AMERICA FATTA A MAGLIE - LA STORIA PIÙ HORROR PER HOLLYWOOD? NON È WEINSTEIN MA TRUMP! OGGI È RIPARTITO ‘AMERICAN HORROR STORY’ CON LA VITTORIA DEL PRESIDENTE, LE LACRIME DISPERATE DELLE PROTAGONISTE E IL CLOWN ASSASSINO CON LA FACCIA DEL PRESIDENTE - HARVEY WEINSTEIN GRANDE PATRON E FINANZIATORE DI OBAMA E CLINTON, NEL CUI MEGAGALATTICO STUDIO LA FIGLIA DI MICHELLE E BARACK STA FACENDO UNO STAGE, LA VOCE DELLE DONNE LA ASCOLTAVA?

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Maria Giovanna Maglie per Dagospia

american horror story dedicata a trump 9 american horror story dedicata a trump 9

 

Vi serve un clown assassino, vi mancava un pagliaccio  in grado  di fare le persone a pezzi  senza cambiare il ghigno impresso sulla maschera?  Eccolo servito,e ti pareva che  non avesse la faccia di Donald Trump ,nuovo grande ispiratore di Hollywood a corto di autorato, il clown, il pagliaccio,  come lo avevano liquidato  I commentatori sapienti  e famosi che non capiscono mai niente agli inizi della campagna elettorale,  salvo poi trasformarlo nel mostro che fa più paura degli assassini veri, un po’ come a suo tempo fu per Margaret Thatcher o in Italia per Silvio Berlusconi.

american horror story dedicata a trump 1 american horror story dedicata a trump 1

 

E’ American Horror Story serie cult, settima stagione , da questa sera alle 21:00 su Fox  TV, io mi sono guardata già la prima puntata, e sarà che sono una reazionaria o sarà che a volte la concomitanza degli eventi è felice, per tutto il tempo mi sono detta che magari nelle prossime puntate quel branco di miliardari ipocriti liberal, che occupa Hollywood e dintorni, all'elenco dei mostri che abitano il nostro mondo di paura possono aggiungere il loro amico e padrone Harvey Weinstein, padrone di Miramax, del quale dopo decenni sono venute fuori soprusi, malefatte, ricatti, stupri.

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 Naturalmente tutti sapevano e tutti zitti, nel Paese del politically correct, dove se qualcuno apre una porta a una donna lo accusano di sessismo, dove anche ieri Michelle Obama, ex first lady tanto rimpianta a Hollywood, ha detto che qualsiasi donna che non abbia votato per Hillary Clinton ha perso il diritto alla propria voce. Harvey Weinstein grande patron e finanziatore di Obama e Clinton,nel cui megagalattico Studio la figlia di Michelle e Barack sta facendo uno stage, la voce delle donne la ascoltava, ma non doveva essere un no, o non avrebbero più lavorato. Che paura, vero?

 

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Ma per Ryan Murphy, il creatore della serie American horror story (lo stesso di Glee, Feud e moltissimi altri programmi di successo della tv made in Usa), uno che nel suddetto ambientino di Hollywood ci vive, l’orrore è il nuovo Presidente, e si capisce che senza il suo avvento  non avrebbero avuto ragione di esistere  neanche i protagonisti horror della settima stagione, ovvero una misteriosa setta guidata da un pazzo criminale.

 

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Non è uno scherzo, Murphy crede davvero che le fobie moderne e gli incubi pulp che gli piace raccontare  questa volta possono trovare giustificazione in un certo modo di fare politica,che siano collegabili a Trump,e lo teorizza:

 

«Il nostro è un discorso più ampio. Raccontiamo di qualcuno che ha la capacità di puntare al cielo un dito, capire immediatamente da che parte soffia il vento e usare questa capacità per prendere il potere, qualcuno cioè che sa usare la vulnerabilità della gente, le paure della massa, per  ottenere il suo scopo». Come vedete, non solo in Europa, anche negli Stati Uniti alle elites di ogni tipo e genere la puzza del popolo è diventata insopportabile.

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È la sera del 8 novembre, siamo non per caso in Michigan, stato tradizionalmente Democratico fino al 2016, e la protagonista  Ally Mayfair-Richards (Sarah Paulson, l’attrice feticcio di Murphy, Golden Globe ed Emmy per American Crime Story), una che matta si capisce è sempre stata, ma ora abbiamo trovato la  giustificazione, guarda attonita lo schermo Tv.

 

Trump ha vinto, e lei  si è persino consentita il lusso  di votare per la verde Jill Stein perché giustamente di Hillary non si fidava, ma ora si sente in colpa, lei e la sua compagna pensano seriamente di essere in pericolo, di perdere il riconoscimento giuridico del matrimonio e l’affido del figlio, un biondino occhialuto e strano col gusto dei clown e del sangue, che costituiscono invece la principale fobia di mamma’, che si chiede “le mie mamme saranno ancora la mia famiglia?”.

 

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Giuro che non è una scena comica, mica siamo a Saturday Night Live, qui si tenta di suscitare vera ansia e paura, cito ancora una volta l'autore.

 

“Trump parla alla pancia delle persone. Lo abbiamo fatto anche noi, mettendo in scena la paura, penso che sia un gioco ad armi pari, dunque. Sono un democratico da molto tempo e quindi so di essere di parte, ho dato ai miei personaggi opinioni politiche precise e diverse ma quello che vorrei che passasse è un messaggio più ampio, sulla pericolosità di una società divisiva". Eccola la parolina magica, di-vi-si-va, ne sentivo la mancanza.

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In un'altra casa, atmosfera cupissima, lo squilibrato  Kai Anderson ha una reazione opposta alla notizia, ulula di gioia, urla USA USA e Freedom, libertà, noti slogan terroristici,fa sesso con il televisore,  urla che “la rivoluzione è iniziata”. Essendo il capo di una setta di criminali che terrorizza le comunità della zona, ora si sente in uno stato di totale impunità e potere. È xenofobo e razzista, Trump e’ il suo profeta.

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Da quel momento è tutto un disastro pieno di sangue e di mostruosi pagliacci scatenati con bastoni e coltelli. La poveretta non riesce più a lavorare, il suo analista le prescrive inutilmente delle pastiglie che lei non prende, non riesce neanche a fare la spesa al supermercato senza sentirsi circondata da clown nemici, la fedele compagna non la sopporta più anche perché il loro ristorante rischia di andare in bancarotta tanto più che lei vede dita e sangue in ogni piatto anche vegano, il folle capo setta Invia nella casa delle due sciagurate una tata  sua adetpa,perché plagiata dopo essere stata una militante volontaria della campagna Clinton, in sostituzione di quella storica che è naturalmente stata costretta a tornare in Guatemala per colpa della politica di Trump, nella casa dei dirimpettai si consuma il primo terribile delitto a opera dei clown, che questa volta non sono un parto della fantasia malata di Ally.

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Fine della prima puntata continua l'anno scorso c'erano 6 milioni negli Stati Uniti di fedeli telespettatori, quest'anno la Fox è pronta a prendersi il rinculo di quelli che per Trump hanno votato,ma lo fa volentieri perché si sente a capo di una crociata evidentemente visto che comunica che la settima stagione di American horror story serve a sapere se “Sono più spaventosi dei mostruosi clown assassini o un Presidente - di fatto l’uomo più potente del mondo - con idee discutibili?

 

Una cosa, finalmente, è certa: American Horror Story ha intenzione di rispondere a questa eterna domanda”.

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Se invece vi scappa da ridere perché è veramente un'operazione ridicola, come è successo a me, sei contorcimenti psicotici della protagonista vi procurano un senso di straniamento, all'eterna domanda avrete risposta  un'altra volta.

 

Magari riflettete sulla potere e sulla potenza del potere che fa paura rivedendovi la storia di uno che, come scrive il New York Times che pure lo sta massacrando e ha tirato fuori l'intera storia, ha definito la cultura popolare, ha collezionato 6 Oscar per miglior film come “Sex Lies, and Videotape,” “Pulp Fiction” and “Good Will Hunting” o television show  come “Project Runway.”; uno che si è sempre presentato e ostentato come un eroe Liberal un campione delle donne un vincitore non solo di premi legati all'attività cinematografica ma soprattutto umanitaria.

 

clown di american horror story clown di american horror story

Nel 2015, che e’ poi l'anno in cui la sua principale accusatrice ha preparato un memoriale pieno di storie squallide, date, ricatti, la Miramax ha distribuito un documentario diventato famoso sulle violenze sessuali nei campus universitari, “The Hunting Ground” .

 

Finanziamenti e parti di raccolta fondi per la Clinton sia a Los Angeles che a Manhattan  non si contano, così come fu per Barack Obama, prima ancora per Al Gore, e per Bill Clinton. La figlia di Barack Obama, Malia, lavorava per Miramax, e siccome la gratitudine e’ cosa buona e giusta, Anita Dunn, avvocato e consigliere strettissimo degli Obama, ha seguito il vecchio amico per consigliarlo prima che scoppiasse lo scandalo che oggi mette fine alla lunga leonina carriera di Weinstein.

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Mi riservo di raccontarvi nei dettagli le avventure dell'eroe democratico Weinstein di Hollywood. Così, per mettervi un po' di paura

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