Hearst, che partirà in autunno solo in versione digitale.
La scelta è caduta su Timothy Small, 35enne nato e cresciuto a Milano, con un curriculum notevole nonostante la giovane età, storico collaboratore di Rivista Studio e sodale di Federico Sarica (fondatore di Studio nel 2011 con Alessandro De Felice) sin dai tempi del debutto di Vice in Italia.
Come spiega lo stesso Small in una intervista rilasciata qualche tempo fa, «a 17 anni sono andato in Inghilterra. Ho studiato, poi ho fatto un master a Londra. Scrivevo, ero un ragazzino, e quelli di Vice mi presero per uno stage. Nell' ufficio di Londra eravamo in sette, una situazione completamente diversa da quella attuale. C' erano solo Vice Usa, Vice Inghilterra e Vice Giappone».
Conosce Andrea Rasoli, che poi diventerà il publisher di Vice Italia. E con lui, nel giugno del 2005, lancia il primo numero di Vice Italia: «Eravamo io, Federico Sarica e Fabrizio Ferrini. Poi abbiamo imboccato strade separate». Small è direttore di Vice Italia dal 2005 al 2012, «ma a 30 anni ho mollato, ho vissuto la mia vita, accumulato esperienze diverse e visto i miei interessi andare in altre direzioni».
Ha iniziato a collaborare in maniera continuativa con GQ Italia, Studio, Rolling Stone, L' Uomo Vogue, ha fondato la casa editrice di fumetti e letteratura The Milan review con l' amico Riccardo Trotta, ed è a capo dei contenuti di Alkemy (consulenza digitale per aziende) dove guida il Digital content Lab.
Adesso la sfida di Esquire.
Giuseppe Pietrafesa Giuseppe De Bellis e Alessandro Gatti
Con un modello di business piuttosto nuovo per l' Italia: storico brand editoriale al via solo in versione digitale, per il mercato italiano ma con un team concentrato a Chiasso, in Svizzera, così come da recenti strategie di Hearst in cui, da inizio 2017, è partito il trasferimento da Milano al Canton Ticino dei content team digitali dedicati a elle.it, marieclaire.it, cosmo.it, gioia.it ed elledecor.it, così da favorire la fertilizzazione delle competenze e dei talenti digitali in una struttura focalizzata al 100% sullo sviluppo del business.
Al momento Esquire sarà l' unico storico brand Hearst ad avere una declinazione solo digitale e non cartacea in Italia. Esclusi, invece, progetti tricolori per Harper' s bazar, altra prestigiosa testata femminile della scuderia Hearst nel mondo.
federico sarica christian rocca Copertina luglio di Esquire esquire magazine sinatra has a cold